La preferita del capo
di SUSAN MEIER
Quando Kelsey Cramer Delaney ritorna a Portage, la sua città natale in Pennsylvania, dopo la morte del marito, l'ultima cosa che si aspetta è di andare ad abitare accanto al suo primo amore. Eric non è affatto contento di vederla, né tanto meno di abitare in un quartiere periferico. È tornato alle origini solo perché l'ex moglie lo ha tradito e ha avuto pure la sfacciataggine di prendersi metà della sua azienda di successo.
L'ultima cosa che Eric desidera è restare imbrigliato in una relazione con Kelsey.
Soprattutto da quando lei inizia a lavorare per lui.
Sebbene la sua vita fosse un disastro, non era certo diventata una ladra di giornali!
Nel giro di un anno la sua esistenza si era trasformata in un incubo dal punto di vista economico. Dopo la morte del marito, Kelsey aveva scoperto che la sua attività non andava bene come tutti pensavano. Erano pieni di debiti e la bella vita che avevano fatto sino a quel momento era stata tutta una farsa. Non solo lei e i suoi figli erano stati quindi costretti a lasciare la California per la Pennsylvania e a tornare a vivere con i suoi genitori, ma il suo buon nome era andato a farsi benedire.
Non sapeva come, ma la notizia del fallimento sfiorato e della pessima gestione del denaro da parte del marito aveva viaggiato per quasi tremila miglia. E adesso, all'alba del primo giorno a casa dei suoi – il giorno in cui Kelsey avrebbe tanto voluto iniziare a ricostruire la propria reputazione – lei e suo padre avevano in mano un giornale ciascuno. Il che poteva solo significare una cosa: lei aveva rubato quello del vicino.
«Questo è mio» disse Dan Cramer ridacchiando. «Cosa credi, che abbia fregato quello di Eric?»
«No, certo! Ma immagino che, siccome tu hai il tuo...» ribatté Kelsey, riuscendo appena a tenere il panico lontano dalla sua voce, «devo essere stata io a rubare quello di Eric.»
«Oh, cielo!» Sua madre fece una smorfia mentre guardava il giornale spiegazzato che la figlia stava richiudendo in fretta.
Kelsey si alzò dalla sedia. Non le piaceva Eric Sponsky, nemmeno un po'. E ancora meno le piaceva il fatto che lui vivesse proprio accanto alla casa dei suoi genitori. Quell'uomo era solo l'ennesimo scocciatore che lei avrebbe dovuto sopportare finché non avesse trovato un lavoro e un posto proprio in cui vivere. «Non è poi così grave. Lo rimetterò al suo posto.»
Detto questo, si voltò verso la porta d'ingresso aperta e vide Eric sulla striscia d'erba fra le mattonelle del vialetto di casa, intento a cercare il suo giornale. Anche se Kelsey non avrebbe voluto che succedesse, il respiro le mancò.
Qualunque altro uomo sarebbe sembrato ridicolo con quella giacca da camera in velluto dorato, ma non Eric. Lui era favoloso. L'insolito abbigliamento sgargiante intensificava le sfumature dei suoi capelli neri e dei brillanti occhi verdi, mentre il tessuto morbido metteva in risalto il suo fisico slanciato e muscoloso. Con quello sguardo frustrato sembrava proprio un dio greco.
Eric era stato il primo amore di Kelsey. Era stato il ragazzo con cui era uscita per tutti gli anni del liceo. Sfortunatamente, però, era anche il ragazzo che le aveva dato buca al ballo di fine anno. E non le aveva mai detto perché. Aveva cambiato città e l'aveva lasciata a domandarsi cosa accidenti fosse successo.
E adesso uno stupido, insignificante quotidiano locale cambiava le carte in tavola. Poiché lei gli aveva preso il giornale, infatti, non avrebbe potuto atteggiarsi da superiore e ignorarlo, come aveva programmato di fare per tutta la sua permanenza in quella casa.
Nel vedere la rabbia crescere sul volto di Eric, Kelsey capì che non avrebbe potuto uscire e dargli il giornale come se niente fosse. E poi, non le andava proprio di parlare con lui. Di certo non aveva niente da dirgli. Quale donna avrebbe voluto affrontare il suo primo amore con addosso un abbondante pigiama di flanella viola? Nessuna sana di mente avrebbe desiderato incontrare il proprio Eric Sponsky conciata così. La maggior parte si sarebbe rifiutata.
Anche Kelsey.
Attese che Eric rinunciasse alla sua ricerca, poi sgattaiolò fuori dalla porta e fece scivolare il giornale sotto i cespugli di rododendro che nascondevano la bombola del gas. Non appena lo ebbe sistemato in modo da far sembrare che fosse stato lanciato lì con troppa foga dal ragazzo delle consegne, sentì una voce maschile profonda. «Cosa credi di fare?»