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Tra vizi e virtù

di CHRISTINE MERRILL

Miss Paulette Montaigne è venuta dalla Francia per cantare nello scandaloso Vitium et Virtus, il circolo per gentiluomini più peccaminoso dell’alta società inglese. Però sa che la sua illibatezza la rende diversa… e come potrà fidarsi di quell'orso del suo protettore, Ben Snyder? 

I tempi del pugilato sono finiti per lui, e Ben ha imparato a usare più il cervello che i muscoli. Ma non per questo l’angelica Miss Montaigne è alla sua portata. Potrà proteggere Paulette e anche il proprio cuore?

20

La prima volta in cui aveva visto Benjamin Snyder, non avrebbe mai pensato che fosse tipo da esitare davanti a una donna nuda. Invece ora lui le guardava gli occhi, non il corpo, come le avevano detto le ragazze. Incrociarono lo sguardo per un istante che le parve eterno, poi Ben rispose.

«Oui.»

Si sfilò la giacca e l’appese a un gancio al muro. Il panciotto fece la stessa fine. Poi si tolse le scarpe che lasciò vicino alla porta, e infine si sedette accanto a lei, la prese tra le braccia e la baciò.

Era come Paulette aveva immaginato la sera in cui lui l’aveva salvata. Si sentiva protetta con lui, ma provava anche una sensazione più inebriante. Evidentemente l’aveva baciato nel modo giusto quando erano nella cella, perché ora anche lui aveva aperto la bocca e intrecciato la lingua alla sua.

Anche le mani di Ben si muovevano sul suo corpo. Le sfiorarono il seno, tremanti. Quando lei non si staccò, divennero più audaci e Paulette fu premiata per la sua audacia da sensazioni incredibilmente intense. Aveva un calore diffuso in tutto il corpo e i capezzoli turgidi che lui baciò e leccò fino a farla impazzire di piacere.

Ben s’interruppe solo il tempo necessario per togliersi la camicia che finì a terra accanto all’abito di Paulette. Poi le prese le mani e se le mise sul torace possente, incoraggiandola a toccarlo come lui toccava lei. Era una sensazione strana e meravigliosa palpare quei muscoli granitici, ricoperti da una morbida peluria.

Lui l’accarezzava con delicatezza anche se aveva le dita grandi e ruvide. E quando le insinuò tra le sue gambe… Paulette gli si aggrappò alle braccia per sorreggersi mentre l’accarezzava, stimolandola fino a farla tremare tutta, smaniosa di avere qualcosa di più.

Ben si staccò da lei per alzarsi e finire di spogliarsi. La vista del suo corpo nudo le tolse il fiato, lasciandola ansante come se avesse corso verso quella meta. La sua nudità le fece capire che cosa volesse. I quadri appesi alle pareti del club non rendevano giustizia alla virilità di Benjamin Snyder.

Tornò a sedersi accanto a lei e se la mise sopra a cavalcioni, faccia a faccia, poi la baciò di nuovo e cominciò a penetrarla lentamente.

La sensazione stranissima la fece sussultare. Istintivamente, Paulette si raggomitolò con le ginocchia vicino al busto, ma si accorse che quella posa facilitava la loro unione, perché poteva adattarsi all’invasione del membro turgido di Ben e assecondare i suoi movimenti. Il palpito che aveva provato prima ricominciò, il tremito si trasformò in un’emozione più intensa, incalzante. Era come l’attimo prima di cominciare a cantare, quando si sentiva tutta invasa dalla musica e non aveva altra scelta all’infuori di quella di farla sgorgare da sé.

Ma il suo non era un assolo, bensì un’armonia. Raggiunsero insieme un crescendo che la lasciò svuotata ed esultante. Dopo, Paulette percepì una pace e un silenzio tanto profondi e mistici da ricordarle l’atmosfera che c’era in convento.

Senza staccarsi da lei, Ben ricadde sul letto e l’attirò giù con sé, con la testa accanto alla sua, poi tirò su la coperta sopra i corpi che si andavano raffreddando. Per un istante si udirono solo i cigolii e gli scricchiolii del letto.

«C’est magnifique» sussurrò Paulette prima di sbadigliare.

Lui rise. «Anche per me.» Poi assunse un’espressione pensosa. «Ti piace la mia camera?»

Era una domanda strana. «La camera?» Non vi aveva fatto caso. «E’ più grande della mia» rispose infine.

«E’ abbastanza ampia per due, e ho anche la stanza accanto. I proprietari mi hanno promesso che, se dovessi sposarmi…» Fece una pausa, come se avesse timore di proseguire.

«Ci sarebbe spazio per moglie e bebè» concluse Paulette al suo posto.

«Non devi preoccuparti di Danvers, ma altri uomini potrebbero cercare di approfittarsi…»

«Ci penseranno due volte quando vedranno mio marito» rise lei.

«Ma non è unicamente per convenienza» la rassicurò lui. «E non è neppure solo per quello che abbiamo appena fatto. Io…» Si staccò da lei ed esitò, come se non riuscisse a trovare la forza di esprimere a parole quello che provava.

«Je t’aime» disse lei. «Je t’aime, Ben.»

«Je t’aime, Paulette» ripeté lui con un sospiro appagato.

Poi tornò a prenderla tra le braccia per dimostrarle il suo amore senza bisogno di parole.

Ogni mercoledì un nuovo capitolo!
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