Tra vizi e virtù
di CHRISTINE MERRILL
Miss Paulette Montaigne è venuta dalla Francia per cantare nello scandaloso Vitium et Virtus, il circolo per gentiluomini più peccaminoso dell’alta società inglese. Però sa che la sua illibatezza la rende diversa… e come potrà fidarsi di quell'orso del suo protettore, Ben Snyder? I tempi del pugilato sono finiti per lui, e Ben ha imparato a usare più il cervello che i muscoli. Ma non per questo l’angelica Miss Montaigne è alla sua portata. Potrà proteggere Paulette e anche il proprio cuore? |
Paulette tremava ancora, sul letto, quando entrarono le altre.
«Stai bene?» le chiese Marie porgendole una tazza di tè. Ma, fatto il primo sorso, Paulette si accorse che era brandy. Lo guardò per un istante, interdetta, poi lo scolò d’un fiato.
«Ti ha fatto del male?» le domandò Kitty, scuotendole una spalla per attirare la sua attenzione.
«Non.» Paulette cercò di spiegare l’accaduto, ma dalle espressioni vacue delle ragazze a un certo punto si rese conto che stava raccontando in francese, perciò ricominciò. «È stato spaventoso. Insisteva che poteva fare quello che voleva. Ma poi è arrivato Mr. Snyder…»
Come le avevano assicurato, al primo segno di pericolo lui era intervenuto senza essere chiamato, aveva risolto la cosa ed era scomparso. Ma Paulette non desiderava altro che averlo lì al suo fianco, a confortarla. Voleva sedersi sulle sue ginocchia, annusare la sua fragranza di alloro, poggiargli la testa sul petto e ascoltarlo leggere con la sua voce calda e profonda, che le risuonava contro l’orecchio come un tuono, fino ad addormentarsi.
«Mr. Snyder era furibondo. Non l’avevo mai visto così» disse Marie, ammirata e in soggezione.
Kitty sogghignava. «Ha buttato fuori Mr. Danvers e gli ha detto di non tornare mai più. L’ha picchiato?»
Paulette annuì, contraendo i lineamenti a quel ricordo.
«Mio fratello dice che, quando Snyder faceva il pugile, la gente veniva da tutta Londra ai suoi incontri. Però noi non l’abbiamo mai visto colpire qualcuno.»
«Perché non ha mai avuto un debole per nessuna» commentò Marie, ammiccante.
«In che senso?» chiese Paulette, anche se i palpiti del suo cuore erano una risposta sufficiente.
Le altre due risero. «Ti ama» spiegò Kitty. «Avrai notato come ti guarda, no?»
«Oui» ammise Paulette. «Ma pensavo che forse facesse così con tutte.»
«Santo cielo, no! Ci tratta come sorelle» precisò Marie. «Non tenta l’approccio né racconta storielle sboccate, e si sforza di guardarci sempre negli occhi quando ci parla.» Sorrise maliziosa. «Ma quando ci sei tu è stordito.»
«E quando vai via sospira sconsolato» confermò Kitty. «Ora andiamo, se ti senti meglio. Immagino che vorrà venire a vedere come stai.»
«Così potrai premiarlo per il suo coraggio» insinuò Marie. «Non che se lo aspetti, intendiamoci. È troppo galantuomo per approfittarsene. Ma se tu ti proporrai, sono certa che non rifiuterà.»
Kitty tirò fuori dalla tasca una fiaschetta e riempì la tazza di Paulette, poi le ballerine uscirono in punta di piedi, ridacchiando, e chiusero la porta.
Paulette la fissò per un secondo, tentata di richiamarle. E se avesse veramente voluto ricompensare Snyder, che cos’avrebbe dovuto fare? Guardando i quadri alle pareti era chiaro. Ma se non era pronta? O forse lo era? Come si capiva quando baciare, e quando fare altro?
Era sempre stata circondata da uomini smaniosi d’insegnarle tutto dell’amore, che lei volesse o no. Ma ora che era pronta, dov’era l’uomo che desiderava? Si stava facendo tardi, tanto che non era quasi più notte, ma mattina. Alla fine, si addormentò da sola, abbracciando forte il cuscino e immaginando di essere avvolta dalla stretta forte di Snyder.
Quando si svegliò, la mattina dopo, era ancora sola, ma sul pavimento, vicino alla porta, c’era un foglio piegato. Lo aprì e lesse.
Cara Miss Montaigne,
mi dispiace che siate stata importunata ieri sera. Significa che non vi ho protetta come avrei dovuto.
Mi dispiace anche che abbiate dovuto assistere a un atto di violenza quando ho portato via Mr. Danvers, ma vi assicuro che non rimetterà mai più piede al club e non vi molesterà più.
Il vostro amico, sperando di essere considerato tale,
Benjamin Snyder
Paulette rilesse il biglietto, poi se lo strinse al seno sorridendo. L’uomo di cui aveva avuto tanta paura il giorno del suo arrivo le aveva scritto per scusarsi di averla salvata. Che sciocca era stata! Le altre avevano ragione, doveva ringraziarlo.
Le sue riflessioni furono interrotte da un rumore di rapidi passi sulle scale. Marie spalancò la porta e la guardò, pallida e spaventata. «Vieni subito, Paulette. Aiutaci. Dobbiamo fare qualcosa. Mr. Snyder è stato arrestato per aggressione!»