Intrigo d'amore a Venezia
di SUSAN STEPHENS
Charlie Bennett, esperta d'arte inglese, è giunta a Venezia per consigliare il multimilionario veneziano Orlando Rossi circa la sua più recente acquisizione. Prima di incontrare il magnate, si reca al Ponte di Rialto per effettuare qualche schizzo del posto. Mentre è intenta a fare un ritratto dell'uomo più imponente che abbia mai visto, viene avvicinata a sorpresa dalle sue guardie del corpo. E rimane ancora più basita quando scopre l'identità del modello...
“No, Orlando!” Le lacrime le scendevano sulle guance mentre si allontanava dall'uomo che amava. Non erano lacrime di dolore o di paura, ma di rabbia e disillusione perché aveva creduto che Orlando l'amasse. Orlando amava il sesso, ora Charlie lo sapeva, ed era talmente abile che lei non era stata capace di resistergli.
Fino a quel momento. Ma doveva smetterla di pensare a quello e ricordare che lavorava per lui.
“Vuoi portarmi a letto per premiarmi per la scoperta del nuovo capolavoro?”
“Non mi sogno neppure di sfiorarti. Pensavo di parlare con un mio pari, invece mi rendo conto di avere a che fare con una bambina spaventata.”
“Parlare? Avere a che fare? Lo chiami in tutti i modi possibili, tranne che amore, vero, Orlando?”
Lui dava gli ordini. L'aveva sempre fatto. Ed era solito ricevere rispetto, non critiche veementi, specialmente da una donna.
“Sbagli se credi che io sia debole, Orlando. Forse non ho il tuo fascino, la tua ricchezza e l'autorità, ma non sono una sciocca, e non voglio essere trattata come tale.”
“Non ho mai pensato che lo fossi...” Il suo tono era più morbido, cosa che riportò il dolore nei suoi occhi.
“Ti prego, vai via.” Lei si girò, in modo che non potesse vedere la sua espressione. “Ritornerò a Londra domani. Non dovrai vedermi più.”
Questo non gli piaceva. Era abituato a decidere lui il calendario della sua vita. “Tu lavorerai per me fino a quando non ti dirò che il tuo compito è finito. Hai firmato un contratto.”
Lei si era un po' calmata quando si girò a guardarlo, ma non replicò.
“La tua reputazione professionale richiede la tua presenza qui fino a quando il quadro non sarà completamente restaurato” le rammentò lui.
“Quello che la mia reputazione professionale richiede” replicò lei orgogliosa, “è qualcosa che immagino tu non conosca molto.”
Un lampo oscurò i suoi occhi. “Resterai per lavorare a questo nuovo dipinto.”
Lo scintillio nei suoi occhi gli indirizzò una risposta risentita. Lungi dal lasciarsi intimidire dalle sue parole, non vedeva l'ora di lavorare alla tela. Era appassionata di arte, ma non di lui; Orlando aveva lasciato scivolare la sua preziosa passione tra le dita.
“Se lavorerai per me, dovremo almeno parlarne con calma.”
Lei si abbracciò in posizione difensiva. “Non vedo come potrei cambiare idea.”
“Certo che puoi” insistette lui. Erano entrambi caparbi e decisi.
“E allora cosa suggerisci?” chiese lei con sospetto.
“Domani a pranzo.” E poiché lei non reagì aggiunse: “In un posto neutrale a tua scelta”.
“D'accordo.”
Aveva ceduto prima di quando lui pensasse.
“Faremo un picnic. Al di fuori del tuo solito ambiente.”
“Perfetto” accettò lui prontamente, impassibile.