Il ricatto del principe
di OLIVIA GATES
Milionario di Manhattan e Principe di Castaldini, Edoardo D'Agostino è abituato a fare a modo suo, negli affari e in camera da letto. Quando viene a sapere che l'oggetto delle sue attenzioni, l'esperta informatica Jade Mitchell, lo ha truffato, decide di prendersi la sua rivincita.
La nuova impiegata di Edoardo D'Agostino, l'esperta informatica Jade Mitchell, non sembra affatto impressionata dalla ricchezza e dal titolo nobiliare del suo datore di lavoro, che resta intrigato al punto da corteggiarla per farla propria.
Dopo un tumultuoso idillio, Edoardo è sicuro che Jade sia la sua futura principessa. Presto, però, scopre la devastante verità che si cela dietro la riluttanza della donna ad approfondire la relazione. Sarà allora che Edoardo farà valere la sua regale superiorità per ottenere una rivincita... in camera da letto!
Le ultime parole di Jade, pronunciate con una punta di dolcezza, esplosero nelle orecchie di Edoardo come bombe. L'ammontare della cifra che lei aveva stimato di valere, la ragione per cui gliel'aveva chiesta, penetrarono l'amarezza e lo stupore che lo avevano avvolto e sollevarono una dozzina di oscure possibilità spaventose. «Come diavolo hai fatto ad accumulare un debito simile?» ringhiò infine. «Sei forse una giocatrice d'azzardo?» Temeva anche peggio, ma non ebbe il coraggio di domandare. Le parole gli rimasero in gola.
Quelle scure, folte ciglia che facevano sembrare lo sguardo di Jade perennemente truccato con il kajal, planarono lievemente, oscurando l'opaca profondità dei suoi occhi di giada. «Non ho detto che il debito è mio.»
Il cuore di Edoardo si contorse nel suo petto, confuso dalle parole che uscivano dalle labbra di Jade. «Allora di chi è?» chiese con rabbia.
«Non ho intenzione di dirtelo» ribatté lei. «Non voglio coinvolgere anche loro in questo pasticcio.»
«Vorresti dire che esistono guai peggiori che essere indebitati per una cifra del genere?»
Lei lo guardò, gli occhi che sputavano fuoco. «Se e quando denuncerai la faccenda, magari non alle autorità ma al Consiglio direttivo, a soci e collaboratori, non voglio che la loro reputazione venga infangata più di quanto non sia già, né che debbano subire ripercussioni.»
«Maledizione!» sbottò lui. «Di chi diavolo si tratta?»
I loro sguardi duellavano furibondi. Dopo un lungo, infinito istante, Jade abbassò il proprio, rinunciando alla sfida. Il respiro che aveva trattenuto lasciò il suo corpo, dando l'impressione che lei si stesse sgonfiando. «Lasciamo perdere. Hai sentito le mie condizioni, Edoardo. Prendere o lasciare.»
Un piccolo passo avanti lo avvicinò all'aura di Jade. Tutto il suo essere lo inondò, facendo ruggire in lui il desiderio. Edoardo avrebbe voluto urlare per il dolore che provava. «È un ultimatum, Jade? Non mi conosci molto bene, vero?»
Le spalle di Jade si alzarono e si abbassarono veloci in un gesto che sembrava di sconforto. «Non ti conoscevo molto fino a un'ora fa, ma adesso la mia consapevolezza cresce a un ritmo allarmante. E comunque il mio non è un ultimatum. Sono soltanto le mie condizioni. O questo, o niente.»
«Dimentichi che io le alternative me le creo da solo. E, al momento, in cima alla lista c'è lasciare perdere tutto e prenderti.» Lei aprì la bocca per protestare, ma la voce di Edoardo si fece più dura e più spietata. «E voglio proprio scoprire chi sono le persone che vuoi proteggere con tanto ardore. La tua unica opzione, se vuoi salvare loro dalla sventura di essere trascinati nel fango, è rivelarmi la loro identità.»
Lei tenne lo sguardo basso, vanificando il tentativo di Edoardo di riaccendere il duello fra loro. Solo un leggero tremore al labbro rivelava l'impatto che la minaccia aveva avuto su di lei e Jade cercò di camuffare il tradimento della sua bella bocca mostrando la perfezione del suo sorriso. Ma era troppo tardi. La sua corazza ormai si era incrinata. E il ghiaccio che circondava Edoardo cominciava a sciogliersi, spezzandosi sotto la forza della sua agitazione.
Infine lei alzò gli occhi, due giade che lo supplicavano dal profondo della loro disperazione. Lui si era sempre mostrato più che disponibile nei confronti di Jade e dunque non aveva mai visto prima quello sguardo. Sentì quasi il bisogno di mettersi in ginocchio e chiedere perdono, anche se non aveva nulla da farsi perdonare. Anche se era lei quella che stava giocando.
La risposta di Jade lo colpì come un macigno. «È qualcuno che... amo.»
La parola amore lo distrusse. Aveva pensato che ormai in lui non ci fosse più nulla da fare a pezzi, ma si era sbagliato.
No, non poteva essere vero. Era impossibile che fosse reale. Onde di un'emozione sconosciuta si alzarono dal corpo di Jade e si fransero sul petto di Edoardo, prendendolo a pugni, polverizzando il suo cuore. Paura. Amore. Assoluto, generoso e sconfinato.
E così Jade era capace di amare. E molto più di lui. Ma il suo amore era destinato a qualcun altro.
Non ne aveva mai provato un po' per lui? Neppure per un secondo?
Dio, era stata con lui, l'aveva stregato e sedotto, e per tutto quel tempo i suoi pensieri e il suo cuore erano stati di un altro? I suoi sorrisi e il suo entusiasmo erano stati tutti per un uomo che non era lui? Il suo corpo si era sciolto di desiderio solo una volta chiusi gli occhi e rievocato il ricordo di un uomo diverso, del suo tocco, del suo sapore, della sua passionalità?
L'agonia lo dilaniava. «Si tratta del tuo fidanzato?»