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La strada del desiderio

di MEGAN HART

Un viaggio in macchina.
Per Molly rappresenta la libertà.
La libertà di essere la persona che vuole essere. La libertà di fare le sue scelte. La capacità di apprezzare le cose di suo gusto.
Non ci sono limiti né imposizioni o regole. Solo possibilità. Occasioni. Immaginazione.
Perciò quando un uomo imponente, un bel tenebroso, le passa accanto come se fosse il padrone del mondo, accende il desiderio di Molly, potente e ardente come il motore della sua Impala. E lei può lasciar scorrere sfrenato quel desiderio in tutti i modi che vuole.
Tutti.

 

18

Non era imbarazzata dal proprio corpo, né per quello che avevano fatto, ma la mise a disagio l’espressione di Jake e il suo silenzio improvviso, appena non erano più stati protetti dall’oscurità.

Gli diede un rapido bacio, fingendo una disinvoltura che non provava, poi si alzò. Andò in bagno senza fretta e aprì la doccia, poi riempì d’acqua fredda un bicchiere di plastica sotto il rubinetto del lavandino e la bevve mentre il vapore si diffondeva nella stanza.

Voleva dargli la possibilità di andarsene se avesse voluto.

Ma lui non si mosse.

Quando Molly uscì dal bagno, avvolta in un altro asciugamano, lo trovò seduto sul bordo del letto. Si era vestito, ma indossava solo jeans e maglietta. Vedendo i piedi scalzi sotto l’orlo alquanto sfilacciato dei jeans, Molly avvertì una stretta allo stomaco. Jake aveva poggiato il giubbotto sullo schienale della sedia e gli stivaletti lì vicino, ma alzò lo sguardo quando lei si diresse verso la valigia sul comò per prendere qualcosa da mettersi addosso. Non voleva affrontarlo nuda.

«Molly.»

Sapeva che Jake voleva che si voltasse verso di lui, ma di colpo non ne aveva la forza. Si rifiutava di farlo diventare un errore. Non aveva più spazio per i rimorsi nel suo cuore, né in quel momento né, sperava, mai più. «Hmm?»

Lui non disse nulla. Molly si concentrò sul misero contenuto della valigia. Tirò fuori mutandine, pantaloni del pigiama, una maglietta che aveva sin dalle superiori. Pescò un elastico e raccolse i capelli in cima alla testa. Non guardò Jake. Se canticchiare un allegro motivetto a bocca chiusa fosse stato d’aiuto per farla sembrare spensierata, avrebbe fatto anche quello.

Il letto cigolò e Molly sentì che Jake si metteva le scarpe, poi vide la sua ombra muoversi nel riflesso dello specchio, ma tenne la testa bassa per evitare di alzare lo sguardo per sbaglio e scoprire che la fissava.

«Molly» ripeté lui, a voce più bassa.

Doveva voltarsi. Doveva guardarlo. Altrimenti si sarebbe capito che il suo atteggiamento noncurante era finto. «Sì?»

Lui prese il giubbotto ma non lo indossò. I capelli si erano asciugati ed erano meravigliosamente scompigliati. Molly avrebbe voluto lisciarli con una carezza. Al diavolo, no, voleva scompigliarli ancora di più.

Jake infilò la mano nella tasca del giubbotto e tirò fuori un biglietto da visita, poi si mise il giubbotto in spalla appeso a un dito. Le fece vedere il biglietto da visita, ma da così lontano lei non riusciva a leggerlo. Jake lo posò sul tavolino, vicino al telefono e al taccuino su cui era impresso il nome del motel.

Il suo sorriso aveva solo un’ombra dell’uomo che incedeva come se fosse il padrone del mondo. Ma per lei era molto più reale del seduttore. Più reale del sesso. Quando si avvicinò e la baciò, lei non lo fermò, e non perché volesse ancora fingere che non fosse stato importante.

Non lo fermò perché invece sapeva che era stato importante.

«Ho fatto il giro di tutti i motel della città prima di trovarti» disse Jake. «Volevo solo che lo sapessi.»

Le diede un altro bacio ma, prima che Molly avesse potuto aprire bocca, uscì dalla stanza.

Ogni mercoledì un nuovo capitolo!
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