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Sangue cherokee

di SHERI WHITEFEATHER

Daniel nascondeva qualcosa che lei non riusciva a intuire...

Capitolo 9

Angeli. Sulla tela erano dipinti due angeli.
Daniel aveva dipinto due gloriosi arcangeli, le ali spiegate in tutta la potenza del volo, la braccia cariche di orchidee candide.
«Sono meravigliosi.» Erano così reali, e allo stesso tempo così eterei. Avevano entrambi lunghi capelli fluttuanti e occhi blu come un cielo d'estate.
«Ho comprato la casa perché mi ricordava quella dove avevo vissuto con Clarissa. Ma volevo anche affrontare i fantasmi che dicevano la infestassero. Volevo chiudermi qui con loro.»
«Ma i fantasmi alla fine si sono rivelati essere angeli.» Lui viveva con due creature celestiali?
«Non li ho mai veramente visti» disse Daniel. «Ma li sento. sento la loro presenza, la loro aura. Li ho dipinti come immagino possano essere.»
«Ho anche sentito il profumo delle orchidee, la sera che ci siamo baciati» mormorò Tracy. «I fiori che si chiamano Signora della Notte. Hanno quei fiori tra le braccia?»
«Sì.»
Daniel coprì il quadro e prese la mano di Tracy. Senza parlare la condusse fuori dalla stanza e si fermò per contemplare il suo viso.
Lei sapeva che cosa significasse quell'istante. Sarebbe stato fondamentale per il resto della loro vita. Lei e Daniel dovevano decidere se le loro strade si sarebbero separate o se sarebbero diventati amanti. L'attrazione tra loro era troppo forte perché potessero restare sul piano di una semplice amicizia.
Si mosse per prima, avvicinando la guancia alla sua pelle color bronzo. «Ti voglio...» sussurrò.
Lui la guardò negli occhi. «Se lo facciamo, non posso prometterti nulla. Non sono pronto a prendermi un impegno.»
Ma lo sarai presto, pensò lei. Gli angeli avrebbero guarito la sua anima, e Daniel avrebbe ripreso a vivere.
Si slacciò la camicetta, offrendosi all'uomo che amava. Lui la guardava, gli occhi scuri e ipnotici, e nell'attimo in cui si tolse il reggiseno le sorrise.
«Verresti con me nella mia camera, dolce Tracy?»
«Sì, sì.»
Il letto a quattro colonne era coperto da un copriletto verde smeraldo, e la finestra spalancata faceva entrare l'aria fredda e profumata di resina.
Daniel chiuse i vetri e prese la bustina argentata dal cassetto. «Li ho comprati il giorno che ho incontrato te. In quel momento sembrava sbagliato, ma tu mi hai fatto capire che non posso restare solo per sempre. È stato il mio modo per dire a me stesso che avevo bisogno d'amore.»
«Capisco» sussurrò Tracy, lieta della sua sincerità. «Sono felice di essere io la tua prescelta.»
Si accarezzarono a vicenda davanti al grande letto di mogano. Lui le passò le mani calde sulla schiena e chinò la testa per baciarle i seni. Tracy gli passò le dita tra i capelli, guidando le sue labbra verso i capezzoli eretti.
Sapeva che su stava finalmente compiendo il suo destino. Lui era l'uomo che aspettava da tutta la vita. Sussurrò il suo nome, mentre Daniel la spogliava completamente con gesti lenti e sensuali.
Quando si inginocchiò di fronte a lei, Tracy afferrò una delle colonnine, gemendo eccitata. Sapeva che stava per baciarla nel modo e nel modo più intimo.
La lingua di Daniel fece esplodere il piacere in ogni centimetro della sua pelle. Tracy si abbandonò completamente a quelle sensazioni sconvolgenti, lasciando che l'eccitazione si impadronisse di lei e cancellasse ogni pensiero e ogni resistenza.
Si stese sul letto e Daniel si tolse gli abiti. Tracy lo guardò senza imbarazzo, godendosi la vista di quella pura bellezza virile. Era scuro e snello, i muscoli lunghi e scolpiti sotto la pelle liscia come legno lucidato. Voleva toccarlo, accarezzare il suo petto, il suo stomaco, il suo sesso eretto.
«Ti voglio da impazzire» ansimò Daniel quando lei gli sfiorò il membro rigido. «Ho bisogno di te.»
Le porse la bustina e lei la strappò fremendo. Non poteva attendere un istante di più.
Daniel entrò in lei rapidamente. Era caldo e incredibilmente potente, la sua essenza la riempiva fin nel profondo dell'anima.
Non c'era nulla al mondo di paragonabile alla sensazione della sua pelle contro la propria, i loro corpi fusi insieme nel piacere. Si mossero allo stesso ritmo ipnotico, baciandosi e toccandosi alla ricerca spasmodica di un modo per diventare una sola cosa.
L'orgasmo li raggiunse quasi nello stesso istante, le mani intrecciate. Rimasero a lungo immersi nel silenzio, assaporando la sensazione meravigliosa di essere insieme.
Tracy chiuse gli occhi. Non era un sogno, non si era sbagliata. I loro corpi si completavano alla perfezione, erano fatti l'uno per l'altra.
***
Tracy sorrise. Era meraviglioso essere nuda tra le braccia di Daniel. Gli accarezzò il torace ottenendo un sorriso soddisfatto. Era così sexy, rilassato e sazio.
«Come sei finito in Pennsylvania?» gli chiese. Nella sua piccola cittadina. Era troppo bello per essere vero.
«Ero di passaggio e ho visto la casa. Non era mia intenzione sistemarmi da queste parti, ma in effetti non avevo altri progetti. Pensavo di vagabondare un po'.»
Si stiracchiò come un gatto, stendendo il lungo corpo agile. Tracy lo voleva di nuovo, ma decise di aspettare ancora un po'. «Sei un artista incredibile.» E un amante meraviglioso, aggiunse nella sua mente.
«Grazie.» Si sollevò su un gomito. «Mia madre dipingeva, suppongo di aver ereditato le sue doti.»
«Pensi ancora alla riserva dove sei cresciuto, ogni tanto? Doveva esserci qualcosa che ti piaceva lì.»
Lui guardò fuori. La stanza era immersa nella quiete. «È bellissimo là, specialmente in ottobre. I boschi si colorano di rosso, giallo e arancione.»
Lei avvertì un'ombra di rimpianto nella sua voce. «Non ti manca tuo padre?»
«Io.» Daniel si scostò i capelli dal viso. «Sì, in effetti mi manca un po'.» Accennò un sorriso. «Mi chiamava Piccola Lince. Ero un bambino così selvaggio... E anche da ragazzino sono sempre stato più alto e robusto di mio padre.»
«Dovresti andare a trovarlo, prima o poi, no? Sedici anni sono un'assenza troppo lunga. Pensaci su...» lo sollecitò sperando di riuscire a convincerlo. «La famiglia è importante.»
«Lo so. E non è che non abbia tentato di restare in contatto con lui. Gli mandavo dei soldi, ma lui ha sempre respinto gli assegni.»
Tracy gli accarezzò una guancia. «Forse è te che vuole, non il tuo denaro.»
«O forse è solo un vecchio testardo.»
Lei sorrise. «Come suo figlio Piccola Lince?»
«Va bene, basta così. Ci penserò su.»
«D'accordo.»
Dopo un istante di silenzio lui le prese la mano e la fece scivolare lungo il proprio corpo. «Pensi che abbiamo parlato abbastanza?»
Lei si mise a ridere e chiuse le dita, continuando la carezza suggerita. Era meraviglioso essere nuda nel suo letto, confermò a se stessa.
***
Tre giorni dopo Daniel si fermò a casa di Tracy. Lei andò alla porta, rimpiangendo di non essere più carina. Aveva addosso l'uniforme del ristorante, e il rosa stonava con il colore dei suoi capelli.
«Ciao! Non ti aspettavo. Oggi devo lavorare.» Cercò di ravviarsi i capelli. Era sciocco preoccuparsi tanto del proprio aspetto. Nei giorni precedenti avevano esplorato ogni millimetro l'uno dell'altro. Avevano fatto la doccia insieme, insaponandosi a vicenda in una nuvola di sapone profumato. E poi...
«Hai un minuto? Vorrei parlarti.»
«Ma certo.» La sua espressione sembrava un po' troppo seria. Preoccupata lo invitò a entrare.
Sedettero fianco a fianco sul divano. «Va tutto bene?» gli chiese.
«Ho pensato molto a quanto mi hai detto sull'importanza della famiglia.» Si passò tutte le dieci dita tra i capelli. «Sto partendo. Vado nel Nord Carolina a trovare mio padre.»
Adesso capiva il perché della sua espressione così seria. «Vai a casa per il Natale?» Tracy avrebbe voluto che lo passasse con lei, ma era felice che avesse deciso di rappacificarsi con il padre. Era l'ultima fase della sua guarigione. «Per quanto tempo resterai lontano?»
«Non lo so. Se mio padre vuole che resti, mi trasferirò definitivamente alla riserva.»
Improvvisamente il respiro si spezzò nel suo petto.
Lui le prese la mano e lei cercò di non mettersi a piangere. Non riusciva a biasimare Daniel per quella possibile scelta, ma non poteva nemmeno impedire al proprio cuore di spezzarsi. Non gli aveva ancora detto di amarlo, e ora non avrebbe potuto.
«Hai fatto così tanto per me» continuò Daniel. «Mi hai fatto sentire di nuovo integro e vivo. Ma non puoi rendere migliori le cose tra me e mio padre. Solo io posso farlo.»
Lei si portò la sua mano alle labbra. «Mi mancherai.»
«Anche tu. Tu e Parker siete come la mia famiglia.»
Ma non lo erano veramente, pensò Tracy. Avevano fatto parte della vita di Daniel per poche settimane, troppo poco per convincerlo a fermarsi con loro.

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