Il diamante
di DIANE GASTON
Miss Amanda Reynolds è rimasta senza parole nell’apprendere la condizione inserita nel testamento del padre defunto: per ricevere il suo patrimonio, deve sposarsi al compimento del ventunesimo anno: entro quattro settimane! E lei ha appena rifiutato il Duca di Greythorne... Le rimarrebbe una chance. L'affascinante ma sdegnoso capitano Christian Ramsford, l'unico uomo immune al suo fascino.
Quando Amanda si svegliò, il primo raggio di sole filtrava nella stanza gelida. Il fuoco si era spento, ma lei non aveva avvertito il freddo.
Ramsford l'aveva coperta con il suo corpo, scaldandola in un modo che lei non aveva mai sperimentato prima. Una delle sue mani le circondava il seno, e lei poteva sentire il suo respiro caldo contro la pelle del collo. La cosa più preoccupante, però, era la sua erezione maschile che le premeva contro la coscia anche attraverso gli abiti.
Soffocò una risatina. Era scandaloso, lo sapeva, ma si sentiva così bene con lui accanto. Le faceva ancora male la testa, tuttavia non rimpiangeva nulla di ciò che era appena accaduto. Per quanto iniziato in modo terribile, il giorno precedente era stato il migliore di tutta la sua vita.
Il capitano - Christian, come le piaceva chiamarlo - l'aveva vezzeggiata più di chiunque altro, tranne forse sua nonna, che era morta molto tempo prima. Le aveva intrecciato i capelli e le aveva parlato, condividendo la sua vita con lei. Era il regalo più bello che qualcuno le avesse mai fatto. Quando le aveva raccontato delle sue sorelle si era sentita come se le conoscesse, e le aveva fatto desiderare di essere cresciuta con loro. Come doveva essere bello aver sempre qualcuno vicino con cui parlare, senza paura di essere corretta o rimproverata!
Sospirò, e lui si mosse affondando il viso nel suo petto, poi osò muovere una mano per toccare i suoi capelli morbidi, arruffati come quelli di un bambino addormentato. Era un uomo buono, onorevole, devoto alla sua famiglia, che amava le sue sorelle. Si era meravigliata di quanto fosse anche altruista: aveva rinunciato alla sua vita da soldato per adattarsi a una vita che in realtà riteneva vuota per amore delle sorelle. Non aveva mai pensato che potesse esistere un amore così grande, da far desiderare il bene degli altri prima del proprio.
Sospirò di nuovo, e questa volta lui gemette e le premette le labbra contro il collo. Lei sentì la sua lingua umida sulla pelle.
«Hmm…» mormorò lui come se godesse del suo sapore.
Le sue dita le cercarono il seno e anche attraverso la camicia lei poté sentire il suo palmo passarle sul capezzolo. Un dolore le sorse dentro. Non come il mal di testa, ma un dolore delizioso, dolce e straziante che le faceva desiderare di più. Quasi involontariamente gli cinse le braccia intorno al collo, arcuando la schiena. Con sua sorpresa, lui le scivolò sopra baciandole di nuovo il collo, l'orecchio, la guancia. E ad Amanda sembrò naturale aprire le gambe, anche se questo permetteva alla sua erezione di andare a premere contro la sua parte più intima. Come lui si premette contro di lei, il suo dolore aumentò, ancora più delizioso. Si arcuò di più e sollevò la camicia, così che c'erano solo i suoi pantaloni a dividerli. Lui si spinse ancora contro di lei, poi si ritrasse, poi premette ancora, con un ritmo che fece nascere qualcosa di grande in lei, qualcosa che le sembrava così a portata di mano... Emise un gemito di piacere, e lui si fermò di colpo.
«Mio Dio!» Si scostò da lei con uno scatto e scivolò fuori dal letto, reggendosi a malapena in piedi sul pavimento gelido. «Mio Dio, Amanda!»