Il tesoro nascosto
di SOPHIA JAMES
Inghilterra, 1822 - Durante un ricevimento Asher Wellingham, nono Duca di Carisbrook, rimane folgorato dalla bellezza esotica di una sconosciuta che ha un'aria stranamente familiare. Si tratta di Emerald Sanford, figlia di un pirata dei Caraibi, giunta a Londra dalla Giamaica sotto mentite spoglie per recuperare un raffinato bastone da passeggio nel quale suo padre ha nascosto la mappa di un tesoro. Purtroppo, o forse per sua fortuna, il prezioso bastone è nelle mani di Asher, l'uomo che le ha ucciso il padre. Nessuno dei due ha previsto, però, di innamorarsi perdutamente. E adesso?
Asher parò il colpo di Jack e poi mirò al collo.
«Touché!» gridò minacciando la sua gola con la spada. «Devi allenarti, Jack, se anche un con-valescente riesce a disarmarti.»
«Un convalescente? È da anni che non ti vedo così in forma.»
Dipendeva tutto da Emma, dai suoi lucenti occhi turchesi. Asher, grazie a lei, si sentiva forte, invincibile, come non gli capitava dall'adolescenza. Si sentiva anche un po' in colpa perché il passato era diventato lontano e indistinto.
Lui, che aveva vissuto nel passato gran parte della vita, adesso riusciva a pensare solo a Emma e dimenticava tutto il resto.
«Domani torno a Falder» annunciò a Jack.
«Credi che si rifaranno vivi? Potrebbero riten-tare.»
«Non mi farò trovare impreparato.»
«Metterò a posto i miei affari e poi ti raggiun-gerò verso il fine settimana.»
«Penso che sarà piuttosto pericoloso, Jack.»
«È per Emma Seaton, vero? Tutto è iniziato da quando c'è lei. Adesso è sotto la tua protezione, insieme a sua zia. Stai attento, Asher, perché cir-colano già delle voci.»
«Che cosa si mormora?»
«Che sia una cacciatrice di fortune e che abbia messo gli occhi sulla tua.»
«E tu che cosa ne pensi, Jack?»
«A me importa solo che ti faccia stare bene, al diavolo tutto il resto. E poi mi piace, è diversa dalle altre donne.»
Quando Jack se ne fu andato, Asher si sedette in giardino per fumare un sigaro dopo il pomeriggio di esercizio.
Faceva l'amore tutte le notti con Emma e lei gli diceva ogni volta che lo amava.
Lo amava ma non voleva sposarlo, come si po-teva credere a una simile assurdità?
Una volta a Falder l'avrebbe costretta a dirgli la verità.
Giocherellò con l'anello di zaffiro che aveva al mignolo, poi spense il sigaro e consultò l'orologio da tasca. Erano le quattro. Per anni aveva temuto il pomeriggio perché era troppo vicino alla notte, adesso non aspettava altro che venisse l'oscurità per stare con Emma.
Erano sdraiati sul letto, avvolti nelle lenzuola. La luce che proveniva dal caminetto rendeva tutto dorato: le coperte, i cuscini, i loro corpi...
Asher voltava la schiena a Emerald che poteva così vedere i segni della sferza su di essa.
«In Giamaica ho saputo di un altro uomo che aveva segni simili a questi sulla schiena» si arri-schiò a dirgli.
Asher non si mostrò particolarmente interessato.
«Era rimasto prigioniero dei pirati per un anno, nel loro insediamento di Turks Island» continuò. «A un certo punto, riuscì ad andarsene, ma nulla fu fatto dalla legge per punire i suoi aguzzini, fin-ché, dopo qualche tempo, la nave di un nobile in-glese prese a cannonate l'isola distruggendo tutto quello che c'era. Poi questo stesso nobile andò a cercare la nave di Beau Sandford e lo uccise.»
«Una bella storia.»
«La tua storia, Asher?»
«Io sono un duca inglese, Emma.»
«Tu sei un uomo che nasconde un pugnale fra le pieghe della manica. L'ho notato a casa del ve-scovo e mi sono chiesta a che cosa ti servisse.»
«Sono tante le domande in sospeso tra di noi e forse non avranno mai una risposta» replicò Asher accarezzando la cicatrice che lei aveva sulla coscia. «Una ferita misteriosa, un tatuaggio color indaco, le bruciature sulle mani, la conoscenza dell'antica arte cinese dell'agopuntura...»
Emerald rise per allentare la tensione.
«Ti avevo detto che avrei potuto proteggerti...»
Emerald lo fece tacere appoggiandogli un dito sulle labbra prima che potesse finire la frase.
«E io ti ho detto che non avevo bisogno della tua protezione.»
«Per tutta la vita ho avuto a che fare con donne che avevano bisogno del mio sostegno: mia madre, Lucy, Melanie. Tu sei diversa, sei più forte» considerò lui, guardandola negli occhi.
«Asher, io non posso sposarti.»
«Non puoi sposarmi ma accetti di essere la mia amante» concluse prima di rotolare sul letto in modo da finire sopra di lei, da imprigionarla con il proprio corpo.
Lei fece un cenno di assenso con il capo mentre una lacrima scendeva sulla sua guancia.
«Ogni notte facciamo l'amore e tu mi dici di amarmi. Poi ti addormenti e, fra le mie braccia, nel sonno me lo ripeti. Se solo ti fidassi di me, Emma...» le sussurrò in un orecchio, sotto la ca-scata di riccioli dorati.
Emerald guardò altrove e gli accarezzò il braccio dove era stato ferito, come per ricordarsi quanto fosse facile perderlo.
Non doveva lasciarsi vincere dalla paura che scoprisse la sua vera identità e fuggire. Sarebbe tornata a Falder con lui per recuperare la mappa, ma non ci sarebbe rimasta per molto tempo.
Da lì sarebbe partita verso il sole della Giamaica per non ritornare mai più. Era l'unica cosa giusta da fare.