Il diamante
di DIANE GASTON
Miss Amanda Reynolds è rimasta senza parole nell’apprendere la condizione inserita nel testamento del padre defunto: per ricevere il suo patrimonio, deve sposarsi al compimento del ventunesimo anno: entro quattro settimane! E lei ha appena rifiutato il Duca di Greythorne... Le rimarrebbe una chance. L'affascinante ma sdegnoso capitano Christian Ramsford, l'unico uomo immune al suo fascino.
Quando il maggiordomo di Lord Rawley annunciò l'arrivo di Amanda, nella sala da ballo calò un silenzio di tomba. A testa alta, Miss Reynolds avanzò verso Lord e Lady Rawley che davano il benvenuto agli ospiti.
Nessuno dei due la guardò negli occhi, mentre si inchinava. David Sloane, il figlio, un giovane affascinante che aveva circa la sua età, le rivolse un sorriso di scusa per il comportamento dei genitori. Il mormorio dei pettegolezzi le ronzava intorno come uno sciame di api, e più di un ospite la additò chiaramente.
Sarebbe sopravvissuta a quella sera, giurò lei, o almeno avrebbe finto di farlo. Le apparenze erano tutto. Prevedendo di essere al centro dell'attenzione, si era vestita di rosa pallido, con un semplice nastro tra i capelli. L'effetto era di innocenza eterea, quasi virginale.
«Potremmo sederci su quelle sedie» sussurrò zia Ellen, indicando delle poltrone in un angolo, vicino ai vasi di fiori.
«Certo, andate a sedervi» rispose Amanda calma. «Io devo salutare alcuni amici.»
Zia Ellen si ritirò nell'angolo e Amanda si avvicinò a un gruppo di signori che solo due giorni prima le si sarebbero affollati intorno, e che ora, vedendola, si allontanarono da tutte le parti come perline che rotolavano via da una collana spezzata.
Amanda era al centro della stanza, e dubitava di essersi mai sentita così sola, eccetto forse nel momento in cui il capitano Ramsford aveva lasciato il suo letto. Un grumo le si formò in gola, ma inghiottì e cercò di apparire serena.
Un momento dopo Greythorne entrò nella sala, fermandosi a cercarla tra la folla. Lei continuò a sorridere indifferente. Forse lui pensava che sarebbe andata a nascondersi: tutti lo pensavano. Ma lei rifiutava di vergognarsi del tempo che aveva passato con Ramsford.
Greythorne si mosse nella sala, fermandosi a chiacchierare con qualche gentiluomo di sua conoscenza, uno dei quali gli sorrise ammiccando. Non appena fu abbastanza vicino, Amanda si diresse decisa verso di lui. Tutti gli occhi erano fissi su di lei, e lo sapeva.
«Buonasera, Lord Greythorne» gli disse con voce chiara, conscia che tutti ascoltavano. «Spero che stiate bene, in particolar modo dopo quello spregevole pettegolezzo sul giornale di questa mattina.»
Lui restò a bocca aperta.
«Che ignobile scherzo» proseguì lei adottando un'espressione indignata. «Avete idea di chi potrebbe averlo fatto? Potrebbe essere la nostra rovina, se qualcuno vi prestasse fede. Ma nessuno ci crederà, non è vero?»
Greythorne arrossì, gli occhi colmi di rabbia.
Amanda finse di accigliarsi. «Credete che qualcuno ci stia forzando a sposarci? Chi potrebbe volerlo?» Poiché intorno a loro si era fatto un silenzio in cui si sarebbe potuto sentire cadere uno spillo, Amanda fu certa che la sua voce fosse stata udita ovunque.
«Qualche squilibrato» borbottò Greythorne. Poi si inchinò e si allontanò rapido, mentre la folla mormorava.
Amanda sentì le ginocchia deboli. L'apparenza, si ricordò. Aveva dato l'idea di essere innocente e sperava che la gente le avrebbe creduto così prontamente come avevano creduto alla sua colpevolezza. Prese un respiro profondo. Sarebbe stato meglio andare a sedersi vicino a zia Ellen, adesso.
In quel momento vide Ramsford, alto ed elegante nel vestito da sera. Oh, mio Dio! Stava venendo dritto verso di lei.