Uno sceicco sotto l'albero
di ABBY GREEN
Ammaliata dal tocco dello sceicco! Dopo sei mesi di passione, il desiderio reciproco tra Riad e Cassidy non accenna ad affievolirsi. Cassidy, però, ha bisogno di qualcosa di più: il loro rapporto è intenso, ma senza impegno, e Riad non intende offrirle nulla di più. Cassidy decide che ne ha abbastanza: esce quindi dai confini del letto del miliardario per entrare in una dimensione della sua vita in cui nessuna donna era mai stata ammessa. Riad potrà accettare che Cassidy sia l’unica donna a cui non può proprio rinunciare?
|
Devi venire a casa con noi…
La bambina non poteva sapere quanto la sua richiesta innocente avesse colpito Cassidy nel cuore. Sarebbe stata contenta di accontentarla, ma sapeva di non poterlo fare. Non si sarebbe approfittata della sua ingenuità.
Eludendo lo sguardo di Riad, si abbassò. «Mi piacerebbe tanto, tesoro, ma tuo padre deve riportarti a casa e io devo tornare a casa mia.»
Elise guardò Cassidy per un istante. A Cassidy parve di vedere un lampo calcolatore molto adulto nei suoi occhi prima che la bambina si rivolgesse a suo padre, con il labbro inferiore tremante. «Papà…?»
Riad disse: «Certo che Cassidy può venire a casa con noi. L’accompagnerò a casa sua più tardi».
Con prontezza molto sospetta, il labbro di Elise smise di tremare e Cassidy ebbe la netta impressione che la bambina avesse in mente qualcosa.
Prese la mano di Riad prima che scendesse dall’aereo dietro a sua figlia e gli disse sottovoce: «Non credo che sia una buona idea, e tu?».
Riad la guardò; la parte razionale del suo cervello sapeva che Cassidy aveva ragione, ma un’altra parte, più forte e oscura, replicò: «E’ tanto disturbo per te accompagnarci a casa?».
Pallida in volto, lei staccò la mano dalla sua; Riad ebbe l’impulso perverso di riagguantarla. La vide chiudersi in un’espressione impenetrabile. «Assolutamente no.»
Riad la guardò scendere dall’aereo. Gli ultimi sei mesi trascorsi con lei erano stati intensi. Cassidy non si era sempre comportata come si aspettava, ma lui aveva ancora l’impressione di avere il controllo della situazione.
Eppure, ora la spronava espressamente a stabilire un rapporto con la figlia, una cosa che aveva giurato di non fare mai, e per la prima volta in vita sua Riad sentì di avere perso l’equilibrio.
«Adoro il Natale. Tu no, Cassidy?» le chiese Elise, seduta tra lei e Riad sul sedile posteriore dell’auto che stava entrando a Parigi.
Cassidy si sforzò di sorridere. Il Natale era l’unico momento dell’anno in cui si sentiva veramente distaccata dalla famiglia. Prima dell’arrivo dei gemelli era stato un periodo idilliaco con i suoi genitori, ma quando erano nati i gemelli i suoi genitori le avevano detto che era stata adottata e che loro non erano veramente suo fratello e sua sorella.
Da allora il Natale aveva perso tutto il suo splendore e lei aveva sempre avuto l’impressione di essere fuori da una finestra a guardare all’interno di una casa in cui c’era una famiglia unita, un’immagine di armonia che le sarebbe sempre stata estranea.
Perciò ora evitò vigliaccamente di rispondere e invece chiese di rimando alla bambina: «Qual è la cosa che preferisci del Natale?».
Elise s’illuminò in volto. «Svegliarmi la mattina di Natale e vedere i regali che mi ha portato Babbo Natale.»
Rievocando ricordi felici e sogni futuri, Cassidy commentò con voce bassa e roca: «E’ quello che preferisco anch’io». Guardò fuori dal finestrino per nascondere il suo turbamento, e vide le festose luci scintillanti delle strade e dei negozi addobbati, che si stagliavano contro il cielo che si andava scurendo in quella giornata di dicembre.
Arrivarono all’appartamento di Riad in uno splendido palazzo Art Déco vicino Place de la Concorde, e Cassidy stava per insistere per chiamare un taxi quando Elise alzò lo sguardo e disse: «Ti prego, Cassidy, entra. Voglio farti vedere la mia stanza. Dal letto si vede la Torre Eiffel!».
E così Cassidy si lasciò portare di sopra in camera di Elise, una stanza enorme piena di giocattoli che, si vedeva, erano stati molto usati e amati. Sì, dal letto si vedeva la Torre Eiffel, che però poteva vedere anche dalla sala da pranzo, dalla cucina e dal soggiorno.
Se non altro, servì a ricordare a Cassidy quanto Riad fosse fuori dalla sua portata. Se si fosse mai fidato di una donna al punto da risposarsi, sarebbe stata una che apparteneva al suo ambiente sofisticato, che viveva in una casa come quella e aveva dei genitori che abitavano in un castello a Ginevra.
Non una donna i cui genitori biologici non volevano avere niente a che fare con lei, mentre quelli adottivi vivevano in una casetta rispettabile ma relativamente modesta in un sobborgo di Dublino.
Cassidy rimase con Elise nella sua stanza più tempo del voluto, rimandando l’inevitabile. Perché sapeva che, una volta uscita da quell’appartamento, non avrebbe rivisto mai più Riad né la sua bella bambina.