La preferita del capo
di SUSAN MEIER
Quando Kelsey Cramer Delaney ritorna a Portage, la sua città natale in Pennsylvania, dopo la morte del marito, l'ultima cosa che si aspetta è di andare ad abitare accanto al suo primo amore. Eric non è affatto contento di vederla, né tanto meno di abitare in un quartiere periferico. È tornato alle origini solo perché l'ex moglie lo ha tradito e ha avuto pure la sfacciataggine di prendersi metà della sua azienda di successo.
L'ultima cosa che Eric desidera è restare imbrigliato in una relazione con Kelsey.
Soprattutto da quando lei inizia a lavorare per lui.
«Signora Cramer, è molto gentile da parte sua invitarmi a cena» disse Eric al telefono facendo una smorfia, perché sapeva di essere sul punto di dire una bugia. «Ma non posso venire stasera. Ho... del lavoro da sbrigare.»
«Non è vero, Eric Sponsky» lo sgridò Janice Cramer ridendo. «Kelsey mi ha detto che la tua agenda è libera. Non ci sono scuse, verrai a cena da noi questa sera.»
«Sì, signora!» esclamò Eric. Non voleva insultare la vicina, ma non era neanche del tutto certo che cenare con la felice famiglia Cramer fosse ciò di cui aveva bisogno al momento. Soprattutto perché era convinto che dietro a quell'invito ci fosse lo zampino di Kelsey.
Eppure portò una bottiglia di vino e, preso da uno slancio di entusiasmo, comprò anche delle caramelle per i bambini che lo accolsero con grida di gioia quando videro il dolce regalo che aveva acquistato per loro.
Era proprio quella la ragione per cui non poteva avere una storia con Kelsey: ogni volta che avesse visto i suoi figli, avrebbe ricordato di non poterne avere di propri.
«Perché non aiuti Kelsey a preparare la tavola?» lo invitò Janice, mentre gli prendeva la bottiglia di vino dalle mani. «I piatti sono qui» disse, indicandone una pila sul bancone della cucina. «Le posate, invece, sono in quel cesto.»
Eric fece un respiro profondo, domandandosi ancora una volta se avesse fatto bene ad accettare l'invito della vicina. In cuor suo sapeva che Kelsey aveva organizzato tutto mossa dalle migliori intenzioni. Era di se stesso che si preoccupava. Sembrava incapace di starle a un metro di distanza senza desiderarla.
«Ciao!» lo salutò Kelsey, mentre lui usciva dalla porta sul retro e si incamminava verso il tavolo da picnic nel giardino.
«Ciao.»
Lei si mise le mani sui fianchi, imbronciata. «Ehi, quella non è una voce da festa.»
«È il meglio che riesco a fare.»
«No, non è vero! E, se non ti tiri un po' su di morale, mia madre penserà che tu abbia qualcosa di serio e cercare di renderti felice diventerà la sua missione.»
Lui fece una smorfia. «Ne terrò conto.»
«E sarebbe meglio per te.»
La semplice cena a base di hot dog, hamburger e insalata di pasta riuscì davvero a risollevare il morale di Eric. E non fu merito del cibo, lui lo sapeva bene, ma della compagnia. Erano anni che non vedeva la sua famiglia. A suo padre non interessava averlo intorno e sua madre si schierava sempre dalla parte del marito.
Più tardi, quando i signori Cramer portarono i bambini in casa per fare loro il bagnetto e Kelsey gli pose delle domande sulla sua famiglia, il vino aveva ormai reso Eric abbastanza docile da non nasconderle la verità.
«Tua madre non ti vuole vedere?»
«Mia madre vuole vedermi eccome, ma non quando c'è mio padre intorno, quindi mi tengo alla larga.»
«Be', sai che sei il benvenuto qui per colazione, pranzo, cena... anche solo per guardare la TV.»
Eric serrò gli occhi con forza. «Kelsey, non voglio commiserazione da parte tua.»
«Non ti sto commiserando» gli rispose con un gemito. «Sono solo gentile. Perché salti sempre alla conclusione che provi pietà per te?»
«Non lo so. Mi dispiace.»
Per alcuni secondi lei rimase in silenzio, poi disse: «Sai una cosa? Io lo so perché salti sempre a quella conclusione. È una scusa per allontanarmi».
«Non essere ridicola.»
«Allora baciami.»