Il dolce ritorno di Blake
di SHARON KENDRICK
Dopo una rovente notte d'amore, Blake Devlin ha lasciato Josephine Spencer senza una parola. Un anno e mezzo più tardi, Josephine è stata di nuovo abbandonata, stavolta dal suo irresponsabile marito che se n'è andato con la sua migliore amica e tutto il suo denaro! E il latore di questa notizia è stato... Blake! Adesso lui si sente responsabile di offrirle un lavoro e un alloggio. Le nasconde qualcosa?
"Blake!" gemette Josephine quando, con dita impazienti, l'ultimo bottone fu aperto e l'aria cominciò a solleticarle la pelle nuda.
Sembrava che lui avesse atteso quel momento per tutta la vita. "Cosa?" borbottò piegando il capo per succhiarle il capezzolo attraverso il pizzo leggero del reggiseno.
Josephine buttò indietro la testa, chiudendo gli occhi con un'espressione estatica di piacere quando Blake le spinse una gamba muscolosa tra le sue, sfregandovi contro con dolcezza.
Si aggrappò alle sue spalle, abbandonandosi alla promessa che quel movimento sensuale le stava facendo pregustare.
"Non ti piace quello che ti sto facendo?" le mormorò lui abbassandole la cerniera che le chiudeva la gonna, così da farla cadere per terra. "Allora?"
Poiché la domanda era accompagnata dal movimento provocante di un dito sulla pelle sensibile della sua coscia, Josephine riuscì solo a emettere un lieve singulto, che si trasformò in un vero e proprio gemito qualche istante dopo, quando Blake ebbe finalmente raggiunto ciò che stava cercando.
Mentre si introduceva sotto la stoffa leggera delle mutandine per toccare il cuore pulsante della sua femminilità, sentì un brivido di desiderio impadronirsi di lui, dolce e potente allo stesso tempo. La guardò, e un respiro gli morì in gola. Era così che se la ricordava, capace di rispondere subito a tutto ciò che le faceva.
"Sai cosa voglio farti?" le sussurrò con voce roca.
Josephine scosse il capo, mordendogli un lobo dell'orecchio fino a strappargli un gemito di piacere.
"Tutto" mormorò lui in un soffio. "Voglio farti di tutto, Josephine, e poi ancora di più."
Dal modo in cui armeggiava con le sue mutandine, Josephine comprese immediatamente che non aveva in mente di portarla in camera da letto. Con occhi semi chiusi, lanciò uno sguardo verso il basso. La forza della sua virilità avrebbe quasi potuto intimidirla, se non l'avesse desiderato così tanto. Eccitato com'era, Blake non sarebbe nemmeno riuscito ad avvicinarsi alla camera da letto.
Tremando leggermente, gli slacciò la cintura e la cerniera dei pantaloni, strappandogli un singulto di piacere quando il suo membro le fu finalmente tra le mani.
"Oh, tesoro!" gemette lui con voce instabile, guardandola, gli occhi azzurri scintillanti di passione. "Tesoro!"
La sua bocca si impadronì di quella di Josephine, esplorandone ogni centimetro, leccandola fino a portarla a un passo dall'estasi. Poi, spostando febbrilmente i piatti pronti per la cena, l'appoggiò al tavolo, chinandosi su di lei e lasciandola in preda a una sensazione selvaggia e inebriante di ebbrezza.
Santo cielo, ma riusciva davvero a farlo impazzire! Scalciando via i pantaloni, la fissò di nuovo con desiderio, contemplando la sua nudità. Nell'impeto della passione, i capelli le si erano sciolti e, scompigliati e selvaggi, le incorniciavano il viso arrossato, sfiorandole i capezzoli inturgiditi, mentre i suoi occhi verdi scintillavano di passione.
Spingendosi contro di lei, percepì che era umida, e lentamente si introdusse dentro di lei con un gemito di esultanza.
In quel momento Josephine provò una sensazione di completezza, di appartenenza, così totale che rimase senza fiato, ma quasi subito sia i pensieri che il corpo l'abbandonarono, e il più potente e animalesco orgasmo che avesse mai provato in vita sua la lasciarono tremante tra le sue braccia, poco prima che anche Blake si lasciasse andare con un singulto lungo e accorato.
La prima volta, dunque, non era stata un'esagerazione. Far l'amore con quell'uomo era sempre così bello. Josephine gli mordicchiò un orecchio. "Grazie" gli sussurrò con tenerezza.
Blake stava per chiederle perché lo stesse ringraziando, quando il telefono cominciò a squillare, e Josephine, ancora disorientata, allungò senza pensarci la mano per afferrare la cornetta.
"Avresti dovuto lasciar perdere" le mormorò lui strappandole un sorriso.
"Sì?" esclamò lei, sbadigliando. Poi udì la voce all'altro capo del filo e raggelò, una lunga e fredda goccia di sudore a imperlarle la fronte. "È per te" gli disse porgendogli il ricevitore, la voce quasi rotta. "È Kim."