Favola di Natale a New York
di SARAH MORGAN
Roxy ha imparato a non credere alle favole, ma per il prossimo Natale vuole che sua figlia Mia abbia tutto quello che ha sempre sognato. Non appena i fiocchi di neve cominciano a scendere su Manhattan, Roxy però non può più nascondere il suo sogno segreto: un bacio sotto il vischio col suo affascinante collega James. James sa che con Roxy deve andarci piano: lei ha già sofferto in passato e oltre al suo cuore, deve proteggere anche la sua adorabile figlia Mia. Ma non appena le notti di dicembre diventano più fredde e l'attrazione tra loro si fa più forte, James decide che è ora di agire. Se Roxy gli permetterà di entrare nel suo cuore, forse per questo Natale potrà fare in modo che i suoi sogni diventino realtà... |
James tenne i suoi strumenti da lavoro fuori dalla portata di Roxy, e soprattutto di Mia, e usò la livella per sistemare il ripiano.
Dietro di lui sentiva Mia che chiacchierava.
Tale madre tale figlia, pensò, segnando un punto sul muro con la matita.
"James, cavallino...". La piccola Mia comparve al suo fianco, un angelo riccioluto che indossava un abito da Superman. La scorsa settimana era in tulle e bacchetta magica. Oggi interpretava un supereroe.
Un'altra cosa che aveva in comune con la madre, pensò, mentre si chinava a sollevarla tra le braccia.
"Non posso fare il cavallino, adesso. Sto mettendo le mensole per la tua mamma."
"Scaffali."
"Per i libri." Vide che il suo volto s'illuminava e sentì la piccola mano afferrargli la spalla.
"Biblioteca."
"Giusto".
Le diede un buffetto sul viso. Mia gli afferrò la mascella e ridacchiando disse: "Grattachecca".
"Chiedo scusa. La prossima volta ti prometto di rasarmi prima di trascorrere del tempo insieme." James la posò a terra facendo attenzione, prima di essere tentato di fare qualcosa di stupido, come per esempio, l'offerta di costruirle una casa per la sua biblioteca.
"Biblioteca per Kissmass?"
"Per cosa?"
"Kissmass". Si allontanò, evidentemente decisa a non concludere la conversazione con lui forse perché era uno spreco di tempo e lei doveva giocare con i Lego. James sorrise divertito.
"Significa Christmas... Natale." Roxy si chinò e raccolse i mattoncini di Lego che Mia aveva lasciato cadere. "Hai mai camminato a piedi nudi sui mattoncini di Lego? È più doloroso del parto".
C'erano giorni in cui James osservava Roxy e non poteva credere che avesse una figlia. Sembrava troppo giovane per averla fatta.
"Chi c'era lì con te?" La domanda uscì prima che potesse fermarla. James lasciò vagare lo sguardo attraverso la stanza controllando che Mia fosse uscita. "Quando hai avuto Mia, chi era lì con te?" Vide l'improvviso lampo di vulnerabilità negli occhi di Roxy.
"Solo io."
"Nessun altro?" Come tua madre? O come l'uomo che ti ha messa incinta? Voleva aggiungere, ma tenne quei pensieri per sé.
"Solo io e un'ostetrica impaziente che mi ha parlato per tutto il tempo di contraccezione. Posso dirti che quando stai spingendo una cosa più grande di un'anguria fuori dal tuo corpo, non c'è bisogno che qualcuno ti ricordi della contraccezione."
"Avrebbero dovuto aiutarti. Non saresti dovuta rimanere da sola".
Roxy aveva uno sguardo stranito, come se James stesse parlando di qualcosa che a lei non era mai accaduto. "Sì, be', come sappiamo entrambi, Eddie è un bambino mai cresciuto. E fu colpa mia, sono stata stupida."
James distolse gli occhi da quelli di Roxy. Doveva smettere di pensare a lei in quel modo. Non era pronta per una relazione e inoltre non gli aveva mai lanciato il minimo segnale di interesse.
"Hai un'altra matita? O un temperino?" "Sì, in camera da letto. La prendo subito." "Ci vado io. Tu stai qui con Mia".
La camera di Roxy era rosa, e la scelta del colore era stata di Mia. Sembrava di camminare in una nuvola di zucchero filato. Sul comodino c'erano pile di libri, la maggior parte dei quali riguardavano la cura dei bambini. Poteva immaginarla studiarne i contenuti, decisa a fare tutto per il meglio. Per Mia.
Trovò la matita e notò i post-it. Su ciascuno dei quali c'era scritta una sola parola.
Sorrise. Roxy e le sue nuove parole.
Si avvicinò a leggere la parola più vicina a lui. Infatuazione. Non l'aveva mai sentita usare quella parola. Laconico.
Le parole erano casuali. Non correlate tra loro. Continuò a leggere. Fantasticare, eccitazione, sensibilità, elettrizzante, desiderio, orgasmo, James. James?
Distolse gli occhi dalla parola orgasmo e si concentrò sul proprio nome. E capì. Fu come un lampo accecante... si rese conto che le parole non erano casuali. Ed erano correlate! La immaginò sdraiata di notte, che mentre pensava a lui aveva scritto quelle parole.
E quelle parole gli avevano appena reso evidente che lei provava dei sentimenti per lui. Si trattava di sensazioni potenti.
Sentì Roxy entrare in camera, dietro di lui. Lo sguardo le cadde sulle parole dei post-it. James la vide sgranare gli occhi che ora erano spaventati, in un'espressione di sgomento.
Se avesse avuto bisogno di una conferma che le parole fossero indirizzate a lui, l'aveva appena avuta.
"Roxy?"