La preferita del capo
di SUSAN MEIER
Quando Kelsey Cramer Delaney ritorna a Portage, la sua città natale in Pennsylvania, dopo la morte del marito, l'ultima cosa che si aspetta è di andare ad abitare accanto al suo primo amore. Eric non è affatto contento di vederla, né tanto meno di abitare in un quartiere periferico. È tornato alle origini solo perché l'ex moglie lo ha tradito e ha avuto pure la sfacciataggine di prendersi metà della sua azienda di successo.
L'ultima cosa che Eric desidera è restare imbrigliato in una relazione con Kelsey.
Soprattutto da quando lei inizia a lavorare per lui.
Kelsey riuscì appena a trattenere un urlo. La mano sul cuore, si voltò di scatto. «Dio, Eric, mi hai fatto venire un colpo!»
«Cos'hai, la coscienza sporca?» chiese lui, incrociando le braccia sul petto mentre la guardava truce. «Il Dispatch costa ancora cinquanta centesimi soltanto, Kelsey, non c'è bisogno che rubi il mio.»
Il fatto che l'avesse riconosciuta la lasciò di stucco. Non la vedeva da quando aveva diciotto anni e Kelsey sapeva di non essere più la cheerleader spensierata dei tempi in cui uscivano insieme. Ma, più di tutto, gli ultimi anni di preoccupazioni e sofferenze avevano avuto il loro peso sul suo aspetto. Anche il colore dei suoi capelli sembrava spento. «Non ti ho rubato il giornale...»
«Solo perché ti ho beccata prima che ci riuscissi.»
«Lo stavo rimettendo a posto.»
«Sì, come no» ribatté Eric. Il suo sguardo scese dal volto di Kelsey al pigiama scozzese sui toni del viola che indossava. Inarcò le sopracciglia. «Perché non ammetti di aver preso il mio giornale, me lo ridai e te ne torni a casa a metterti qualcosa che non rovini la vista ai tuoi vicini?»
«Senti chi parla!» ribatté Kelsey, puntando un dito verso la sua veste da camera di velluto dorato – sebbene avesse appena finito di pensare che, così vestito, era favoloso.
Come lei, anche Eric aveva messo su un po' di peso dagli anni del liceo ma, mentre quello di Kelsey era dovuto alla ciccia che sperava di nascondere con abiti di una taglia più grande, i chili di Eric erano tutti di muscoli. Le sue spalle erano più ampie, il petto più definito e il ventre perfettamente piatto.
In quel momento Kelsey ebbe la conferma che la vita è davvero ingiusta. A quanto si diceva, lui non avrebbe dovuto stare così bene. Lei aveva perso la casa per colpa dei debiti del marito, lui invece l'aveva persa durante la causa di divorzio. Aveva pure dovuto cedere metà della sua azienda alla ex moglie. Avrebbe dovuto essere stressato e stanco come lei, eppure aveva un aspetto magnifico. Non poteva almeno aver avuto la decenza di diventare calvo?
«Non ti ho rubato il giornale. L'ho preso perché l'avevo scambiato per quello dei miei. Quando ho visto che mio padre già l'aveva, te l'ho riportato.»
«Sì, ecco perché lo stavi nascondendo.»
«Lo stavo nascondendo perché... Oh, lascia perdere. Pensa quel che ti pare» disse, gettandogli il giornale contro il ventre perfetto e fuggendo via. «Come vorrei che a questo mondo si iniziassero a prendere le cose più alla leggera.»
«Oh, be'» commentò Eric dopo di lei, «penso che tutto questo stramaledetto mondo si sia fin troppo rammollito. Forse, se la gente prestasse attenzione a quel che fa e fosse un po' più gentile, tutti andrebbero maggiormente d'accordo e nessuno sarebbe costretto a prendere le cose più alla leggera.»
Kelsey era sul punto di dirgli che quelle belle parole non erano un granché dette da uno che aveva dovuto vendere la sua bella villa e ipotecare l'attività perché sua moglie non sopportava più l'idea di vivere con lui. Ma contenne la stizza e continuò a salire i gradini all'ingresso della casa dei suoi. «Sei sempre stato uno snob con la puzza sotto il naso» si lasciò sfuggire, ma non abbastanza forte perché lui potesse sentirla.
Che andasse al diavolo! Era l'ultima delle sue preoccupazioni.