La preferita del capo
di SUSAN MEIER
Quando Kelsey Cramer Delaney ritorna a Portage, la sua città natale in Pennsylvania, dopo la morte del marito, l'ultima cosa che si aspetta è di andare ad abitare accanto al suo primo amore. Eric non è affatto contento di vederla, né tanto meno di abitare in un quartiere periferico. È tornato alle origini solo perché l'ex moglie lo ha tradito e ha avuto pure la sfacciataggine di prendersi metà della sua azienda di successo.
L'ultima cosa che Eric desidera è restare imbrigliato in una relazione con Kelsey.
Soprattutto da quando lei inizia a lavorare per lui.
Kelsey ebbe bisogno soltanto di un sabato di sole e dell'aiuto di entrambi i genitori per impacchettare le sue cose e sistemarle nel furgone che aveva noleggiato per il trasloco. Aveva ottenuto la posizione di assistente alla direzione in un minimarket e le cose sembravano mettersi bene.
A eccezione dell'argomento Eric.
Odiava il fatto che lui fosse tanto triste da non volerle dare nemmeno una possibilità, ma lo capiva e non lo avrebbe forzato. La decisione spettava a lui.
Salutando i bambini che l'avrebbero raggiunta più tardi nella nuova casa insieme ai nonni, saltò a bordo del furgone.
«Ciao!»
La mano sul petto, Kelsey represse un urlo per lo spavento. Quando però vide che si trattava di Eric, seduto sul sedile accanto al suo, lo guardò sbalordita. «Che ci fai qui?»
«Non sei venuta a salutarmi...»
«Eric, com'è il detto? Errare è umano, perseverare è diabolico. Li so cogliere certi segnali. Tu non mi vuoi.»
«Sì che ti voglio.»
«Come no!»
«Ti voglio» ripeté Eric, avvicinandosi a lei. «Kelsey, guardami.»
Lei sospirò sonoramente e voltò la testa dall'altra parte.
Lui le mise un dito sotto il mento e la costrinse a guardarlo in faccia. «Ho portato Leland con me a fare compere l'altro giorno.»
Lei si accigliò.
«Non ti ha detto che mi ha rotto una finestra?»
«No! Ah, quel piccolo cospiratore...»
«Non essere troppo severa con lui. Era preoccupato per te.»
«Ah, capisco, adesso sei dispiaciuto per me. Ti ha detto che ero arrabbiata e tu hai deciso di fare la parte del cavaliere con l'armatura scintillante...»
La pazienza messa a dura prova, Eric la prese per le braccia e l'attirò a sé per un bacio lungo e profondo. Quando le loro labbra si separarono respiravano entrambi a fatica e Kelsey in particolare aveva del tutto perso il filo dei propri pensieri.
Non Eric, però. «Non sono dispiaciuto per te, né tanto meno per me. Non più.»
Lei lo guardò perplessa.
«Tuo figlio mi ha fatto il dono più grande che potessero farmi.» Si fermò un istante e inspirò a fondo. «Mi ha fatto sentire un padre.»
«Oh, Eric!» esclamò Kelsey, mentre le salivano le lacrime agli occhi. «Te l'avrei potuto dire io che lo avrebbe fatto. Ha bisogno di qualcuno che...»
«Dovevo vederlo con i miei occhi.» Fece un'altra pausa, ma questa volta per infilare una mano nella tasca della giacca. «Ti ho amata per quattordici anni. So che può sembrare assurdo, ma sono contento che tu sia stata sposata con un altro per un po'. Penso che le cose dovessero andare così» disse, tirando fuori dalla tasca una scatolina di velluto nero. «E penso che noi due potremmo essere le persone più felici sulla faccia della terra.»
Le lacrime di Kelsey adesso le rigavano le guance. «Per tutto il tempo che sono stata sposata con Larry ho trovato consolazione nel fatto che, se non avessi avuto lui, non avrei avuto nemmeno i miei bambini.»
«Ma adesso sono i nostri bambini.»
Lei sorrise e accettò il diamante che lui le fece scivolare sull'anulare. «Adesso sono i nostri bambini.»