Seduzione al castello
di BLYTHE GIFFORD
La dama di compagnia Mary Betoun sa benissimo che non deve fidarsi del proprio giudizio in fatto di uomini; il suo futuro non dipende da un marito, ma dalla sua capacità di accontentare la regina. Perciò quando la regina le affida il compito di approntare per la sua visita un castello in una località remota al confine con la Scozia, Mary sa che tutto deve risultare perfetto. L’affascinante capitano del castello, Jamie Davison, è ben lieto di darle una mano se Mary lo aiuterà a sua volta… a diventare un pretendente più attraente per poter trovare moglie. La sua richiesta sembra del tutto innocente, anche se la vicinanza di Jamie ispira a Mary pensieri tutt'altro che innocenti. Ma potrà fidarsi di lui e delle sue mire? E di se stessa? |
Jamie si avvicinò, dominando il desiderio di prenderla tra le braccia. Ancora un po’ più vicino, e avrebbe potuto baciarle la fossetta sulla guancia, poi catturarle le labbra.
Ma sotto la mano sentì che Mary s’irrigidiva.
Aprì gli occhi e digrignò i denti.
Mary aveva un’espressione ammonitrice.
Jamie fece un passo indietro, maledicendo la propria stupidità. Era delusione quella che vedeva dipinta sul suo volto? Forse sì, perché le aveva appena dimostrato di essere lo zoticone montanaro che lei si aspettava.
Infilò i calzoni prima di cambiare idea e darle la conferma definitiva e inequivocabile.
«Va bene, e dopo che sarò abbigliato come un cortigiano che si fa?»
«Si gioca a scacchi» rispose lei con voce tremula.
«Scacchi? E a che cosa serve per conquistare una sposa?»
«Devi imparare a giocare, ma non abbastanza bene da vincere contro chi è più potente di te.»
Jamie si sedette sul letto e si mise uno stivale, scuotendo la testa. «Perché dovrei giocare se non per vincere?»
«Per ingraziarti uomini potenti.»
La vicinanza di Mary gli aveva confuso la testa, ma quello che aveva detto era una sciocchezza. «E’ una donna quella che devo ingraziarmi.»
«E le donne sono compiaciute quando un uomo è nelle grazie del re.»
Eccola di nuovo con gli occhi velati, a pensare a un altro. Jamie le prese la mano per costringerla a guardarlo. «Chi era lui?»
«Nessuno» negò lei. Però arrossì.
Ah, sì, aveva ragione. «Stai pensando a un uomo.» S’interruppe. «Qualcuno che era nelle grazie del re.»
L’uomo che Mary aveva amato e perso.
Mary sgranò gli occhi. Davvero Jamie poteva leggerle nella mente e capire che pensava a Oliver? «Solo un uomo che potrebbe esserti d’esempio.»
«Uno che perde a scacchi e indossa una giacca rossa? Sembra un damerino adulatore e servile.»
«Non ne sai nulla! Tutti ricercavano la sua compagnia e ridevano per le sue battute. E quando ballava la gagliarda, era l’invidia persino del re.»
Improvvisamente si accorse che Jamie le teneva ancora la mano. Strano, era anche una sensazione piacevole.
Cercò di ricordare le mani di Oliver. Erano sudaticce quando avevano toccato le sue mentre ballavano. Quelle di Jamie erano forti e calde, tanto grandi da avviluppare le sue, come molti anni addietro.
Resta accanto a me, Mary. Ti proteggerò io.
Era quello che le aveva promesso il giorno terribile in cui le fazioni opposte si erano scontrate nella capitale, lasciando insanguinate tutte le strade di Edimburgo.
E infatti Mary era rimasta con lui finché non era arrivato un paggio tutto agitato a dirle che la regina era in fuga, e abbandonava la città e che il marito, un signore delle terre di confine, aveva sfruttato il nome della regina per giustificare la sua guerra e ottenere il potere.
Perciò Mary aveva lasciato Jamie per andare dalla regina. Se la regina non si fidava di suo marito, come poteva lei fidarsi di Jamie?
D’altronde, quando mai l’aveva ingannata?
Ti proteggerò. E poteva farlo, su questo Mary non aveva alcun dubbio. Come sarebbe stato avere al suo fianco un uomo così? Avere Jamie?
Come sarebbe stato baciarlo?
Però lui non aveva più l’aria di pensare ai baci. «Quindi secondo te dovrei essere come quest’altro uomo?»
Lei ritrasse la mano. «Mi hai chiesto consiglio. Se non vuoi, ho di meglio da fare. La regina arriverà fra quattro giorni.»
Jamie raccolse il farsetto e si diresse a passo deciso verso la porta. «Partirò all’alba per andare a procacciarmi ciò che serve dalla dispensa del laird. La regina avrà la sua cannella.»
Non si voltò a guardarla mentre chiudeva la porta.