Seduzione al castello
di BLYTHE GIFFORD
La dama di compagnia Mary Betoun sa benissimo che non deve fidarsi del proprio giudizio in fatto di uomini; il suo futuro non dipende da un marito, ma dalla sua capacità di accontentare la regina. Perciò quando la regina le affida il compito di approntare per la sua visita un castello in una località remota al confine con la Scozia, Mary sa che tutto deve risultare perfetto. L’affascinante capitano del castello, Jamie Davison, è ben lieto di darle una mano se Mary lo aiuterà a sua volta… a diventare un pretendente più attraente per poter trovare moglie. La sua richiesta sembra del tutto innocente, anche se la vicinanza di Jamie ispira a Mary pensieri tutt'altro che innocenti. Ma potrà fidarsi di lui e delle sue mire? E di se stessa? |
Jamie non credeva alla sua fortuna. Mary gli avrebbe concesso di baciarla!
Attento. Doveva stare attento.
«Sediamoci a terra» esordì. «Così non dovremo preoccuparci del fatto che sei troppo bassa.»
«O che tu sei troppo alto.» Parole pungenti, ma le comparve la fossetta sulla guancia.
«Comincerò io.» La baciò proprio lì, sulla fossetta, come desiderava fare da tanto. «E poi mi dirai come sono andato.»
Senza attendere la sua risposta, le catturò la bocca.
Le labbra di Mary erano dolci, calde, arrendevoli, e Jamie le trasmise in quel lungo bacio pieno d’amore quello che non poteva dirle a parole. Sperando che bastasse il suo bacio a farla capitolare.
Infine, con riluttanza, si staccò da lei, contento di vederla sorridere.
«È andata… très bien» sentenziò Mary, con voce tremante.
«Posso fare di meglio.» Altri baci, ecco di che cos’aveva bisogno. Non di danze e giacche rosse.
«Mi sembra difficile da immaginare.»
«L’immaginazione non sarà necessaria.»
Stavolta furono travolti insieme dal bacio.
Era stato prudente a ordinare ai suoi uomini di sorvegliare i sentieri infestati dai banditi quella mattina, perché solo una lama puntata alla schiena avrebbe potuto strapparlo da Mary. Tra le sue braccia aveva il mondo intero. Quella donna, e il bacio che sognava da anni.
Anzi, era più di quanto avesse sognato. Perché lui non era più uno scudiero imberbe, e lei non era più una fanciulla volubile. Ora Mary aveva i seni più colmi, le labbra più dolci, e il suo profumo… Ah, il ricordo del suo profumo lo avvolgeva da anni come una brezza di primavera.
Le baciò la punta del naso e la fronte, poi si dedicò al suo orecchio, mormorando parole incomprensibili e tenere. E lei rispose in francese, con parole che Jamie non si curò di tentare di decifrare.
Ora. Lì. Era il suo momento per sedurla e conquistarla.
Era un’occasione che non si sarebbe più ripresentata.
Era il bacio che Mary sognava da anni.
Jamie non era più un quattordicenne che cercava di farsi valere come uomo. E lei non era più una timida fanciulla di dodici anni, timorosa di rovinarsi il futuro con un passo falso. Eppure, qualsiasi cosa li avesse uniti allora li legava ancora.
E nulla di ciò che aveva provato per altri uomini nel corso degli anni era lontanamente paragonabile.
Quando si staccarono, lei fece un respiro profondo, cercando con lo sguardo il sorriso di Jamie.
«Dimmi, questo era meglio?» bisbigliò lui.
Sì, avrebbe voluto dire Mary. Sì, e molto di più.
Passò un uccello svolazzando. Mary si riscosse dal suo stordimento e si accorse che erano rotolati sull’erba. La giornata era volata mentre lei si trastullava, però non ne era pentita. Aveva insegnato a un uomo come compiacere la donna che amava. E aveva ricucito la ferita che le squarciava il cuore.
Si alzò e rassettò la gonna. «Il tempo passa svelto. Non prenderemo mai un cuculo se rimarremo seduti qui tutto il giorno.»
Il sorriso di Jamie si allargò, spavaldo e soddisfatto. «Ah, ma io l’ho già catturato, Mary.»