Sei già registrato? Entra nella tua area personale

Un bacio in corsia

di JANICE LYNN

Il versatile dottor Garrett Wright ha assolutamente bisogno di una madre per i suoi gemelli. Gli piacerebbe domandare aiuto all'affascinante collega Jennifer Castillo, peccato che sia affetta da uno stakanovismo compulsivo che la rende la candidata meno adatta. Chiedere non costa nulla, ma... è una richiesta del cuore o della mente? Quando trova il coraggio, Jennifer lo fissa negli occhi e...

4

Cosa aveva fatto? Jennifer si morse l'interno delle guance.

Quando aveva annuito a Garrett, non aveva considerato le conseguenze.

Ad esempio, come avrebbe potuto affrontarlo il giorno dopo.

Lui se n'era andato prima di quanto lei volesse. Non avrebbe voluto andar via, ma aveva detto che doveva. Probabilmente aveva un altro paziente da visitare in ospedale.

Questo le aveva lasciato l'intera notte per ripensare al torrido amplesso contro la porta, per rammentare quello più lento ma non meno intenso nella sua camera da letto.

«Non hai quasi detto una parola» osservò sua madre. «Sembri stanca. Non hai dormito bene?»

«Non particolarmente.» Pensieri di Garrett l'avevano disturbata. Non per la prima volta dopo il divorzio, aveva trovato desolante la prospettiva di dormire da sola. Ma la solitudine della notte precedente era stata diversa. Solo un uomo avrebbe potuto alleviare il dolore dentro di lei, l'uomo che l'aveva resa consapevole di aspetti di sé di cui non aveva neppure sospettato l'esistenza finché lui non aveva acceso ogni cellula del suo

corpo, portandola a una frenesia sessuale.

Era questa la spiegazione del suo miscuglio di felicità e ansietà? Non poteva avere una relazione. Come avrebbe potuto? Nessuno uomo l'avrebbe più voluta dopo che avesse scoperto quello che aveva fatto. Che la sua bambina era morta, e che lei non avrebbe più avuto figli. Non avrebbe mai più messo un bambino innocente in quella posizione.

«Forse dovresti prendere un appuntamento con il dottor Wright.»

A parlare del diavolo...

Ci fu un bussare alla porta, e Garrett entrò, meraviglioso con un paio di pantaloni kaki e una polo verde che si abbinava ai suoi occhi. Al collo aveva lo stetoscopio professionale.

«Come si sente oggi, Bridget?» domandò, sorridendo brevemente alla paziente prima di incontrare lo sguardo di Jennifer. Il suo sorriso gli scavava fossette sulle sue guance, e faceva scintillare i suoi occhi. Uno scintillio che le diceva che non aveva smesso di pensarla.

Migliaia di farfalle emersero dal loro bozzolo tutte insieme e svolazzarono nel suo ventre.

Aveva fatto il sesso più intenso della sua vita con quell'uomo. Due volte.

Voleva la terza. Adesso. Sul pavimento, contro il muro, in qualunque modo. Voleva Garrett con tutto il suo essere.

Qualsiasi scrupolo avesse nutrito impallidiva dinanzi al fuoco che le ardeva nelle vene. Bruciava. Dentro e fuori.

«Buongiorno.» Le parole erano innocenti, ma il suo sguardo scuro era colmo di insinuazioni. Sapeva cosa stava pensando. Era lo stesso per lui. Volevano la stessa cosa.

Contro il muro. Sul pavimento. Ovunque.

Gemette, attirando lo sguardo di sua madre.

«Vedi» osservò Bridget, «sembra che tu abbia il raffreddore. Faresti bene a prendere un appuntamento. Sono sicura che il dottor Wright potrà farti sentire meglio.»

«Certo che posso.» Garrett strinse le labbra mentre esaminava la gamba della donna. «Ti senti male, dottoressa Castillo?»

«No» cominciò Jennifer, sapendo che il dottor Delizia poteva davvero farla sentire meglio. Molto meglio. In realtà, le bastava vederlo per trarne beneficio. Non aveva mai sognato che lui potesse volerla tanto, o che tra loro potesse essere così bello. Garrett sembrava essere stato colpito da ciò che era successo quanto lo era stata lei. «Guardi le sue occhiaie» puntualizzò Bridget. «Sembra che non abbia dormito affatto.»

Un lampo di malizia comparve negli occhi di Garrett. «Jennifer?»

«Sto bene» borbottò lei, guardando sua madre in cagnesco. Bene, a parte per quel sorriso soddisfatto di sua madre quando aveva sentito Garrett chiamarla Jennifer.

Continuando a guardare Jennifer, Garrett si mise lo stetoscopio alle orecchie e auscultò il cuore e i polmoni di Bridget. Sebbene ci fosse ancora qualche crepitio, i polmoni erano decisamente migliorati.

Grazie al cielo. Garrett era incredibilmente distratto dalla figlia sexy della sua paziente.

Nei suoi pantaloni bianchi e nella blusa di seta, era meravigliosa. Semplicemente, irrimediabilmente fantastica.

Jennifer era stata l'esperienza più fantastica della sua vita.

«Qual è il verdetto?» domandò Bridget.

Garrett si schiarì la voce e riferì quello che aveva udito, prima di riportare l'attenzione su Jennifer.

Tirò fuori il portafoglio e prese un biglietto da visita, scrivendo qualcosa sul retro. «Ecco. Nel caso tua madre abbia ragione e tu abbia bisogno di me.»

Prendendolo, Jennifer sbirciò quello che aveva scritto. Annuì. «Grazie, me lo ricorderò, se dovessi aver bisogno.»

Sapendo che sua madre li stava osservando, lui non sollecitò una risposta alla sua richiesta.

Non aveva mai mescolato lavoro e piacere.

«Garrett?»

Il cuore di lui fece una capriola. Sarebbe venuta.

Si girò, ubriacandosi della sua bellezza. L'incertezza balenava negli occhi di lei.

«Stai andando a pranzo?» gli chiese, la lingua che guizzò tra le labbra rosa.

Pranzo? C'era solo una cosa di cui era affamato. Per cui languiva. Lei.

 Una settimana più tardi, Garrett sorrise alla donna accoccolata tra le sue braccia. Sua madre migliorava ogni giorno di più, e lui l'aveva rimandata al centro di riabilitazione. In un paio di settimane sarebbe potuta tornare a casa, e presto Jennifer sarebbe partita.

Lui non voleva che se andasse.

Mai.

Ma c'erano così tante cose che non conoscevano uno dell'altro. Come il fatto che lui era stato sposato e aveva due gemelli. Perché non le aveva parlato della cosa più importante della sua vita?

Perché non aveva mai creduto che lui e Jennifer avessero un futuro. Indipendentemente da quanto stessero bene insieme, erano soltanto amanti, niente di più.

Soffocando la frustrazione, la baciò sui capelli. Era la donna più sensuale che avesse mai incontrato. Sensuale e generosa, ma era un medico votato alla sua professione. L'aveva sentito nella sua voce quando gli aveva parlato di Madison. La capiva e l'ammirava per questo.

Ma i suoi bambini? A loro serviva una mamma. Il loro benessere era la sua prima priorità, anche se ultimamente li aveva lasciati fin troppo spesso con sua madre per poter stare con Jennifer.

Avrebbe dovuto parlarle di loro fin da quella prima sera in cui erano usciti a cena.

La abbracciò più stretta, aspirando il suo calore che sapeva di vaniglia. Come aveva potuto diventare così importante per lui in poco tempo? Ed era possibile che lei desiderasse una famiglia? Che trovasse un posto nel suo cuore per lui e per i suoi figli?

«Cosa pensi a proposito dei bambini?»

Lei si tese.

«Bambini?» Il panico oscurò i suoi occhi castani. «Non credi che sia una questione troppo personale, dal momento che partirò tra poche settimane?»

Erano a letto, nudi, e lui aveva assaggiato ogni centimetro del suo corpo, conosceva ogni curva, ogni anfratto. Chiederle cosa pensava dei bambini era una questione troppo personale?

«Non hai capito la verità?» Lui l'aveva fatto. Voleva vedere cosa avrebbe portato il futuro se avessero vissuto nella dimensione reale. «Non voglio che tu parta.» Allacciò le sue dita e si portò la mano alle labbra, baciandola. «Resta con me.»

Ogni mercoledì un nuovo capitolo!
< Vai a Capitolo 3 Vai a Capitolo 5 >