Il diamante
di DIANE GASTON
Miss Amanda Reynolds è rimasta senza parole nell’apprendere la condizione inserita nel testamento del padre defunto: per ricevere il suo patrimonio, deve sposarsi al compimento del ventunesimo anno: entro quattro settimane! E lei ha appena rifiutato il Duca di Greythorne... Le rimarrebbe una chance. L'affascinante ma sdegnoso capitano Christian Ramsford, l'unico uomo immune al suo fascino.
Ramsford si maledisse. Che pazzia aveva fatto? Era stato a letto con lei, e aveva quasi dato sfogo alla sua lussuria mentre era addormentato. Le aveva permesso di dormire, e lui stesso si era riposato al fianco di lei.
«Amanda...» Si girò, terrorizzato di trovarla inconscia.
Lei sedeva con gli occhi sbarrati. La treccia si era disfatta e i capelli d'oro le ricadevano sulle spalle in riccioli scomposti. I suoi seni rosa si sollevavano ad ogni respiro, a malapena coperti dal lenzuolo che lei si teneva stretto, quei seni che lui ricordava di aver sentito sodi e tondi sotto le dita, e che desiderava toccare ancora, assaporarli, affondare in essi.
L'erezione gli premeva ancora dentro i calzoni, ben visibile agli occhi di lei. Si girò. Che razza di farabutto depravato era? Avrebbe dovuto tenerla sveglia, non approfittarsi di lei come un animale.
Non riusciva neppure a scusarsi. Che cosa poteva dire?
Dietro di lui, Amanda prese un respiro irregolare e Ram si azzardò a guardarla.
«Avete ancora mal di testa?»
«È sopportabile» rispose lei abbracciandosi le ginocchia, piccola e vulnerabile.
«Ve la sentite di viaggiare?» domandò lui.
Lei annuì.
«Molto bene.» Lui si passò la cravatta intorno al collo e recuperò il panciotto dalla sedia. Abbottonandolo, cercò i suoi stivali e li calzò. Poi afferrò la giacca e si diresse verso la porta. «Manderò la moglie dell'oste con il vostro vestito.» Uscì e terminò di vestirsi nel corridoio, prima di scendere a cercare la locandiera.
Trascorse un'ora, il tempo occorrente per trovare Walter e dirgli di preparare il calesse, per mangiare qualcosa e bere un paio di boccali di birra. E infine per ricomporsi abbastanza da poterla fronteggiare di nuovo.
La locandiera lo intercettò quando lasciò l'osteria. «Vostra moglie è vestita e vi aspetta, povero agnellino.»
Lui mormorò qualcosa e salì le scale. Quando aprì la porta della stanza, Amanda era seduta sul letto. Il vassoio di cibo che le aveva mandato sembrava intonso, e lei evitò di guardarlo in viso.
Il sangue gli defluì. «Siete sicura di poter viaggiare?»
Lei annuì. «Voglio andare a casa.»
«Non a Brighton?»
«A casa, ho detto.»
Sembrava che dovesse scoppiare a piangere da un momento all'altro, e perché non avrebbe dovuto? Si era fidata di lui, e lui l'aveva trattata in modo abominevole.
Il cuore gli pulsava dolorosamente in petto mentre andava verso la finestra e poi si girava.
«Miss Reynolds, io... non vi chiederò di perdonare il mio comportamento spaventoso. È... è imperdonabile.»
Lei distolse il viso e lui si irrigidì ancora di più. «Io vi ho profondamente compromessa, e l'onore richiede che faccia ammenda.»
Era ancora più bella di come appariva nelle sale da ballo di Londra. Lui non desiderava altro che abbracciarla di nuovo, baciare via la pena che le aveva causato, e non permettere a nessun altro di farle del male. Avrebbe fatto ammenda, giurò. Avrebbe dedicato tutta la sua vita a farlo.
«Io vi sposerò» le disse un attimo dopo con decisione.
Lei si girò di scatto, guardandolo come se l'avesse schiaffeggiata.