Il dolce ritorno di Blake
di SHARON KENDRICK
Dopo una rovente notte d'amore, Blake Devlin ha lasciato Josephine Spencer senza una parola. Un anno e mezzo più tardi, Josephine è stata di nuovo abbandonata, stavolta dal suo irresponsabile marito che se n'è andato con la sua migliore amica e tutto il suo denaro! E il latore di questa notizia è stato... Blake! Adesso lui si sente responsabile di offrirle un lavoro e un alloggio. Le nasconde qualcosa?
Mentre l'automobile si faceva strada nel traffico delle vie londinesi, Josephine tentò di prendere atto della realtà: Luke era tornato. Lì, a Londra!
"Da quando è rientrato in città?"
"Da un paio di settimane. Suppongo che credesse di poter passare inosservato, ma non appena ha rimesso piede in Inghilterra l'ho subito scoperto."
"Però non ti sei preoccupato di dirmelo."
Blake la fissò. "Se non sbaglio, hai dichiarato di non esserne interessata."
Non lo era, infatti. Era vero. L'uomo che le stava accanto era riuscito a coinvolgerla completamente: cuore, anima e corpo.
"Inoltre" proseguì Blake con un lieve sorriso, "la sua presenza, sei rifiorita. Sei diventata una donna ancora più bella, Josephine."
Era probabilmente la frase più dolce che le avesse mai detto. "Gr… grazie" replicò lei imbarazzata.
All'improvviso la porta dell'appartamento di Luke venne aperta e Josephine, sotto choc, si trovò di nuovo davanti quell'estraneo che era suo marito, con indosso solo un paio di pantaloni.
Era leggermente ingrassato, aveva il viso abbronzato e un po' sudato, gli occhi cerchiati di nero. In mano teneva un bicchiere di whisky. Trovandoseli davanti, spalancò gli occhi, passandoli lentamente dall'uno all'altro.
"Bene, bene, bene..." bofonchiò. "Alla fine il mio potente cugino è riuscito a ottenere ciò che ha sempre desiderato, vero? Spero che nel tuo letto, amico, lei sia stata un po' più passionale di quanto non lo fosse nel mio."
Resistendo all'impulso di tirargli un pugno in faccia, Blake guardò Josephine di sottecchi. Era quello il motivo per cui l'aveva ringraziato, dopo che avevano fatto l'amore?, si chiese indirizzandole un sorriso pieno di tenerezza. "In quel senso non abbiamo grandi lamentele, vero, tesoro?"
Luke scrollò le spalle. "Che diavolo volete?"
"Possiamo entrare?" domandò Blake con calma.
"Se proprio insistete… " fu la risposta scortese che ricevette.
All'interno, l'appartamento era in disordine; tuttavia le prime cose che Josephine notò furono un paio di scarpe da donna con i tacchi vertiginosi e delle mutandine di pizzo, gettate in un angolo.
Blake la vide raggelare, poi si rivolse di nuovo a Luke.
"Stai ancora con Sadie?"
"No, santo cielo! L'ho già sostituita con una modella molto più giovane." Luke si lasciò scappare una smorfia viscida. "Cosa posso fare per te, Josephine?"
Le parole le uscirono di bocca senza che lei nemmeno provasse a fermarle. "Voglio il divorzio, Luke… il prima possibile."
L'uomo rimase in silenzio, un'espressione calcolatrice sul viso. "Perché? Per poter andare con il qui presente signor Riccone?" Le squadrò l'elegante tailleur blu con un'espressione piena di disprezzo . "Non ti sposerà mai, Josephine, mettitelo in testa. Non importa quanto ti sforzerai di trasformarti nella donna che vuole lui, seria e posata."
"Ti sbagli" intervenne Blake, sempre impassibile. "Io amo molto Josephine, qualunque cosa indossi, o non indossi." Un sorriso malizioso gli increspò le labbra. "E intendo sposarla il prima possibile, sempre che lei mi voglia, naturalmente. Ah, un'altra cosa, Luke…"
Percependo una nota minacciosa nella voce del cugino, Luke raggelò. "Cosa?"
"Suppongo che nemmeno le tue abitudini scellerate siano riuscite a sperperare tutto il denaro che hai rubato a Josephine… "
"Nella ricchezza e nella povertà" recitò Luke con ironia. "Non sono queste le parole della formula matrimoniale?"
"Taci!" gridò Blake secco. "Ti avverto che, se quanto resta dei suoi soldi non tornerà sul suo conto corrente entro la fine della settimana, allora dovrai vedertela con la legge. E voglio che tu ripaghi tutto ciò che hai speso. Tutto. Capito?"
Luke resse lo sguardo di fuoco degli occhi azzurri per dieci secondi appena, poi chinò il capo, sconfitto. "Okay" annuì rassegnato.
"And… andiamo" balbettò Josephine, il cuore che le martellava nel petto con un'intensità tale da toglierle il respiro e la mano serrata in quella di Blake.
Solo quando furono in macchina, lasciò che le lacrime a lungo trattenute le solcassero il viso.
"Perché piangi, amore?" le domandò Blake con dolcezza. "Ti ha addolorato, vederlo ridotto in quello stato?"
Josephine scosse il capo in segno di diniego. "Perché hai dovuto dirlo, eh?" singhiozzò.
"A cosa ti riferisci in particolare?" chiese lui sorridendo.
"Alla storia dell'amore e del matrimonio, dannazione! Per velocizzare il divorzio, o per salvare quel poco che resta del mio orgoglio?"
"Per nessuno dei due motivi. Solo perché è vero. Lo è sempre stato, solo che ero troppo cieco e troppo testardo per ammetterlo, persino davanti a me stesso. Sei tu la scintilla che mi è sempre mancata, la scintilla di cui ho bisogno. Tu mi fai sentire vivo, amore mio, più vivo di quanto non avrei mai creduto possibile."
Josephine lo fissò. In cuor suo sapeva che non le avrebbe mai detto delle parole simili, se non fossero state vere.
"Allora mi sposerai?" le mormorò Blake, sempre con dolcezza.
Seguì una lunga pausa, poi Josephine lo guardò con un'aria triste nei profondi occhi smeraldo. "No, Blake" sussurrò. "Non posso."