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La preferita del capo

di SUSAN MEIER

Quando Kelsey Cramer Delaney ritorna a Portage, la sua città natale in Pennsylvania, dopo la morte del marito, l'ultima cosa che si aspetta è di andare ad abitare accanto al suo primo amore. Eric non è affatto contento di vederla, né tanto meno di abitare in un quartiere periferico. È tornato alle origini solo perché l'ex moglie lo ha tradito e ha avuto pure la sfacciataggine di prendersi metà della sua azienda di successo.
L'ultima cosa che Eric desidera è restare imbrigliato in una relazione con Kelsey.
Soprattutto da quando lei inizia a lavorare per lui.

5

Sabato mattina, mentre si incamminava verso la sua auto, lo sguardo di Eric cadde inavvertitamente nel giardino accanto al suo e vide i bambini. Due bellissimi bambini biondi.

Da quel che si diceva in giro, sapeva che Kelsey aveva un figlio e una figlia. Sapeva che il maschietto, Leland, era il maggiore e che la femminuccia, Lucy, doveva avere un paio d'anni appena. Ma, guardandoli da lontano, tutto ciò che riuscì a notare fu che erano adorabili e gli si strinse il cuore.

Le voci che giravano confermavano anche il fatto che Kelsey non aveva ancora trovato lavoro. Lui sapeva perché. Si era innamorata di un laureando quando era ancora una matricola e aveva lasciato l'università per sposarsi. Eric lo aveva sentito dire quando era tornato a casa dal college la prima volta. Così Kelsey non aveva conseguito la laurea. Probabilmente non aveva le qualifiche richieste dal mercato del lavoro. E, accidenti, lui era davvero in debito con lei.

Più tardi quella sera fu Eric a salire i gradini di accesso alla porta sul retro della casa temporanea di Kelsey. Bussò una volta, un tocco leggero, nella speranza che nessuno lo sentisse e che, però, la sua coscienza fosse messa a tacere. Poteva dire di aver provato a offrirle un lavoro senza effettivamente avergliene dato uno. Ma il bambino biondo andò ad aprire la porta.

Quando Eric abbassò lo sguardo, due occhi azzurri lo fissarono dal basso di un visetto angelico con la pelle di porcellana. «La tua mamma è in casa?» chiese al piccolo.

«Mmh-mmh.»

Eric immaginò che il bambino avesse più o meno otto anni, il che significava che Kelsey non solo si era sposata poco dopo la fine della loro relazione, ma non aveva neppure perso tempo a restare incinta. Il cuore gli si strinse di nuovo e lui lo ignorò. «Potresti chiamarla?»

Il bambino si voltò e gridò: «Mamma!».

Eric trasalì, ma nel giro di qualche secondo Kelsey era in cucina, l'espressione di chi è pronto a strozzare il proprio figlio. «Leland Delaney, quante volte ti ho detto che non si... Oh!»

«Ciao.»

«Ciao.»

«Senti, sarò breve. Hai ragione, sono in debito con te. Ti offrirò un lavoro.» Poiché lei sembrava sul punto di svenire, Eric non si voltò per fuggire via come aveva programmato di fare. «Ti senti bene?»

«Sì» gli rispose, fissandolo come se fosse scioccata. «È solo che... non me lo aspettavo.»

«Be', ci ho pensato su e ho capito che hai ragione.» Non le disse che aveva visto i suoi figli e si era preoccupato per il loro sostentamento, ma anche un po' per lei. Tenne la propria spiegazione su un piano puramente professionale, per quanto possibile. «Ho bisogno di qualcuno e so che di te mi posso fidare. Se dici che la nostra relazione resterà puramente lavorativa, so che posso stare sereno.»

Lei annuì. «Certo, puoi fidarti.»

La sicurezza con cui Kelsey rispose lo colpì dritto al cuore. Ma certo, lei non avrebbe più voluto un legame con lui. L'aveva ferita. L'aveva coperta di vergogna. Sarebbe stata una pazza a voler di nuovo stare con lui. «D'accordo» le rispose, decidendo che era una buona cosa per entrambi ricordare che lui l'aveva scaricata. Così nessuno avrebbe cercato di tornare ai vecchi tempi. «Allora ci vediamo lunedì.»

Lei annuì di nuovo. «A lunedì.»

Eric lasciò la casa e saltellò giù dai gradini. Una vocina gli ricordò che aveva avuto un'ottima ragione per non portarla al ballo di fine anno, ma la ignorò.

Era meglio per entrambi se lei non lo veniva a sapere.

Ogni mercoledì un nuovo capitolo!
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