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Sangue cherokee

di SHERI WHITEFEATHER

Daniel nascondeva qualcosa che lei non riusciva a intuire...

Capitolo 3

Era come un'esperienza di trance, pensò. Uno di quei momenti irreali, quando varchi il confine di un'esperienza pericolosa.
Meravigliosamente pericolosa.
La mano di Daniel era forte e gentile, calda contro la sua pelle. I capelli le ricadevano sul viso in una massa scomposta di riccioli rosso fuoco. Daniel ne prese uno tra le dita, attorcigliandolo con tenerezza.
I loro occhi si incontrarono e restarono fermi a fissarsi per lunghi attimi senza tempo. La luce dei lampioni era color ambra, soffusa, e nell'aria aleggiava ancora il profumo delle orchidee. Tracy immaginò che miriadi di petali profumati le accarezzassero il corpo, scendendo lenti dal cielo.
Daniel abbassò la testa e lei seppe che stava per baciarla. Le prese il viso tra le mani e quando le loro labbra si incontrarono lei gemette piano. Il suo bacio era fresco e sensuale, la sua lingua curiosa ed esigente.
Aveva la giacca aperta, e i lembi sembravano danzare nel vento. Tracy aveva bisogno di liberare le mani per poterlo abbracciare. Infilò il telefono in una delle sue tasche e lo circondò con le braccia.
«Cosa stiamo facendo?» gli chiese in un sussurro.
«Non lo so.» Il suo tono esprimeva indifferenza rispetto al fatto se fosse giusto o sbagliato, se entrambi stavano cedendo alla follia. «Apri il soprabito.»
Lei spalancò gli occhi, esterrefatta. «Cosa?»
«Voglio sentirti, voglio sentire il tuo corpo contro il mio.»
Le tremavano le mani, ma slacciò i bottoni del soprabito, aprendolo. Daniel la guardava, gli occhi colmi di desiderio. Erano due estranei, ma in quel momento non aveva importanza. Stava succedendo qualcosa tra loro, ed era troppo trascinante per lasciarsi andare a considerazioni razionali.
Daniel si appoggiò contro la macchina e allargò le gambe. Tracy scivolò contro di lui, ma nel momento in cui la abbracciò qualcosa sembrò cambiare tra loro. Non si baciarono, non scambiarono carezze. Rimasero semplicemente allacciati l'uno all'altra, e i loro cuori presero a battere all'unisono.
Il suo corpo era grande e solido, il corpo di un atleta. Il corpo di un guerriero, di un uomo che l'avrebbe coccolata e protetta. Chiuse gli occhi e abbandonò il capo sulla sua spalla.
«Tracy?»
«Hmm...?»
«Grazie.»
Sollevò il capo e ammirò la bellezza di quel viso mascolino. «Per cosa?»
«Per questo» spiegò con gli occhi fissi nei suoi. «È passato molto tempo dall'ultima volta che sono stato con una donna. Non parlo solo di sesso, intendo una vera intimità con una persona.»
Ecco, era quella la sensazione che provava anche lei. Un'emozione troppo forte, troppo... erotica per poterla catalogare. «Tu mi piaci, Daniel.»
«Mi conosci appena...»
«Non significa che tu non possa piacermi.»
Lui le sfiorò le labbra con le proprie, quasi in un bacio, poi si tirò indietro bruscamente. «È bello che diventiamo amici, ma non credo che dovremmo andare oltre. Sono troppo. be', lo sai.»
Eccitato, pensò improvvisamente lei, consapevole della prominenza sotto la cerniera dei suoi jeans. I loro corpi erano ancora premuti l'uno contro l'altro. Sentì il sangue affluirle alle guance e si rese conto di quanto fosse strana tutta quell'esperienza.
«Sarà meglio che chiamiamo il carro attrezzi.»
«Già, buona idea...»
Questo significava ovviamente staccarsi da lui e far finta di non essere stati sul punto di diventare amanti fino a pochi istanti prima. Se le avesse chiesto di andare a casa sua, lei ci sarebbe andata. E per Tracy sarebbe stato imperdonabile, una volta che si fosse ritrovata sola. Non era sua abitudine dormire con gli sconosciuti.
Daniel prese il telefono dalla tasca della giacca e lei arretrò di un passo, abbottonando il cappotto.
Fecero la telefonata e rimasero fermi ad aspettare il carro attrezzi, in silenzio. Dieci minuti più tardi, quando un veicolo bianco fece capolino nel parcheggio, il cuore di Tracy accelerò freneticamente i battiti. Aveva riconosciuto subito l'autista. «Oh, no.» Tracy fece una smorfia. «Con tutto quello che è successo, mi sono dimenticata di chiamare Tom.»
Daniel guardò il pick-up che si fermava a poca distanza. «Tom?»
«Sì, mio suocero.»
Un uomo tarchiato scese dal veicolo, chiudendo lo sportello con violenza. «Che cosa diavolo succede, Tracy? Mi sono preoccupato da morire! Avresti dovuto essere a casa ore fa.»
«Lo so, mi dispiace. La mia macchina non parte e sto aspettando il carro attrezzi. Dov'è Parker?»
«Sta dormendo. Mavis è rimasta a dargli un'occhiata.»
Ancora arrabbiato, l'uomo fissò Daniel. «Chi è ?»
Tracy fece una presentazione formale. «Si chiama Daniel Crow, e... si è offerto di aiutarmi con la macchina. Pensa che lo starter sia rotto. Farà lui la riparazione.»
«Vedo.» Tom osservò Daniel e si rilassò leggermente. «Immagino di doverla ringraziare, allora.»
«Non si preoccupi.» Era contento che l'uomo non l'avesse preso per un malintenzionato. Non aveva voglia di litigare, e il suocero di Tracy aveva l'aria di essere un formidabile antagonista. Non era alto quanto Daniel, ma era solido e muscoloso sotto la tuta da lavoro blu.
«Non è lei il nuovo proprietario di Orchid House?» chiese quindi Tom.
«Proprio così.» Nonché quello che ha trattenuto Tracy in un parcheggio al freddo per baciarla. Non si sentiva affatto il gentiluomo che la donna aveva presentato.
Chissà perché gli vennero in mente i profilattici che aveva comprato. Non che avesse avuto Tracy in mente in quel momento, ma era stata sicuramente la sua attrazione per lei a dargli l'idea. Se avesse ripreso un'attività sessuale, doveva essere preparato.
Già, questa era stata la scusa, ma ora che l'aveva baciata non poteva più negare che era lei che voleva. Non si sarebbe accontentato di una semplice amicizia, e lei non sembrava il tipo che si fa coinvolgere in avventure da una notte. Comunque, neppure Daniel amava le relazioni occasionali. L'ultima donna che aveva condiviso il suo letto era stata sua moglie.
«Lei ha fatto una grande impressione a mio nipote.»
Strappato alle sue meditazioni, Daniel si passò una mano tra i capelli. «Come ha detto, mi scusi?»
«Parker» spiegò quindi l'uomo. «Ha parlato di lei per giorni. Lei è il primo indiano che abbia mai incontrato, e la trova forte, secondo la sua espressione.»
«Oh...» Daniel non sapeva cosa dire, così sbirciò Tracy, che gli replicò con un sorriso timido. Non gli aveva detto che suo figlio l'aveva preso per una specie di eroe.
«Lui guarda un sacco di film western in televisione» continuò Tom. «Suppongo che sia normale che Parker si interessi al vecchio West. Ma ha sempre parteggiato per gli indiani, anche se in quei vecchi film non hanno mai la meglio. Così gli ho noleggiato quel film per ragazzi... sa, quello in cui c'è il disegno di un piccolo indiano. Insomma, è rimasto affascinato.»
Daniel non aveva mai visto quel film, ma suppose che l'indiano protagonista fosse la quintessenza della nobiltà d'animo e della fierezza, un quadro che certo non si adattava a lui.
Sentendosi un po' in colpa, volse lo sguardo verso le file di luci colorate che addobbavano la strada e il ristorante. Aveva abbandonato la riserva dov'era nato sedici anni prima, e non era più tornato a Quella Boundary da allora. Neppure a Natale. Ovviamente spediva soldi al padre, ma gli assegni tornavano sempre indietro.
Accidenti, perché si commiserava? Suo padre era un uomo testardo e non aveva mai capito che Daniel aveva bisogno di essere libero, di mettersi alla prova nel mondo dei bianchi.
Guardò Tracy e si chiese che cosa avrebbe dovuto fare per suo figlio. Come poteva corrispondere alle aspettative del ragazzo? Parker era affascinato dagli indiani, ma Daniel Crow non era più un Cherokee.

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