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La strada del desiderio

di MEGAN HART

Un viaggio in macchina.
Per Molly rappresenta la libertà.
La libertà di essere la persona che vuole essere. La libertà di fare le sue scelte. La capacità di apprezzare le cose di suo gusto.
Non ci sono limiti né imposizioni o regole. Solo possibilità. Occasioni. Immaginazione.
Perciò quando un uomo imponente, un bel tenebroso, le passa accanto come se fosse il padrone del mondo, accende il desiderio di Molly, potente e ardente come il motore della sua Impala. E lei può lasciar scorrere sfrenato quel desiderio in tutti i modi che vuole.
Tutti.

 

8

Se Jake avesse opposto resistenza lei non avrebbe avuto la forza di prendere l’iniziativa. Ma lui non la respinse quando gli mise le mani sul giubbotto, né quando incollò la bocca alla sua. Invece sciolse le braccia incrociate e allargò le gambe. Per essere più stabile, pensò Molly, prima che le fosse impossibile ragionare perché lui ricambiò il bacio.

    In effetti aveva un sapore di torta, e anche un gusto virile, sensuale. Aprì la bocca e Molly non perse tempo. Intrecciò la lingua alla sua e si staccò giusto il tempo necessario per riprendere fiato prima di baciarlo ancora.

    La prese tra le braccia, mettendole una mano tra le scapole e l’altra sulle natiche, mentre lei fece scorrere le dita lungo le maniche del giubbotto di pelle, facendole risalire verso il collo, poi le intrecciò dietro la nuca per fargli chinare la testa in modo da non doversi alzare in punta di piedi. Le fibbie delle cinture sbatterono tra loro.

    Jake camminava come se fosse il padrone del mondo, e baciava allo stesso modo, almeno finché non sentirono il fischio di un camionista, e l’ululato derisorio di un altro, e Jake s’irrigidì, poi smise di baciarla.

    Molly avvertì la tensione improvvisa dei suoi muscoli e il sibilo del suo respiro sul volto. Jake esitò e si staccò per guardarla in faccia per un istante, poi spostò gli occhi verso il parcheggio alle loro spalle. Quando tornò a fissarla, aveva corrugato leggermente la fronte.

    «Molly…»

    Lei lo scrutò. «Jake.»

    Lui le mosse le mani sulla schiena, irrequieto, ma non la respinse. Non proprio.

    Molly vide due camion che uscivano dal parcheggio. Erano momentaneamente soli. Vedeva le persone che mangiavano e parlavano nella tavola calda, e le macchine che sfrecciavano sulla strada. Più in lontananza, i lampi dei fari sull’autostrada.

    Jake aveva parcheggiato in fondo al piazzale, lontano dalla maggior parte delle altre vetture. Diversi autoarticolati, che Molly aveva visto arrivando, ora erano andati via. La luce dei lampioni disegnava cerchi arancioni sull’asfalto e le finestre della tavola calda illuminavano il parcheggio con quadrati dorati striati di ombre. Però nel punto in cui erano loro era quasi completamente buio.

    Non li avrebbe visti nessuno.

    «Sali in macchina» mormorò Molly con le labbra sulle sue.

    Per un istante fu sicura che lui avrebbe scosso la testa e l’avrebbe rifiutata. Non era un film, dopotutto. Lo sentì contrarre le dita sulla sua schiena, ma poi Jake aprì la portiera con un cigolio che le provocò brividi di piacere lungo la spina dorsale. Come il rombo del motore di quell’auto, quel cigolio evocava il sesso.

    Molly spinse in avanti il sedile e salì su quello posteriore della Impala, grande come alcuni dei letti in cui aveva dormito. Scivolò sul vinile color panna fino a urtare l’altro sportello con la schiena. Il vetro era freddo e la manovella del finestrino le urtava la schiena, ma non si mosse. Con il fiato sospeso e il cuore in gola, attese che Jake la raggiungesse.

    Però lui non salì subito in macchina. Non lo vedeva in faccia, ma il corpo inquadrato dalla portiera aperta le fece leccare le labbra. Jake spostò il peso su un fianco per un istante. Batté leggermente sul tettuccio.

    Poi, finalmente, salì in macchina.

Ogni mercoledì un nuovo capitolo!
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