La preferita del capo
di SUSAN MEIER
Quando Kelsey Cramer Delaney ritorna a Portage, la sua città natale in Pennsylvania, dopo la morte del marito, l'ultima cosa che si aspetta è di andare ad abitare accanto al suo primo amore. Eric non è affatto contento di vederla, né tanto meno di abitare in un quartiere periferico. È tornato alle origini solo perché l'ex moglie lo ha tradito e ha avuto pure la sfacciataggine di prendersi metà della sua azienda di successo.
L'ultima cosa che Eric desidera è restare imbrigliato in una relazione con Kelsey.
Soprattutto da quando lei inizia a lavorare per lui.
Il primo contatto fra le loro labbra fu timido. Come due anime ai cancelli del paradiso, incapaci di credere alla propria buona sorte, nessuno dei due si prese inappropriate libertà per paura di perdere il dono inatteso.
Eppure Kelsey represse un brivido. Non riusciva a capacitarsi del fatto che stesse succedendo davvero e che fossero passati dieci anni dall'ultima volta che lo aveva baciato. Dieci lunghi, solitari anni da quando aveva baciato l'uomo che amava.
La sua bocca si ammorbidì a quel pensiero ed Eric colse l'occasione per approfondire il bacio.
Dalla sua posizione leggermente rialzata – poiché si trovava ancora sulla sedia – le prese le spalle e l'avvicinò a sé senza staccare la bocca dalla sua. Il bacio passò da uno sfioramento sperimentale di labbra a un contatto deciso che sfociò in una mansueta arrendevolezza da parte di Kelsey e poi in tacito invito, indice del fatto che lei stava cedendo del tutto ed era pronta ad aprire la bocca per lui.
E così fece. Con un fremito che in parte era dovuto all'inquietudine, in parte alla paura e in parte alla passione, Kelsey si arrese e lasciò che lui la baciasse nel modo in cui voleva essere baciata. Con trasporto, brama, avidità... finché Sabrina bussò alla porta.
«Eric?»
Pur non scattando dritto sulla sedia, Eric si ritrasse immediatamente e Kelsey raggelò. Nascosta dalla scrivania, sapeva che non poteva essere vista. Però sapeva anche che Sabrina avrebbe intuito che lui era chinato verso il pavimento per qualche motivo. L'imbarazzo la travolse e lei si scostò, distogliendo lo sguardo.
Agitando il CD caduto a terra, lui si raddrizzò. «Eccolo!» disse, senza che la sua voce lasciasse trapelare disagio o nervosismo per essere stato beccato a baciare con passione una donna sotto la scrivania.
«Oh!» esclamò Sabrina e, dal volume della sua voce, Kelsey comprese che era entrata nella stanza. «Ho la relazione che mi avevi chiesto.»
«Bene. Ottimo. Fantastico» le rispose. Trovandosi proprio accanto alla sedia, Kelsey vide il movimento del corpo di Eric mentre si allungava per prendere il documento e si rese conto che, se Sabrina si fosse avvicinata troppo e avesse guardato in basso, l'avrebbe vista. «Ma sono molto occupato al momento» proseguì Eric, «non ho tempo per discuterne. Che ne dici se fissiamo un incontro domani?»
«D'accordo» rispose la donna.
Seguirono circa venti secondi di silenzio, durante i quali Kelsey comprese che Sabrina era uscita dall'ufficio. Poi Eric sospirò pesantemente. «Mi dispiace.»
Lei deglutì a fatica. Incapace di incontrare il suo sguardo, si alzò e si passò una mano sulla parte posteriore della gonna per pulirla. «Non ti preoccupare.»
«Kelsey» iniziò Eric dolce, come se stesse per porre le sue scuse in modo più dettagliato.
Le guance di Kelsey presero colore. «Ho detto che non ti devi preoccupare» lo interruppe, senza nemmeno sapere perché si sentisse così arrabbiata, così offesa. Eppure lo era. «Ti ho detto che non hai nulla di cui temere con me e così sarà.»