Diamanti e desiderio
di SARAH MORGAN
Lauren Banks non avrebbe mai immaginato di trovarsi a sostituire la chiromante scomparsa nel nulla in quel prestigioso galà di beneficenza. D'altronde le alternative sono due: accettare oppure perdere il lavoro di cui ha un disperato bisogno. Non è certo tipo da credere al destino né tanto meno alle favole, perciò Lauren è scettica quando vede entrare nella sua tenda un bell'uomo alto e bruno che si offre di ricoprirla di diamanti… e desiderio! Ma la fiamma dell’attrazione che divampa tra loro le fa decidere di abbandonarsi a quella fantasia, seppure per una sola notte… |
Lei lo guardò titubante; nel suo sguardo Alexandros riconobbe la stessa sfiducia che caratterizzava tutti i suoi scambi con le persone. Si chiese chi fosse responsabile del velo di cautela che lei frapponeva tra sé e il mondo esterno. Era un’ironia della sorte, pensò, dover cercare di smascherare una persona che sembrava condividere buona parte delle sue opinioni sulla natura umana.
Lei si umettò le labbra. «Mi stai chiedendo davvero di trascorrere la serata con te? Non è uno scherzo?»
Stavolta fu Alexandros a rimanere interdetto. Non aveva mai dovuto ripetere due volte un invito a una donna! «Non sto scherzando.»
Lei lo guardò per un istante poi scosse la testa. «No. Scusa. Devi avere portato per forza una donna con te. Uno come te ha una bella ragazza magra che lo aspetta da qualche parte.»
«Non mi aspetta nessuna, e attualmente non ho una compagna, ma spero di rimediare al più presto.»
Invece di cadergli tra le braccia, lei fece un passo indietro. «Sei un volpone, e io non mi fido degli uomini troppo scaltri.»
Qualcuno l’aveva fatta soffrire, e tanto, pensò Alexandros.
Alexandros pensò a tutti gli anni trascorsi a sudare sette camicie per arrivare al punto in cui era attualmente. «Non sono scaltro, te l’assicuro.»
«Ma sei un uomo senza scrupoli.»
«Solo quando la situazione lo richiede.» Alexandros sorrise. «Altrimenti sono un gattone.»
«Tecnicamente anche una tigre è un gattone» replicò lei, ironica. «E comunque non sei un micio più di quanto io sia una chiromante.»
Intrigato, Alexandros le prese la mano e l’attirò a sé. «Passa la serata con me.»
«Perché?»
«Perché voglio conoscerti meglio.» E non solo per sua sorella. Voleva capire che cosa le era successo per diventare tanto diffidente.
Voleva sapere come aveva conosciuto sua sorella e se c’era un motivo per cui aveva bisogno di soldi. Era nei guai? O è solo avida?
Lei inclinò la testa. «Okay.»
Le sarebbe piaciuta moltissimo, se non fosse stato per il fatto che avrebbe deluso enormemente sua sorella, ma non dimostrava esitazioni né dispiacere.
Pensando all’imminente delusione di sua sorella, Alex decise di darle un’altra possibilità di comportarsi correttamente. «Se hai altri impegni stasera, però, non voglio esserti d’intralcio.»
Lei esitò per un istante tanto breve da essere quasi impercettibile. «Veramente dovrei lavorare, ma considerato che hai appena pagato una fortuna…»
«E dopo il lavoro?»
«Non farò niente di particolare.»
Sentendo che liquidava con noncuranza i programmi con sua sorella, Alexandros avvertì un repentino moto di rabbia.
«Bene» disse, calmo, scrivendo qualcosa su un foglietto. Non era importante quello che le era successo in passato, si disse. Non gl’interessava il motivo per cui era tanto circospetta. La sua responsabilità era sua sorella, non quella donna.
Lei guardò il biglietto. «Chiromante assente perché in cerca del suo futuro?»
«Appuntalo fuori dalla tenda, così non verrà a cercarti nessuno.»
Lei obbedì ridendo. «E’ una follia. Non so perché ho detto di sì. Non so neppure come ti chiami.»
«Puoi chiamarmi Andros» disse lui, disinvolto. «E stai per trascorrere una serata che non dimenticherai mai.»