Colpo di fulmine
di SUSAN MEIER
Independence è il secondo nome di Constance Muldoon. Indy, com'è stata soprannominata dalla madre, è abituata a non dipendere da nessuno. Armata di un diploma ottenuto studiando e lavorando, vuole diventare qualcuno. Quando uno strano incontro si trasforma nell'opportunità di imparare da un genio negli affari, si tuffa a capofitto. E tutto sarebbe facile, se solo la smettesse di cullare pericolose fantasie sul suo affascinante datore di lavoro!
"Mamma! Che cosa ci fai qui nel tuo giorno libero?" chiese Constance Independence Muldoon, meglio nota come Indy, alla madre vendendola entrare dalla porta di servizio dell’elegante casa di Lloyd Winters.
"E' stato il signor Winters a chiedermi di venire." La madre, governante a tempo pieno del signor Lloyd, si sfilò il maglione scoprendo l’uniforme grigia. "Vuole che prepari la colazione per un ospite che ha passato qui la notte."
"L’unico ospite che passa qui la notte è Emily!" Indy fece un gridolino di entusiasmo all’idea di vedere la figlia di Lloyd, sua carissima amica. "Vado di sopra a salutarla!"
Precipitandosi verso le scale nei suoi jeans attillati completati da una canottierina fucsia, Indy fece i gradini a due a due.
Non le dispiaceva affatto che Lloyd avesse chiesto a sua madre di preparare la colazione, dal momento che il suo lavoro consisteva più propriamente nel pulire e riordinare la casa. E proprio per quella ragione, non era tenuta a indossare un’uniforme. La sistemazione della cucina non rientrava nelle sue mansioni, anche se sarebbe stata in grado di mettere insieme qualcosa che non risultasse mortale. A dire il vero, però, neppure le pulizie erano lo scopo ultimo della sua vita.
Il CEO della Wintersoft, una compagnia di computer di Boston in costante espansione, l’aveva assunta solo per dare una mano a sua madre. Dopo aver saputo che le ci erano voluti sei anni per completare tre anni di college, Lloyd le aveva infatti proposto di lavorare per lui solo nei weekend, in modo da permetterle di frequentare le classi a tempo pieno. Un'offerta che Indy aveva accettato con entusiasmo.
La ragione del suo entusiasmo non era solo data dal fatto che così avrebbe evitato lo stress di seguire un corso part time, ma anche e soprattutto dal suo desiderio di realizzare il significato del soprannome che sua madre le aveva dato.
Indy era l’abbreviazione del suo secondo nome Independence: se c’era qualcuno che si era sempre sentito indipendente, motivato e pronto per conquistare il suo spazio nella vita... be', era proprio lei.
L’ultima cosa che avrebbe voluto, infatti, era finire con un uomo che le condizionasse l’esistenza come era successo a sua madre, e il modo migliore per evitarlo era diventare qualcuno in grado di reggersi sulle proprie gambe e di mantenersi con i propri mezzi.
Era anche per questo motivo che Indy era tanto felice che Emily fosse lì. Dopo aver terminato gli ultimi esami alla scuola estiva, dal primo di settembre aveva ritirato il suo diploma in businness administration e ora le mancava solo un lavoro, cosa in cui Emily poteva aiutarla nel suo ruolo di vicepresidente dell’azienda del padre.
Dopo aver bussato alla pesante porta di legno della camera di Emily senza ottenere risposta, Indy decise di non sprecare il poco tempo prezioso prima che l’amica dovesse raggiungere il padre per la colazione e fece irruzione nella stanza precipitandosi verso la finestra.
Con un rapido gesto spostò le tende e la stanza fu inondata dalla luce del sole.
"Ma che diamine...?"
L’uomo che balzò giù dal letto spalancando gli occhi come se fosse stato punto da un insetto velenoso, oltre a non aver niente in comune con la persona che Indy si sarebbe aspettata di trovare in quella stanza, era anche completamente nudo.
Alto, magro e dalla carnagione abbronzata, era decisamente molto più di quanto avrebbe sperato di incontrare di prima mattina sul suo posto di lavoro.
Ed era anche molto bello con quei due occhi di un blu intenso sottolineati dalle sopracciglia scure e incastonati come due pietre preziose in quel viso da dio greco.
I capelli, di un nero corvino, erano abbastanza corti da scoprire la fronte abbronzata. Il torace e le braccia muscolosi al punto giusto tradivano una certa cura della persona e le mani, che avevano afferrato al volo il cuscino per proteggere almeno le parti più intime, avevano lunghe dita da pianista."
E tu chi diavolo sei?" le chiese l’uomo stringendo il cuscino fra le mani.