Il diamante
di DIANE GASTON
Miss Amanda Reynolds è rimasta senza parole nell’apprendere la condizione inserita nel testamento del padre defunto: per ricevere il suo patrimonio, deve sposarsi al compimento del ventunesimo anno: entro quattro settimane! E lei ha appena rifiutato il Duca di Greythorne... Le rimarrebbe una chance. L'affascinante ma sdegnoso capitano Christian Ramsford, l'unico uomo immune al suo fascino.
La gola di Amanda si serrò. Il capitano - non poteva più chiamarlo Christian adesso, quando lui l'aveva chiamata Miss Reynolds - le stava offrendo una via per risolvere i suoi problemi. Se l'avesse sposato, non ci sarebbe stato alcun biasimo per la sua reputazione; né avrebbe perso la sua eredità. Anzi, avrebbe potuto continuare a provvedere a zia Ellen. Tutto quello che doveva fare, era accettare la sua proposta.
Lui si allontanò di un passo. «Se... se pensate di poter accettare... sono abbastanza ricco da farvi vivere nell'agio, e il titolo che erediterò è rispettabile. Non vi eleverà nella società, certo, ma neppure vi avvilirà.»
La sua voce era così rigida, formale. Era così diverso dall'uomo che l'aveva confortata e l'aveva tenuta tra le braccia. Era un uomo buono, si rammentò Amanda, e stava facendo quello che riteneva di dover fare, non quello che desiderava, nello stesso modo in cui aveva cambiato la propria vita passando dall'esercito alla gestione della proprietà a vantaggio delle sorelle.
Lui tornò a voltarsi verso di lei, ma non la fissò in viso. «Non parlate, Miss Reynolds.»
Amanda sentì di amarlo. Era un uomo determinato a fare ciò che era giusto a dispetto dei propri desideri, anche se le si spezzava il cuore al pensiero di essere solo un altro dovere per lui. Le tremarono le labbra e sperò che lui non se ne accorgesse. «La vostra offerta vi fa onore, capitano. Ne sono lusingata, ma... non è necessario.»
Lo sguardo di Ram incontrò il suo. «È necessario, invece! Il mio comportamento di questa mattina...»
Ora fu lei a distogliere lo sguardo. «Sarebbe meglio per entrambi non pensarci.» Anche se lei non avrebbe mai dimenticato la sensazione delle sue labbra sulla pelle, il desiderio che aveva provato, il bisogno che era scaturito dentro di lei. Prese fiato. «Avete detto che nessuno sapeva che fossimo qui. Sono sicura che, se mi riaccompagnerete a casa, nessuno ne saprà nulla.»
«Così… mi rifiutate?» chiese lui a bassa voce.
«Vi libero, capitano.» Tornò a guardarlo, ma lui le aveva voltato la schiena, e non poté vedere l'effetto delle sue parole sul suo viso.
«Come desiderate.» Infine si girò, l'espressione imperscrutabile. «Il calesse è pronto, se volete partire.»
Lei si alzò, sentendosi confusa per le emozioni che le si agitavano dentro. Il dolore alla testa era solo una parte della sofferenza che provava, ma non si lamentò. Più presto avesse lasciato il capitano, più possibilità c'erano che non fossero scoperti e lui non fosse quindi obbligato a sposarla.
Ram le porse il braccio, rigido e formale, e la accompagnò giù per le scale.
La locandiera li incrociò sulla soglia. «Sembra che stiate un poco meglio, tesoro» chiocciò.
Amanda le rivolse un pallido sorriso. «Grazie ancora per la vostra gentilezza.»
Ramsford aprì la porta e la donna si fece avanti. «Dov'è il vostro capello, cara? Il sole è forte oggi.»
Amanda guardò Ramsford, che scosse il capo.
«Ve ne darò uno dei miei» disse la donna correndo via.
Si poteva avvertire la tensione, mentre aspettavano che la donna tornasse. Quando arrivò, portava un semplice cappello di paglia che mise sul capo di Amanda, passandole i nastri sotto il mento. Dopo un ultimo saluto, Amanda e Ramsford uscirono e raggiunsero il calesse dove Walter li attendeva. Stava parlando con due uomini, che si allontanarono in tutta fretta.
Senza incrociare il suo sguardo, Ram sollevò Amanda per farla salire sul calesse, le mani intorno alla sua vita che le ricordarono un altro, più intimo contatto.
Un attimo dopo partirono e lui non le aveva ancora pronunciato una parola.