Colpo di fulmine
di SUSAN MEIER
Independence è il secondo nome di Constance Muldoon. Indy, com'è stata soprannominata dalla madre, è abituata a non dipendere da nessuno. Armata di un diploma ottenuto studiando e lavorando, vuole diventare qualcuno. Quando uno strano incontro si trasforma nell'opportunità di imparare da un genio negli affari, si tuffa a capofitto. E tutto sarebbe facile, se solo la smettesse di cullare pericolose fantasie sul suo affascinante datore di lavoro!
Mentre giaceva sdraiato accanto a Indy, dopo aver fatto l'amore, Parker era diviso fra mille pensieri. Ma uno in particolare attirò tutta la sua attenzione: se era ancora scapolo, una ragione esisteva, no? Non aveva voluto coinvolgere una donna in una relazione stabile perché sarebbe stato ingiusto nei suoi confronti. Era un tipo solitario. Uno che amava l'avventura.
Certo, ultimamente non aveva avuto molto tempo per divertirsi a causa del lavoro che l'aveva assorbito quasi totalmente, ma questo non significava che lui fosse cambiato. Non era il tipo di uomo che poteva permettersi di sposarsi.
Indy gli accarezzò il petto e sollevando leggermente la testa gli chiese: "Allora, che cosa hai intenzione di fare con Jim?"
Senza preamboli, l'aveva portato di nuovo alla discussione che avevano iniziato prima di far l'amore. Assorbito dal proprio dilemma interiore, Parker non rispose.
"Lui ha bisogno della sua azienda" insistette Indy alzandosi a sedere.
E Parker aveva bisogno di uscire da quella camera d'albergo, per poter pensare. Era stato così sicuro che fare l'amore con lei sarebbe stato sufficiente a placare il suo desiderio che non gli aveva neppure sfiorato la mente che potesse accadere l'esatto contrario.
E invece era successo! Adesso aveva capito che, se non fosse riuscito a eliminare quegli strani sentimenti che provava per Indy, non gli sarebbe stato possibile lavorare con lei.
Sapendo di non poter ignorare la domanda che lei gli aveva appena posto, si alzò dal letto e senza guardarla disse: "Mi dispiace, Indy, ma Jim ha venduto la sua compagnia e bisognerà che si abitui all'idea."
Senza aggiungere altro, raccolse i vestiti e andò in bagno.
Indy si lasciò ricadere sul letto. Parker aveva detto di voler fare l'amore con lei per esorcizzare l'attrazione che c'era fra loro e lei aveva acconsentito. Quindi, anche se le pesava che lui si fosse allontanato dal letto senza degnarla di uno sguardo, non poteva lamentarsi.
Nessuno, e tantomeno lui, poteva capire quanto fosse difficile averlo avuto - anche solo per un pomeriggio - e poi perderlo per sempre.
Ma nonostante il dolore, non avrebbe permesso che Jim facesse le spese di quella situazione.
Quando Parker uscì dal bagno, era già vestita di tutto punto e era pronta per continuare la conversazione.
"Ascolta..." gli disse mentre lui si infilava le scarpe prendendo contemporaneamente il portafoglio e le chiavi dell'auto dal comodino, come se non vedesse l'ora di uscire da lì.
"Quando abbiamo deciso di fermarci qui a far l'amore, abbiamo stretto un patto." Lo fissò diritto negli occhi, mentre disse a fare l'amore, perché per quanto la riguardava era quello che era successo davvero. "Ma non ti permetterò di usare Jim per iniziare una discussione per poi..."
"Aver fatto l'amore non ha niente a che vedere con il mio accordo con Jim. Lui ha firmato il contratto, e adesso deve rispettare l'impegno." Stavolta fu Parker a sostenere il suo sguardo. "E io voglio quella compagnia senza Jim Raymond. Se non ti va come lavoro, avvisami subito."
A quel punto era chiaro che non aveva usato Jim per scatenate una discussione. No, quello era il suo modo di procedere.
"Ti avevo già anticipato che cambio sempre i dirigenti" rincarò lui intanto.
Indy non poteva negare che fosse così. Gliel'aveva detto fin dall'inizio e aveva agito di conseguenza, la colpa era solo sua se non aveva capito. Se, peggio ancora, era innamorata di un'immagine frutto dalla sua mente. Il vero Parker Taggert non era l'uomo che lei aveva ritagliato nella sua fantasia e per il quale aveva perso la testa. Ma il dolore che provava in quel momento... sì, che era reale!
Abbozzò un sorriso. "D'accordo. Capisco..." mormorò uscendo dalla camera e andando verso l'auto.
Nel tragitto verso casa sua, non aggiunse altro. Solo al momento di scendere, gli allungò un bacio su una guancia. "Avevi ragione: far l'amore è stato molto utile a chiarire la situazione" disse aprendo la portiera. Le parole che trovò le permisero di non mentire, mentre respingeva le lacrime che le bruciavano in gola. "Infatti credo che non dovremo più vederci. Quindi non verrò a San Francisco con te."