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Sangue cherokee

di SHERI WHITEFEATHER

Daniel nascondeva qualcosa che lei non riusciva a intuire...

Capitolo 2

«Accidenti!» Tracy prese a calci la macchina, colpendo con rabbia il pneumatico anteriore. Era proprio il momento peggiore per restare a piedi. Era esausta, dopo un turno doppio sul lavoro, e stava congelando nell'uniforme bianca e rosa che detestava. Il parcheggio era deserto.
«Problemi?»
La voce proveniva da un punto indefinito nell'oscurità, e Tracy si mise immediatamente in allarme. Si guardò intorno pregando che fosse qualcuno di sua conoscenza.
Certo, non era molto plausibile incontrare un maniaco a Wyleville. Il crimine più grave mai commesso da quelle parti era superare il limite di velocità.
L'uomo spuntò dal buio, alto e avvolto dalla bruma gelida. I suoi stivali risuonavano sul selciato. Tracy attese che le venisse più vicino, alla luce del lampione.
Riconobbe all'istante Daniel Crow. Sembrava imponente e selvaggio come un lupo, con i capelli mossi dal vento.
Da dov'era uscito? Non c'erano altre auto in vista. Aveva fatto a piedi la strada fino in città, come un predatore in caccia?
«La mia macchina non parte» fu tutto quello che riuscì a spiegare.
«Mi faccia vedere se possiamo fare qualcosa.»
Si introdusse nell'abitacolo della vecchia automobile, e armeggiò con la chiave. Scosse la testa e aprì il cofano. Tracy gli fece luce con una pila.
«Penso che sia lo starter» commentò pulendosi le mani in un fazzoletto.
«Grandioso... Sarà una riparazione costosa?»
«Posso farlo io, se vuole.»
Lo guardò confusa.
«Be'... perché farebbe una cosa simile?»
Il vento gli scostò i capelli dalla fronte, mettendo in evidenza il suo viso dall'ossatura forte.
«Sono bravo con le macchine, e non l'ho ancora ringraziata per essere venuta a darmi il benvenuto qui.»
«Se questo è il suo modo per ringraziarmi, accetto volentieri! Intanto, non possiamo cominciare dandoci del tu?» propose Tracy.
«Volentieri.» Le sue labbra disegnarono un lieve sorriso, prudente come la sua voce.
Tracy incrociò le braccia sul petto lottando contro il freddo. Si sentiva piuttosto imbarazzata. Aveva i capezzoli duri come nocciole per colpa della temperatura polare, e fin troppo visibili sotto quella stoffa leggera. Ma non era quello il punto. Lui non poteva certo saperlo, ma lei aveva fatto un sogno erotico che aveva il signor Daniel Crow come meraviglioso protagonista, perciò vederselo davanti la faceva sentire piuttosto a disagio. Si era svegliata eccitata, e quel ricordo l'aveva tormentata tutto il giorno.
«Sei sposata?» le chiese Daniel, come se avesse intuito il corso dei suoi pensieri proibiti.
«Sono divorziata.» E questo le dava tutto il diritto di fantasticare, si disse. Specialmente perché Bradley Calhoun era sparito quasi cinque anni prima senza più dare sue notizie.
«Bene. Voglio dire, l'avevo immaginato ma ho preferito chiederlo. Gli uomini tendono a essere piuttosto gelosi delle loro mogli.»
Non quelli come Bradley, pensò. Ma non fece alcun commento.
Daniel affondò le mani nelle tasche della giacca e Tracy guardò le proprie orribili scarpe bianche. Lui sembrava un affascinante cavaliere solitario con i jeans logori e gli stivali neri, e lei sembrava esattamente quello che era: una cameriera, una giovane provinciale divorziata.
Una donna capace di avere sogni erotici con protagonista un forestiero .
«E così sei bravo con le macchine...» commentò Tracy cercando di rompere quel silenzio un po' scomodo.
«Avevo un'officina un tempo» rispose Daniel fissando l'asfalto. «Ma ora non faccio più quel mestiere.»
Tracy fraintese la sua espressione.
«Hai... perso il lavoro?»
«No. L'ho venduta.» Fece una pausa significativa. «Mi hanno dato un bel po' di soldi.»
Si chiese se le voci che aveva sentito in giro fossero vere. In città si mormorava che Daniel fosse un miliardario eccentrico, così pieno di denaro da non riuscire a contarlo. «E questo è bene?»
Lui scrollò le spalle. «Ho imparato che essere ricchi non è la chiave per la felicità.»
Quest'uomo è un vero enigma, pensò. Un Cherokee del Nord Carolina oppresso dal peso della ricchezza... Non si poteva certo dire che corrispondesse allo stereotipo dell'indiano americano, specialmente dal momento che aveva comprato una tenuta in una piccola città della Pennsylvania.
Il vento soffiò una raffica violenta e improvvisa, facendo tremare i rami degli alberi. Tracy spostò una cascata di riccioli ribelli dal viso e notò che Daniel la stava fissando incuriosito.
«Che cosa diavolo ci fai in giro a quest'ora, a proposito?»
Stupita dal suo tono brusco, Tracy puntò il mento verso il ristorante. «Lavoro lì. Ho dovuto chiudere io, stanotte.»
«Da sola?»
«Il cuoco stava male e l'ho mandato a casa un po' prima.»
Daniel scosse il capo. «E cosa sarebbe successo se non mi avessi incontrato? Se al mio posto ci fosse stato un maniaco o...»
Be, se è per questo la gente pensa che anche tu sia pericoloso, pensò. E anche un po' matto. Solo un pazzo si chiuderebbe tra le mura di una casa stregata.
Daniel le porse un cellulare. «Se credi che non possa avvenire nulla di brutto in questo periodo solo perché siamo vicini al Natale, ti sbagli di grosso.»
Lei prese il telefono, chiedendosi cosa avesse trasformato Daniel Crow in un uomo così duro e solitario. Non c'era alcuna luce nei suoi occhi, nessuna scintilla di partecipazione alla festa.
«Da dove sei uscito?» chiese facendo un gesto verso il parcheggio deserto.
«Che cosa intendi dire?»
«Sei comparso come dal nulla.»
Daniel aggrottò le sopracciglia. «Ho parcheggiato di fronte al ristorante.»
«Cosa ti ha spinto a venire qui dietro a piedi?»
«Tu.» Daniel fece un passo avanti, avvicinandosi un po' a lei. «Non so spiegartelo, ma ho sentito che eri qui. Era come se qualcuno sussurrasse il tuo nome nella mia testa.»
Un brivido percorse la schiena di Tracy e per un attimo avvertì il profumo di orchidea nell'aria invernale.
Orchidee in inverno? si chiese. Daniel sollevò una mano e le accarezzò dolcemente una guancia. La sua pelle ardeva al suo tocco, proprio come nel sogno, ma ora non stava sognando.

Ogni mercoledì un nuovo capitolo!
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