La preferita del capo
di SUSAN MEIER
Quando Kelsey Cramer Delaney ritorna a Portage, la sua città natale in Pennsylvania, dopo la morte del marito, l'ultima cosa che si aspetta è di andare ad abitare accanto al suo primo amore. Eric non è affatto contento di vederla, né tanto meno di abitare in un quartiere periferico. È tornato alle origini solo perché l'ex moglie lo ha tradito e ha avuto pure la sfacciataggine di prendersi metà della sua azienda di successo.
L'ultima cosa che Eric desidera è restare imbrigliato in una relazione con Kelsey.
Soprattutto da quando lei inizia a lavorare per lui.
Kelsey si vestì con cura per il suo primo giorno da assistente di Eric. Aveva ancora qualche bel vestito della domenica che risaliva ai tempi in cui era la moglie mondana di Larry Delaney e ne scelse uno rosso che esaltava il suo incarnato e nascondeva al meglio i chili di troppo.
A dire il vero, quello del peso non sarebbe più stato un problema. Adesso che aveva un lavoro le abbuffate con cui si era consolata per la propria infelicità non sarebbero più state necessarie. Aveva già evitato il frigorifero per tutto il weekend. Entro la fine del mese era certa che quei chiletti in più sarebbero spariti.
Baciò i suoi bambini, prese in prestito l'auto del padre e si diresse al grande capannone che ospitava l'azienda di Eric.
Dopo aver fatto un respiro profondo per prendere coraggio, aprì la porta ed entrò nella hall in cui si trovava la reception.
«Posso aiutarla?»
Kelsey sorrise alla giovane biondina dietro al banco. La receptionist era piccola e indossava un tailleur blu sciancrato molto simile al suo, ma il cui colore si intonava perfettamente al decoro della stanza. Una moquette zaffiro ricopriva i pavimenti dell'edificio piuttosto nuovo, le pareti bianche sembravano dipinte di fresco.
Sebbene Kelsey avesse scelto un indumento che ben si adattava al ruolo che doveva ricoprire e che avrebbe colpito i collaboratori al suo primo giorno di lavoro, non si era certo immaginata che una fabbrica potesse essere tanto ordinata e tranquilla. «Sì, grazie. Il signor Sponsky mi ha assunta per...»
«Kelsey?»
Lei si voltò nel sentire la voce di Eric e le mancò il fiato. Indossava un completo nero, camicia bianca e cravatta rossa. Con il suo incarnato stava a meraviglia! Quando ritrovò la lucidità, Kelsey si accorse che lui era rimasto in un certo senso a bocca aperta, come se il suo aspetto l'avesse lasciato di stucco. A quanto pareva, non si era immaginato il miracolo che una ripulita avrebbe fatto su di lei.
Tentò di camuffare un sorrisetto compiaciuto. Grazie a Dio aveva tenuto i vestiti della domenica! «Ciao, Eric» disse, prendendo in pugno la situazione prima che lo facesse lui. Era divertente vederlo sulla difensiva una volta tanto. «Sei pronto per mettermi al lavoro?»
«Oh, certo» le rispose, poi si passò una mano dietro la nuca. «Candy, questa è Kelsey. L'ho assunta la scorsa settimana come assistente. Se qualcuno la cerca, questa mattina sarà al reparto Risorse Umane per l'orientamento.»
«D'accordo» disse Candy in modo amichevole. Quando però si voltarono per andarsene, Kelsey notò che la ragazza la squadrava incuriosita.
«Da questa parte» indicò Eric, facendo strada lungo un corridoio.
Quando raggiunsero il reparto Risorse Umane, la lasciò senza troppi complimenti nelle mani del direttore, Sabrina Johnson, che concluse il giro dell'azienda con Kelsey, l'aiutò a compilare i moduli necessari per l'assunzione alla Sponsky Metals, poi la riportò a Eric dopo pranzo.
Lui la mise immediatamente al lavoro facendole smistare tre pile di quella che aveva definito inutile corrispondenza e, grata dell'opportunità, Kelsey non protestò. Ma alle quattro e mezza, quando arrivò l'ora di sistemare la scrivania e prepararsi per tornare a casa, alzò lo sguardo e scoprì Eric che la fissava.