Colpo di fulmine

Parker decise che quella situazione non doveva costituire un problema. Dopo tutto era un uomo maturo che aveva resistito al fascino di decine di donne prima di lei, inoltre Indy aveva detto che lavorava lì solo nei weekend. Il che significava che l’avrebbe vista soltanto il giorno successivo e che da lunedì sarebbe stato libero da ogni tentazione. Inoltre, di lì a poco sarebbe partito per andare alla riunione riducendo ancora di una bella fetta il tempo da passare a contatto con lei.
Insomma, si trattava solo di frenare per qualche l’attrazione che provava nei suo confronti. Come bere un bicchier d’acqua.
Riportando l’attenzione al quotidiano, Lloyd disse con tono leggero: "È una ragazza molto carina."
Parker avrebbe voluto scomparire. Contrariamente a quanto aveva sperato, Lloyd si era accorto del suo interesse e non ne aveva fatto mistero.
"Be’, sì" rispose visto che quel punto sarebbe stato inutile negare. "È una ragazza molto carina" ripeté.
"Indy ha venticinque anni. Ha appena terminato il college. E non vede l’ora di essere indipendente."
"Apprezzabile" osservò Parker chiedendosi perché Lloyd fosse all’improvviso così loquace.
"Ma credo che tu e mia figlia Emily sareste una bellissima coppia."
Per poco Parker non sputò il caffè che aveva appena bevuto. "Non ci hai ancora rinunciato, vero?"
"Rinunciato... a che cosa?"
"A cercare di sistemare la “povera” Emily!"
Lloyd rise di cuore. "È chiaro! Io voglio dei nipotini."
"Be’, allora puoi anche dimenticartelo. Io ed Emily siamo come fratelli." Stringendosi nelle spalle, Lloyd parve accettare la situazione a malincuore.
In quell’istante Indy tornò con il carrello della colazione e Parker evitò di proposito di guardarla mentre serviva succo do frutta e pancakes a entrambi.
"Sei pronto per la riunione di oggi" gli chiese il vecchio prendendo la forchetta.
"Prontissimo!. Ho passato al vaglio tutti i numeri e conosco il valore dell’azienda" rispose lui con orgoglio. Mentre Indy gli metteva davanti il piatto con uova e bacon, si impose di non alzare lo sguardo. "La Raymond Enterprises può essere mia per un bel milioncino di dollari."
"Non mi riferivo alla cifra. Stavo parlando della tua organizzazione. Ti sei portato un’assistente?"
"No" rispose Parker.
"Io credo che ne avrai bisogno e che... la nostra piccola Indy non vede l’ora di accumulare qualche esperienza da mettere nel suo curriculum vitae."
"No, signor Winters" intervenne Indy prontamente. "La ringrazio, ma non ce n’è bisogno. Anzi, oggi avevo proprio intenzione di parlare con Emily, che si è offerta di aiutarmi."
"Oh, non ha senso aspettare ancora!" Lloyd respinse la sua obiezione con un cenno della mano. "Tu hai bisogno di fare esperienza e il signor Taggert ha bisogno di un’assistente."
Indy fissò il suo datore di lavoro con espressione preoccupata e Parker sospirò. Dalla sua reazione, ormai era chiaro che anche lei condivideva l’indesiderata attrazione.
"Mi stai forse dicendo che non vuoi fare esperienza?" la stuzzicò Lloyd.
"No, signor Lloyd... Sa benissimo quanto la desideri."
"Certo che lo so! Ed è quello che apprezzo in te. Mi ricordi un po' il sottoscritto da giovane. Un giorno sarai qualcuno, ma devi pur iniziare. Su, va’ a metterti un vestito di Emily e preparati ad aiutare il signor Taggert..." Si interruppe di colpo e guardò prima uno poi l’altro. "Mi dispiace, non vi ho ancora presentati ufficialmente."
Cogliendo lo sguardo di Indy, Parker avvertì uno sfrigolio allo stomaco. "Oh, ci siamo già incontrati" disse.
Perfetto! Adesso avrebbero anche lavorato insieme!
E per la maggior parte del tempo... da soli.