Titanic: appuntamento col destino
di MARGUERITE KAYE
Jennifer Spencer sta per attraversare l’oceano sul Titanic per cominciare una nuova vita in America. Sola. O almeno così crede, fino a quando non scopre che la sua irresponsabile gemella, Maud, è salita a bordo clandestinamente. Pur essendo un’azione sconsiderata, Jennifer è contenta che la sorella abbia corso quel rischio. In fondo lei ha bisogno che qualcuno le ricordi di tenere a distanza l'affascinante uomo d’affari Max Blakely per cui ha perso la testa. Ancora prima di salpare, però, apre la porta di una cabina e…
RMS Titanic, Partenza da Cherbourg, Mercoledì sera, 10 Aprile, 1912
«Stai scherzando, vero?» Il labbro inferiore di Maud ebbe un tremito. «Puoi immaginarmi vestita con una orrenda uniforme a rifare letti o riporre indumenti? Voglio dire, non ho alcuna esperienza, mentre tu...»
«Ti rendi conto che saremo tutte e due arrestare se ti troveranno qui?» domandò Jennifer esasperata. Il problema era che, adagiata sul letto con un una vaporosa mantellina bianca ornata di nastri, difficilmente Maud poteva passare per una cameriera. Ma Max aveva ragione: era ora che la gemella cominciasse a subire qualche conseguenza delle sue azioni. «Se non lo farai, ti farò sbarcare a Queenstown.»
«Jenny! Ho fatto tutto questo in modo che non dovessi ritrovarti da sola dall’altra parte del mondo!»
Le lacrime scintillavano sul fondo degli occhi di Maud, tra le ciglia cariche di mascara. Jennifer indurì il cuore. «Mi hai seguita perché sei stata scaricata e volevi che io raccogliessi i pezzi, come sempre. E lo farò, ma alle mie condizioni. È così che funzionerà da ora in poi.»
Maud si mise a sedere sul letto, guardandola sbigottita. «Che ti sta succedendo?»
«Ho deciso per un nuovo inizio, a cominciare da me stessa.»
«Bene, era tempo, devo dire. Buon per te.» Maud rise vedendo l’espressione scioccata di Jennifer. «Non ti rendi conto di che vita squallida hai avuto? Sei la mia gemella, Jenny, non possiamo scappare l’una dall’altra, non importa quanto tu possa volerlo.»
«Non voglio scappare da te, è solo...»
«Davvero, ti capisco. Vuoi solo essere... te stessa, non la mia sorellona, non la moglie devota di Peter, non la serva di qualcun altro.»
«Oh, capisci.»
«Come potrei non farlo?» domandò Maud. «Hai idea di quando ho dovuto faticare per cercare di uscire fuori dalla tua ombra? A volte ho bisogno di controllare questo» aggiunse indicando il ciondolo d’argento con il proprio nome che portava al collo, «per essere sicura che esisto.» Il padre, temendo di confondere le due figlie, aveva regalato a ognuna un ciondolo ovale d’argento con il loro nome inciso e la dicitura per non dimenticarmi sul bordo.
«Sì» replicò Jennifer con un sorriso, toccando a sua volta il pendente che portava sotto la camicia. «So esattamente quanto hai dovuto faticare.»
«Bene, allora» mormorò Maud dopo un silenzio assorto. «Che cosa farai con Max Blakely? Ti piace, vero?» Le lanciò uno sguardo allusivo. «Non è un crimine, per l’amor di Dio! Sei fatta di sangue e carne, ti è permesso avere emozioni e sentimenti, e non hai avuto molto opportunità di esprimerli con Peter.»
«Maud!»
«È morto. E prima è stato mezzo morto per cinque anni. Eri una infermiera per lui, non una moglie» osservò Maud impaziente. «D’altra parte, a chi non piacerebbe Max Blakely... a parte a me? È affascinante, ricco, e ovviamente gli piaci. Quindi perché no?»
«Intendi dire che sei d’accordo a fare la cameriera?»
«Be’, io mi sono imposta su di te. Anche se si sta rivelando un vantaggio, per te... Almeno hai gli abiti giusti da indossare se devi mescolarti con i passeggeri della prima classe. Solo, non pensare che mi divertirò a fare la cameriera. E non farti idee su Max Blakely oltre la durata di questo viaggio, perché non è quel genere di uomo.»
«Il che mi va benissimo. Sto cercando una nuova vita, non un nuovo marito» rispose Jennifer con fermezza.