Il diamante
di DIANE GASTON
Miss Amanda Reynolds è rimasta senza parole nell’apprendere la condizione inserita nel testamento del padre defunto: per ricevere il suo patrimonio, deve sposarsi al compimento del ventunesimo anno: entro quattro settimane! E lei ha appena rifiutato il Duca di Greythorne... Le rimarrebbe una chance. L'affascinante ma sdegnoso capitano Christian Ramsford, l'unico uomo immune al suo fascino.
Lord Greythorne batté leggermente il pugnale che usava come tagliacarte contro il bordo laccato della sua scrivania. Sollevò il sopracciglio e studiò i due uomini rozzi che gli stavano davanti.
«L'ho... perso, mi... milord» balbettò il più robusto, girando nervosamente il cappello tra le mani. «Ha fatto ritorno a casa, ma non vi è rimasto. Prima che me ne rendessi conto, era uscito di nuovo. È montato su un cavallo ed è partito. L'ho perso in Saint James.»
Greythorne si accigliò. «E la ragazza?»
«Non è più uscita di casa» disse l'altro uomo. «Non dovete preoccuparvi, milord. Ci sono degli uomini che controllano la casa di lui e di lei.»
Sua Signoria si adagiò contro la spalliera della poltrona, battendo la lama del pugnale contro il palmo della mano. «Non sembra che ci sia aria di fidanzamento.» Emise una risata secca, senza curarsi dei due uomini. «Scommetto che lei l’ha respinto. Lui l'ha compromessa, e lei l’ha rifiutato lo stesso.»
Gli uomini si agitarono un poco e lui li congedò con un cenno della mano. «Trovate Ramsford, e controllate entrambi.» Li guardò cupo. «E vedete di non fallire, questa volta.»
I due indietreggiarono, si inchinarono e si dileguarono.
Greythorne saggiò la punta del pugnale con le dita e sogghignò. Sembrava che il diamante avesse rifiutato Ramsford. Non era troppo tardi per rinnovare la sua offerta, e questa volta lei non avrebbe potuto rifiutare. Voleva proprio vederla... e voleva anche punirla adeguatamente per averlo rifiutato la prima volta. «Si deve fare violenza all'oggetto del proprio desiderio» disse citando De Sade. «Quando si arrenderà, il piacere sarà maggiore.»
* * *
Amanda si rinchiuse in camera per due giorni, cercando di dormire per farsi passare il mal di testa e il mal di cuore che la tormentavano. Il terzo giorno, quando si svegliò, tutto quello che restava era un battito sordo. Si alzò dal letto prendendo la vestaglia e pensando a Ramsford. Sarebbe stato così facile accettare la sua proposta di matrimonio e risolvere così tutti i suoi problemi, ma aveva imparato da lui e aveva fatto quello che riteneva giusto per lui.
Allora, perché si sentiva così male?
Mosse un passo verso il tavolo da toeletta e si portò una mano alla bocca quando un'ondata di nausea la sommerse. Forse avrebbe dovuto mangiare qualcosa di più, invece di ignorare il vassoio del cibo.
La porta si aprì silenziosamente e la cameriera si affacciò. «Oh, signorina, siete sveglia. La signora Reynolds ha chiesto di voi.»
«Bene. Aiutatemi a vestirmi, allora.»
Si sentiva quasi presentabile quando scese le scale e raggiunse la sala della colazione dove sua zia la aspettava. Tra qualche boccone di pane tostato e alcuni sorsi di tè, le raccontò tutta la storia del viaggio a Brighton e di quanto era accaduto, omettendo di menzionare l'identità del suo accompagnatore e quando intimamente si era preso cura di lei, di come avesse diviso il suo letto e della sua proposta di matrimonio.
«Cosa farai ora?» le chiese zia Ellen alla fine, la voce carica di tensione.
Amanda distolse il pensiero dal capitano dai caldi occhi bruni e i capelli neri che l'aveva tenuta tra le braccia confortandola con parole gentili. «Troverò qualcuno che mi sposi» replicò decisa.