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Titanic: appuntamento col destino

di MARGUERITE KAYE

Jennifer Spencer sta per attraversare l’oceano sul Titanic per cominciare una nuova vita in America. Sola. O almeno così crede, fino a quando non scopre che la sua irresponsabile gemella, Maud, è salita a bordo clandestinamente. Pur essendo un’azione sconsiderata, Jennifer è contenta che la sorella abbia corso quel rischio. In fondo lei ha bisogno che qualcuno le ricordi di tenere a distanza l'affascinante uomo d’affari Max Blakely per cui ha perso la testa. Ancora prima di salpare, però, apre la porta di una cabina e…

8

Giunsero ai piedi della scala principale ridendo, senza fiato, e tenendosi per mano. La sala da pranzo a ferro di cavallo era dinanzi a loro, mentre dietro di loro la scalinata continuava, in una versione meno lussuosa, verso la seconda e la terza classe.

La mano di Max risalì lungo il braccio di Jennifer, sotto la mantellina, trasmettendole brividi sulla pelle. Gli occhi di lui si scurirono, come caffè tostato. Le dita si strinsero sulle spalle di lei mentre la tirava a sé, annullando ogni distanza. Jennifer sapeva che stava per baciarla. E lei non desiderava altro per placare il desiderio che le era cresciuto dentro fin dal primo bacio che si erano scambiati. E lui lo fece, la baciò.

Ma non appena le loro labbra si incontrarono, e i corpi aderirono così che lei potesse percepire la sua durezza, il sangue che le ribolliva di anticipazione, lui la lasciò andare bruscamente, imprecando mentre un cameriere compariva attraverso le porte a vetri reggendo un ampio vassoio di bicchieri. «Usciamo di qui prima che arrivino i camerieri a preparare per il pranzo.»

Lei quasi si aspettava che lui la portasse nella sua cabina, invece Max proseguì lungo il ponte e Jennifer non avrebbe saputo dire se era sollevata o delusa. Il suo corpo pulsava sordo.

«È passato così tanto tempo da quando ho baciato qualcuno, mi sento un po’ come un piano scordato.» Rendendosi conto che aveva rivelato ad alta voce i suoi pensieri, Jennifer si premette una mano sulla bocca. «Non so cosa mi abbia preso per dire una cosa simile.»

Max rise, passando un braccio intorno al suo e guidandola verso una zona in ombra dietro una scialuppa di salvataggio. «Hai avuto qualche anno difficile, vero? Però non direi un piano stonato... Sei più come... Cenerentola

«Allora Maud deve essere una sorta di fata, dato che questo è il suo vestito.»

«E la tua fatina ha anche qualche abito per la sera, per caso?»

«Sospetto che Maud abbia abiti adatti a qualsiasi occasione» rispose Jennifer ironica. «Perché?»

Max le passò le dita lungo la guancia. «Devi andare al ballo, Cenerentola. O almeno alla cena danzante. Ti piacerebbe?»

«Certo che mi piacerebbe, ma non deve sentirsi obbligato a...»

«Pensi che provi compassione per te? Non potresti sbagliarti di più. Quando ti ho detto che sembrava che fossi cambiata, non intendevo parlare di abiti... voglio dire, li indossi come se avessi sempre portato alta moda, ma quando dico che... Ascolta, devo essere onesto con te, Jennifer. Non ti fornisco consigli d’affari in cambio di favori, te lo assicuro, ma sarei un bugiardo a dire che non sono attratto da te. Stavo prendendo in giro me stesso quando ho detto che volevo solo aiutarti. Voglio aiutarti, si, ma desideravo anche avere una scusa per stare con te.» Max fece una lieve smorfia. «Quello che sto cerando di dire è che non voglio che ci siano fraintendimenti tra noi. Se non vuoi che ti baci, allora dillo.»

Non l’aveva chiarito? Come faceva a non vedere quello che le stava facendo? Jennifer si morse il labbro, ricordando l’avvertimento di Maud sul fatto che l’interesse di Max sarebbe stato temporaneo. La vecchia Jennifer sarebbe scappata nella direzione opposta, ma si era lasciata alle spalle la vecchia Jennifer quando erano salpati. Quello che potevano avere era solo una storia romantica che durava il tempo del viaggio, ma non era proprio quella la ragione per indulgervi?

Annuì. «Desidero molto che mi baci, Max. È abbastanza chiaro così?»

«Certo che lo è.»

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