La preferita del capo
di SUSAN MEIER
Quando Kelsey Cramer Delaney ritorna a Portage, la sua città natale in Pennsylvania, dopo la morte del marito, l'ultima cosa che si aspetta è di andare ad abitare accanto al suo primo amore. Eric non è affatto contento di vederla, né tanto meno di abitare in un quartiere periferico. È tornato alle origini solo perché l'ex moglie lo ha tradito e ha avuto pure la sfacciataggine di prendersi metà della sua azienda di successo.
L'ultima cosa che Eric desidera è restare imbrigliato in una relazione con Kelsey.
Soprattutto da quando lei inizia a lavorare per lui.
Dopo due tazze di caffè e quattro fettine di bacon, Kelsey aveva dimenticato il suo incontro con Eric Sponsky. Passando al setaccio la pagina di annunci del Dispatch, aveva anche trovato ben quattro offerte di lavoro per cui era abbastanza qualificata. Sfortunatamente, però, dopo aver passato il pomeriggio fra un'azienda e l'altra della città a fare colloqui, era ancora disoccupata.
Tornò a casa dei suoi, scoraggiata dalla carenza di opportunità per una donna motivata e ben organizzata che, purtroppo, non vantava molta esperienza. Sua madre rivolse un'occhiata al marito, poi suggerì che c'era una posizione aperta che avrebbe fatto proprio al caso suo: assistente di Eric Sponsky.
Lui non aveva mai rimpiazzato l'ex moglie in azienda da quando avevano firmato le carte del divorzio. Si diceva avesse paura che un'altra donna gli avrebbe rubato il cuore e poi avrebbe usato il lavoro come trampolino di lancio per rubargli di nuovo metà dell'azienda, le spiegò la madre.
Dopo averci riflettuto per qualche minuto, Kelsey prese la sua decisione. Visto che aveva davvero bisogno di un lavoro e del cuore di Eric non se ne faceva un bel niente – e visto anche che lui aveva bisogno di un'assistente, ma di certo non desiderava avere una storia con lei – capì di essere la persona perfetta per la posizione.
Quando alle sette di quella sera lui fece ritorno a casa, Kelsey marciò fino alla sua veranda sul retro e salì i gradini che portavano all'ingresso. Fece un bel respiro profondo per trovare il coraggio, poi suonò il campanello.
Eric andò ad aprire con indosso un paio di jeans, una felpa e gli occhiali da lettura. Grazie a Dio! Gli occhiali lo facevano sembrare diverso. Più vecchio. Magari anche... più gentile?
«Hai finito con il giornale e sei venuta a vedere se ho qualche rivista?»
«Ehm... no» gli rispose, sorridendo appena al suo tentativo di mostrarsi spiritoso e rendendosi conto che gli occhiali non aiutavano nemmeno un po'. Ma lei non era andata lì per criticare le sue battute o il suo comportamento. Lei aveva bisogno di un lavoro da quell'uomo. «A dire il vero, vorrei parlarti.»
Lui fece per chiudere la porta. «Non è un buon momento.»
Kelsey infilò un piede fra lo stipite e la pesante porta di legno e sfruttò l'elemento sorpresa per aprirsi un varco fino alla cucina bianca da poco rinnovata. «Non mi fermerò a lungo, ma vorrei davvero scusarmi per aver preso il tuo giornale questa mattina. È capitato per sbaglio.»
Lui si tolse gli occhiali, poi incrociò le braccia sull'ampio petto, così come aveva fatto quando l'aveva sorpresa con le mani fra i rododendri. «Scuse accettate.»
Entrando nella stanza luminosa, Kelsey fece scorrere le dita sul bancone bianco. «Che modo spiacevole di rincontrarsi dopo tanti anni.» Alzò lo sguardo su di lui e sorrise. «Dimmi, che hai combinato dopo il liceo?»
«Niente che valga la pena di essere scritto sul Dispatch» rispose brusco. «Davvero, Kelsey, sono molto occupato. Se potessi andare dritta al punto, te ne sarei grato.»
«D'accordo» disse lei, esasperata perché lui sembrava inamovibile. Proprio come al liceo. Pignolo, pignolo, pignolo. Nonostante avesse avuto dieci anni per vedere le cose nella giusta prospettiva, Kelsey non riusciva proprio a ricordare come avesse fatto a sopportarlo. «Ho bisogno di un lavoro.» Rifiutandosi di implorare, contenne la collera facendo un respiro profondo. «Ho sentito che non hai mai sostituito la tua ex moglie e, visto che mi hai tirato il bidone la sera del ballo di fine anno, direi che sei in debito con me. Penso che dovresti assumermi.»
«C'è un ottimo motivo se non ho mai sostituito la mia ex moglie» ribatté Eric arrabbiato. «Averle concesso il ruolo di assistente le ha aperto le porte per dire che era fondamentale nello sviluppo dell'azienda e per rubarmene metà. Non commetterò di nuovo questo errore.»
«Non ti ho mica chiesto di sposarmi! Ti ho chiesto solo di darmi un lavoro. Visto che non saremo mai marito e moglie, non ci sarà nessun divorzio e nessun accordo di separazione. La tua azienda è salva.» Lo guardò dritto negli occhi. «Sei in una botte di ferro con me.»