Un bacio in corsia
di JANICE LYNN
Il versatile dottor Garrett Wright ha assolutamente bisogno di una madre per i suoi gemelli. Gli piacerebbe domandare aiuto all'affascinante collega Jennifer Castillo, peccato che sia affetta da uno stakanovismo compulsivo che la rende la candidata meno adatta. Chiedere non costa nulla, ma... è una richiesta del cuore o della mente? Quando trova il coraggio, Jennifer lo fissa negli occhi e...
Diavolo. Era arrivata la resa dei conti. Non che non si fosse preparato. Aveva progettato di dirle tutto proprio quel giorno. Ma non appena aveva varcato la porta di ingresso si era calato i pantaloni e si era perso dentro di lei. Aveva programmato di dirle dei gemelli e di chiederle di conoscerli. Aveva parlato alla propria madre di lei, ammettendo di nutrire una forte attrazione per quella deliziosa dottoressa. Ma Jennifer aveva sfidato la sua forza di volontà e l'aveva fatto impazzire. Poi la sua biancheria intima nuova gli aveva fatto perdere la testa del tutto.
«A questo proposito...» cominciò ora.
Annaspando tra i suoi vestiti, lei scosse la testa. E quando si chinò per recuperare quel che restava della seta nera, il desiderio lo colpì con violenza, e si ritrovò di nuovo eccitato, e pronto a dimostrarglielo.
Ma voleva di più del sesso bollente con Jennifer.
Voleva il suo cuore.
Lei si raddrizzò e si girò, cogliendo al volo la sua rapida ripresa. Distolse lo sguardo, ma il suo respiro irregolare gli rivelò che gli era piaciuto quello che aveva visto, e che ne era stata a sua volta eccitata.
«Non importa» disse lei, fissando la collezione di foto
di quando era ragazza. «Non ho il diritto di chiedertelo.»
«Tu hai ogni diritto.»
Tenendo i vestiti davanti a se come una protezione, lei sorrise. «È gentile che tu lo dica.»
Garrett le toccò il viso, facendo scivolare le dita sulla sua pelle liscia. «Non sono gentile, Jennifer. Tu hai ogni diritto di chiedermi qualsiasi cosa. E io desidero che tu chieda.»
Lei dischiuse le labbra, gli occhi che lo cercavano.
«Non voglio che tu torni a Madison.» Prese la sua mano nella sua. «Non sei un'avventura, Jennifer. E neppure io per te.»
«Sì che lo sei» negò lei, ma i suoi occhi cantavano una canzone diversa. Lo amava.
Così come era sicuro dei suoi sentimenti per lei, lo era di quelli di lei per lui.
Ma cosa avrebbe provato nei confronti dei suoi figli?
C'era la possibilità che li amasse? Che divenisse la madre di cui loro avevano bisogno?
E se non c'era... allora?
Sollevò le sue dita verso le proprie labbra. «Allora questa "avventura" non prevede che tu te ne vada senza combattere, perché si è innamorata di te.»
Aveva inteso parlarle dei bambini prima di dirle quello che provava. Ma Jennifer era nel suo cuore insieme ai suoi figli. La voleva nella sua vita.
Come a un segnale, il suo cellulare squillò con la suoneria che indicava il suo numero di casa. Sua madre o uno dei figli. Senza distogliere lo sguardo da Jennifer, si allungò a prendere il telefono dalla tasca dei pantaloni. «Pronto?»
Jennifer cominciò a vestirsi.
Come poteva sembrare così sexy un uomo nudo che parlava al telefono? Avrebbe dovuto esserci un limite al livello di sensualità.
Anche mentre lo pensava, riconobbe di essersi volutamente concentrata sull'aspetto fisico per evitare di considerare quello emotivo.
Garrett voleva che lei restasse.
Aveva detto che l'amava.
Non avevano un futuro, non avrebbero dovuto avere null'altro che una storia.
Un'avventura. Le sue parole riguardo al combattere per lei avevano colpito una parte nascosta del suo cuore. La parte che voleva credergli. Ma Jeff non aveva detto le stesse cose? Le aveva promesso amore eterno e di lottare per lei. Finché morte non ci separi.
Era stata la morte di Carrie a dividerli.
Garrett poteva pensare di amarla, e di volere una relazione con lei. Ma probabilmente il suo istinto di procreare si sarebbe fatto sentire e avrebbe voluto dei figli.
Che lei non poteva dargli. E poi?
«No, va bene.» Con il telefono incastrato tra l'orecchio e la spalla, Garrett indossò i pantaloni, quindi prese la maglia dal pavimento, infilandosela dalla testa. «Dì ai bambini che li amo e che tornerò a casa presto.»
I bambini? Con chi stava parlando?
Lui chiuse il telefono e le lanciò uno sguardo di scusa. «Mi dispiace.»
Uno sguardo pieno di senso di colpa.
O Dio. Mani invisibili le serravano la gola. Dio, come poteva essere stata così cieca?
Nessuna meraviglia che non l'avesse mai condotta a casa sua.
Completamente vestita, si mise le mani sui fianchi. «Sei sposato?»
Sua madre le aveva detto che era single, e lei non aveva mai pensato che potesse essersi sbagliata. Il panico si impossessò del suo cuore.
«Sposato?» La confusione balenò nei suoi occhi. «Perché lo pensi?» Si mosse verso di lei. «Pensi che potrei essere qui se fossi sposato?»
«Non sarebbe la prima volta che un uomo tradisce sua moglie.» Dio, si sentiva sporca. Sporca e usata. Aveva voluto Garrett così tanto che si era rifiutata di vedere che lui le nascondeva qualcosa. Adesso che i paraocchi erano caduti era così evidente.
Le labbra di lui si assottigliarono in una linea bianca. «Ti ha fatto davvero male, eh?»
«Chi?»
«Il tuo ex.»
«Non stiamo parlando di Jeff.»
«Forse dovremmo. Perché è stato a causa sua che hai lasciato Huntsville, che non hai permesso a te stessa di prendere in considerazione una relazione vera tra noi.»
«Jeff non ha nulla a che fare con questa conversazione.» Non era stato il suo ex marito il motivo per cui se n'era andata. Era stato il ricordo di Carrie. Il ricordo del suo fallimento come madre. «Chi era al telefono?»
Jennifer incrociò le braccia sul petto. Dolore e diffidenza si mescolavano nei suoi occhi.
Garrett si mosse verso di lei. Lei indietreggiò, mantenendo la distanza tra loro. Non si fidava di lui. Dopo tutto quello che avevano condiviso, pensava che fosse sposato? Pensava che lei fosse stata soltanto una relazione extraconiugale? Che fosse il tipo di uomo che poteva tradire la moglie?
Il disgusto lo prese alla gola. Poteva essersi sbagliato così tanto?
«Era mia madre.»
«Tua madre?»
«Prima che tu lo chieda» proseguì lui, «sono divorziato.»
I suoi occhi si spalancarono. «Sei stato sposato?»
«Per cinque anni.»
«Cosa è accaduto?»
Cosa era accaduto? Buona domanda per uno che se lo era chiesto migliaia di volte prima della morte di Emma. «Non le piaceva essere la moglie di un dottore.»
Il labbro inferiore di Jennifer sparì tra i denti. «Ed è morta in un incidente automobilistico all'inizio di quest'anno. Fortunatamente i bambini non erano con lei.»
«Bambini?» Sbatté e palpebre. «I tuoi bambini?»
La sua espressione sconvolta lo colpì.
«Avrei dovuto dirtelo.» Sospirò. «Ma abbiamo cominciato come se fosse un'avventura, e le nostre vite private non sembrano importanti. Quando ho realizzato quello che provavo per te, parlarti dei ragazzi è diventato complicato per la semplice ragione che non te lo avevo ancora detto.»
«Hai dei figli?» ripeté lei, talmente pallida e sconvolta che sembrava sul punto di svenire.
Magnifico. Non era quello che si aspettava. O forse sì. Gli aveva detto che non voleva figli. E lui la stava informando che ne aveva due. Che cosa si aspettava? Che lei cambiasse idea solo perché stavano parlando dei suoi figli?
Era per questo che non glielo aveva detto. Perché sapeva che, nel momento in cui l'avesse fatto, niente sarebbe più stato lo stesso. Ma santo cielo, aveva sperato che ciò che provavano l'uno per l'altro fosse sufficiente perché lei desse una possibilità a quella parte della sua vita.
«Due bambini» ripeté, cercando di non suonare sulla difensiva. «Gemelli. Ethan e Ian. Hanno quattro anni.»
Jennifer cadde a sedere sul divano e si prese la testa tra le mani. Stava tremando. Rise quasi istericamente. «Sei un padre. Di due gemelli.»
Rideva? Si era aspettato che fosse arrabbiata perché non glielo aveva detto. O contrariata che non fosse il single sexy che aveva creduto nelle scorse settimane.
«Sono un padre» ammise, come per dare più forza alla realtà. Indipendentemente da quanto l'amava, se lei non avesse potuto accettare i suoi figli, per loro non c'era un futuro insieme. «Avevo in programma di por
tarli al parco giochi spaziale questo pomeriggio. Vieni con noi» le disse d'impulso. «Voglio farteli conoscere. Ti ameranno, Jennifer e, anche se sono dei discoli, non li scambierei per nulla al mondo.» Si avvicinò. «Concedici una possibilità.»
La sua risata si fermò. Sollevò il viso e incontrò il suo sguardo, con le lacrime che le scorrevano sulle guance. Il cuore si strinse nel petto di Garrett. «Non piangere. Mi dispiace non avertelo detto. Ma il fatto che io sia un padre non è poi così grave. Sono bravi bambini. Non posso credere che non li amerai una volta che li avrai conosciuti.»