La preferita del capo
di SUSAN MEIER
Quando Kelsey Cramer Delaney ritorna a Portage, la sua città natale in Pennsylvania, dopo la morte del marito, l'ultima cosa che si aspetta è di andare ad abitare accanto al suo primo amore. Eric non è affatto contento di vederla, né tanto meno di abitare in un quartiere periferico. È tornato alle origini solo perché l'ex moglie lo ha tradito e ha avuto pure la sfacciataggine di prendersi metà della sua azienda di successo.
L'ultima cosa che Eric desidera è restare imbrigliato in una relazione con Kelsey.
Soprattutto da quando lei inizia a lavorare per lui.
Il respiro le si fermò in gola. Se la luce che Eric aveva negli occhi significava qualcosa, allora Kelsey poteva credergli. La trovava davvero attraente. La trovava molto attraente.
Ma lei sapeva anche che troppi problemi impedivano loro di avere una relazione. Non ultimo il fatto che lei aveva bisogno di quel lavoro. «Ti credo, quando dici che mi trovi attraente, ma abbiamo stabilito che ci saremmo limitati a lavorare insieme. Ti ho fatto una promessa.» Fece una pause e incrociò il suo sguardo. «E tu ne hai fatta una a me.»
«Hai ragione» le rispose lui e, sebbene la sua espressione fosse colma di rammarico, si allontanò. «Ci vediamo domani.»
* * *
Kelsey sapeva che avrebbe dovuto essere contenta di aver rinnovato l'impegno preso con Eric, eppure non era affatto felice di mantenere le distanze.
Il giorno seguente e tutti quelli a venire, quando Eric entrava in ufficio lei si sentiva ignorata. Peggio ancora, nei momenti più impensati lo vedeva con il naso sulla finestra della cucina a guardare lei e i suoi bambini giocare in cortile, mentre in altri continuava a fingere di non vederla. Si limitava solo a salutarla, anche quando si incontravano sul vialetto che separava le loro case. Kelsey era quasi pronta a rubargli di nuovo il giornale solo per sentirlo inveire contro di lei ancora una volta.
Alla fine, dopo due settimane buone, non ne poté più ed entrò come una furia nell'ufficio di Eric sbattendo la porta. «D'accordo, basta così.»
«Basta... cosa?» le chiese lui, allontanandosi con la sedia dalla scrivania e osservandola guardingo.
«Ne ho abbastanza di tutto questo!» precisò lei e fece roteare la mano per indicare l'ufficio con enfasi. «Si suppone che io sia la tua assistente. Se non mi parli, come cavolo faccio ad assisterti?»
«Kelsey, non si può sempre fare a modo tuo. Volevi che mantenessi le distanze ed è proprio quello che sto facendo.»
«Ma non intendevo così!»
Lui scosse la testa. «Mi dovrai dire chiaro e tondo ciò che vuoi, allora, perché non ti capisco.»
Stanca e sconfitta, Kelsey si sentì crollare le spalle. Non sapeva come spiegare a Eric che voleva che lui le parlasse, quando era perfettamente conscia che qualunque passo verso un rapporto amichevole fra loro avrebbe solo rafforzato l'attrazione reciproca.
Eric sospirò. «Kelsey» disse in tono gentile, alzandosi e avvicinandosi a lei. «So quello che stai dicendo. Ho anch'io lo stesso problema.» Le mise una mano sulle spalle. «Pensi che abbia dimenticato quant'era bello averti come amica tanti anni fa?»
Lei si inumidì le labbra che d'improvviso erano diventate secche. «Credevo non ricordassi niente del genere.»
«Ricordo tutto.»
A quelle parole lei lo guardò pensierosa e fece una smorfia. «Tutto quanto?»
«Ognuno di quei momenti meravigliosi.»
L'aria si fece tesa. Kelsey aveva difficoltà a respirare. Quando disse: «Anch'io», la sua risposta fu un sussurro roco.
«È questo che complica le cose.»
Lei sorrise mesta. «Vuoi dire che, se potessimo cancellare i nostri ricordi, staremmo meglio entrambi?»
«Non cancellerei quei ricordi per niente al mondo.»
Non fu quello che disse ma come lo disse a travolgerla. L'intensità nella sua voce le scaldò il cuore e la mente. E, quando Kelsey gli sorrise in risposta, non c'era traccia di rammarico nella sua espressione. «Nemmeno io.»
Poi lui la baciò di nuovo. Senza esitazione, senza aspettare che lei gli desse il permesso, Eric la baciò a lungo e con passione come se stesse morendo dalla voglia di assaggiare ancora il suo dolce sapore.