Uno sceicco sotto l'albero

Riad guardò Cassidy, sbalordito. Nessuna donna aveva mai troncato con lui. Si aspettava di sentirla esprimere tutta la sua contentezza perché avrebbe conosciuto Elise, e questo l’avrebbe messo sul chi vive. Invece Cassidy diceva… cose senza senso.

Per giunta si sentì invadere dal gelo del panico, e fu una sensazione che non gli piaceva affatto, la stessa che aveva provato prima, quando aveva sentito Elise che piangeva al telefono.

Cassidy si alzò. «Anzi, andrò con i miei mezzi da Ginevra a Parigi. Credo che sia meglio così. Non ha senso che io incontri Elise, neanche per poco tempo. Non ha idea di chi sono, e comunque non ci rivedremmo più, no?»

Quando Riad elaborò mentalmente le sue parole, anche lui si alzò, fremente d’ira. «E pensare che non ti avevo attribuito subdole macchinazioni per usare Elise a tuo vantaggio… Ma non sei diversa, vero?»

Cassidy scosse la testa, sgranando gli occhi di un azzurro intenso. «Ma che dici?»

«È chiaro che speri che io mi opponga all’idea che tu vada via, e insista per farti conoscere mia figlia, convincendomi che ti sta a cuore il suo interesse.»

Ora Cassidy era terrea. «Ma è un ragionamento perverso!»

Riad continuò imperterrito: «Come ho detto, ho visto fino a che punto può spingersi la gente, sfruttando bambini innocenti a proprio vantaggio. Non mi sorprende più nulla».

Cassidy era indignata. «Non ho secondi fini, Riad. Parlavo sul serio. È finita. Lasciami andare via a Ginevra e non mi rivedrai più, così potrai credere a quello che dico.»

Quell’affermazione gli piantò un blocco di ghiaccio nello stomaco. Durante la loro relazione, Cassidy non aveva fatto altro che smentire le sue aspettative a ogni occasione. E ora, improvvisamente, Riad cominciava a sospettare che lei avrebbe attuato le sue minacce, piantandolo in asso. Però era una prospettiva che rifiutava con ogni fibra del suo essere. Anche se era preoccupato per sua figlia, non era pronto a rinunciare a Cassidy. Ancora.

Si avvicinò a lei, incombendo su di lei. Cassidy gli posò le mani sul petto. Era tanto alta che poteva quasi guardarlo negli occhi. Riad l’afferrò per i fianchi e l’attirò a sé, assaporando quel primo contatto che inevitabilmente gl’infiammò i sensi. Cassidy s’irrigidì, con gli occhi che emettevano lampi furenti.

«Riad, anche se ti desidero, se facessimo ancora l’amore non cambierebbe niente.»

Allora Riad ricordò che Cassidy aveva cercato di dirgli qualcosa dopo essere uscita dal bagno, prima della telefonata di Elise. Forse aveva troncato sul nascere quel discorso? Fu invaso nuovamente dalla disperazione.

«Sai che tra noi non c’è solo attrazione.» Riad sentì la propria voce che pronunciava quelle parole, ma non se ne pentì, anche se si addentrava ancora di più in un territorio inesplorato.

Lei scosse la testa, ma Riad si accorse che il suo corpo cominciava a essere meno rigido. «No, Riad, non è così. È finita.»

Riad la baciò, eludendo di proposito la bocca per tracciare una scia di baci lungo la mandibola, come per bloccare quelle parole e l’effetto che avevano su di lui. Scese con le labbra fino al collo che morse con delicatezza, mirando con intenzione a tutti i punti più sensibili, uno dopo l’altro, finché la tensione non abbandonò il suo corpo e Cassidy rabbrividì contro di lui. Però il senso di trionfo che Riad provò fu superficiale, come se sapesse che aveva vinto una battaglia, ma non la guerra.

Ora Cassidy era arrendevole, e gli premeva i seni contro il petto. Riad si ritrasse e vide che lei apriva gli occhi con un certo sforzo. Erano blu. Tempestosi. Torbidi di passione.

Faticò a controllare il respiro. «Sei ancora intenzionata ad andartene, Cassidy?»