Colpo di fulmine
di SUSAN MEIER
Independence è il secondo nome di Constance Muldoon. Indy, com'è stata soprannominata dalla madre, è abituata a non dipendere da nessuno. Armata di un diploma ottenuto studiando e lavorando, vuole diventare qualcuno. Quando uno strano incontro si trasforma nell'opportunità di imparare da un genio negli affari, si tuffa a capofitto. E tutto sarebbe facile, se solo la smettesse di cullare pericolose fantasie sul suo affascinante datore di lavoro!
Poco prima di svoltare verso la casa di Lloyd, Parker si ricordò che Indy non abitava là.
"Posso accompagnarti a casa oppure hai lasciato l’auto da Lloyd?" le chiese rallentando.
Lei esitò. "Ho preso l’autobus."
"Allora ti accompagno" le propose immedesimandosi nel suo nuovo ruolo di datore di lavoro e mentore, soddisfatto di poter essere utile a qualcuno; soprattutto qualcuno che gli piaceva tanto.
Ma più si avvicinava all’indirizzo che lei gli aveva indicato e più provava una strana sensazione alla vista del quartiere decisamente modesto nel quale lei abitava. Non fu tanto sorpreso dalla situazione materiale, quanto piuttosto dal senso di rispetto che iniziò a provare nei confronti di Indy.
Non doveva essere stato facile per lei emergere da quella situazione disagiata. Secondo quanto gli aveva detto Lloyd, infatti, alcune difficoltà finanziarie avevano fatto sì che Indy impiegasse sei anni per completare tre anni di studi. Senza contare poi che per il suo primo giorno di lavoro aveva dovuto prendere in prestito un vestito.
Eppure non l’aveva mai sentita lamentarsi.
"Eccoci arrivati" annunciò parcheggiando la Mercedes di fronte alla casetta vecchia ma curata dove lei viveva con la madre.
Davanti al porticato, meritevole di una mano di vernice ma comunque in ordine e pulito, spiccavano fiori di vari colori.
Parker si voltò verso di lei e sorrise. Il fatto che non si fosse preoccupata di nascondere le sue origini o il quartiere dimesso nel quale viveva, rendeva Indy ancora più affascinante ai suoi occhi. Tanta onestà e bellezza d’animo l'avevano colpito a tal punto che gli parve naturale sfiorarle le labbra con un bacio.
Presa alla sprovvista, Indy lasciò andare la cintura di sicurezza che aveva appena sganciato e che si riavvolse con un rumore secco.
Quel contatto improvviso fu come una scossa elettrica per i suoi sensi. Ma dietro il morbido tocco di quelle labbra le parve di cogliere qualcosa di più di un semplice slancio sessuale. Come se lui stesse cercando di comunicarle qualcosa.
Parker Taggert non era un uomo che si limitava a baciare per divertimento. Baciava con tutto se stesso in completo abbandono.
Con lui sembrava tutto così facile... Era la prima volta che Indy si sentiva accettava per come era: con la sua vita semplice, le sue origini modeste, le sue lotte e le sue aspirazioni.
Si sentiva apprezzata e soprattutto rispettata.
Mentre le loro bocche si fondevano in un bacio appassionato i loro corpi si avvicinarono fino a toccarsi in un caldo contatto che le procurò un’intensa sensazione di piacere.
E fu a quel punto che Billy Cramer andò a sbattere con il suo skateboard contro la lussuosa Mercedes di Lloyd Winters riportando Indy alla realtà.
Era arrivato il momentto. Doveva assolutamente andarsene da quella parte della città e Parker le stava offrendo l’opportunità di farlo. Ormai non aveva più dubbi: aveva bisogno di quell’uomo per la sua vita professionale molto più che per la sua vita sentimentale.
Si staccò da lui e umettandosi le labbra disse: "Mi dispiace, non posso... Tra poco iniziarò a lavorare per te e non possiamo avere una relazione. Non sarebbe professionale. Mi dispiace davvero."
Per vari secondi, che parvero durare un’eternità, lui la guardò diritto negli occhi come per chiederle una conferma a quelle parole, poi annuì. "Hai ragione e dispiace anche a me."
Senza aggiungere altro, Indy scese dall’auto e si precipitò in casa. Sapeva che Parker avrebbe aspettato a partire finché lei non fosse entrata e per un attimo, un folle attimo, sperò che si pentisse di averla lasciata andare così facilmente, che la inseguisse e che le dichiarasse tutto i lsuo amore.
Ma lui non lo fece. Perché in verità non l’amava e non l’avrebbe mai amata. La loro non era una favola e lei non era Cenerentola. Quella era vita, la vita reale. E nella vita reale due adulti maturi come loro potevano essere attratti l’uno dall’altro e potevano anche avere una relazione. Ma non si sarebbero mai innamorati perché provenivano da due mondi troppo lontani, troppo diversi.
E avrebbe fatto bene a ricordarlo, se non voleva soffrire inutilmente.