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Il dolce ritorno di Blake

di SHARON KENDRICK

Dopo una rovente notte d'amore, Blake Devlin ha lasciato Josephine Spencer senza una parola. Un anno e mezzo più tardi, Josephine è stata di nuovo abbandonata, stavolta dal suo irresponsabile marito che se n'è andato con la sua migliore amica e tutto il suo denaro! E il latore di questa notizia è stato... Blake! Adesso lui si sente responsabile di offrirle un lavoro e un alloggio. Le nasconde qualcosa?

Capitolo 4

"Potresti sempre ritornare in passerella" le suggerì Blake.
Ma Josephine scosse il capo. I giorni trascorsi sul mercato della bellezza, accettando di essere giudicata solo per la lunghezza delle gambe o la rotondità del seno, erano oramai acqua passata. "Basta con la moda."
Gli occhi di Blake scintillarono. "Potresti sempre venire a lavorare per me."
"Per te?" Attonita, Josephine fissò quel viso bello da morire. "Tu offriresti un lavoro a me? Ho capito bene?"
"Be', non un lavoro come pensi tu. Se non sbaglio, mi hai detto che sei tornata a studiare. E che intendi farti strada nel mondo dell'alta finanza."
Era sarcasmo quello che percepiva nella sua voce? Josephine non avrebbe saputo dirlo. Ma non era quello il momento per riflettere sul suo carattere. "Ma io non so niente di venture capitalism."
Un lampo divertito attraversò gli occhi azzurri. "Ah, quindi ti ricordi cosa faccio per procurarmi da vivere, eh?" Il tono era pieno di inaspettata dolcezza.
In verità, lei si rammentava ben altri dettagli, ma era un viaggio a ritroso nel tempo che non aveva la minima intenzione di compiere. "Mettiamola così, non è qualcosa che mi è familiare."
"Be', non si tratta esattamente di neurochirurgia" ironizzò volutamente lui. "E tu impari piuttosto in fretta, no?"
Si stava forse riferendo alle nozioni che le aveva insegnato quando erano a letto insieme? si domandò Josephine arrossendo. Respinse subito quel pensiero. "Perché?" gli chiese in un soffio. "Perché dovresti aver voglia di aiutarmi?"
Le labbra di Blake si incurvarono leggermente. Era davvero convinta che, puntandogli addosso quei due occhioni smeraldo, sarebbe riuscita a rigirarlo tra le sue mani come una palla, come già aveva fatto una volta... quando l'aveva indotto a comportarsi in un modo che gli era totalmente estraneo? Quella con Josephine era stata, infatti, la prima e unica relazione da una notte che aveva avuto in vita sua.
"Non crogiolarti nell'idea che siano stati i tuoi singhiozzi a commuovermi. Se ti sei trovata in questa situazione, è solo colpa tua. E una parte di me mi spingerebbe a dirti di cavartela da sola, ma…"
"Ma?"
"Luke sarà anche un verme senza cuore" proseguì Blake, impassibile. "Ma rimane sempre un mio parente, e il suo comportamento mi lascia una notevole amarezza in bocca."
"E lo scandalo non gioverebbe per niente alla tua reputazione, suppongo."
Blake si lasciò scappare un sorriso freddo. "Non mi preoccuperei minimamente, di questo. La mia reputazione parla da sola, e un matrimonio di pochi mesi finito con una separazione non la danneggerebbe in alcun modo. No, diciamo che sono nella posizione di offrirti un lavoro, ecco tutto. Potrai lavorare per me, fino a quando non avrai deciso cosa vuoi fare."
"Che genere di lavoro?" indagò Josephine, sospettosa.
Blake inarcò le sopracciglia. "Quello che ti viene meglio, naturalmente: essere... decorativa."
Qualche donna avrebbe potuto scambiare quelle parole per un complimento, ma non Josephine. Gli uomini la consideravano sempre e solo alla stregua di un bel visino, senza mai andare oltre; al punto che qualche volta anche lei si chiedeva se tutto il glamour che appariva in superficie nascondesse in realtà qualcosa di più profondo. "Decorativa... in che senso, scusa?"
Blake spalancò gli occhi. Credeva forse che le stesse chiedendo di usare le potenti armi seduttive di cui era dotata per compiacerlo? Magari girando seminuda per il suo ufficio? Un brivido di piacere gli attraversò la schiena.
"Sallie, la mia centralinista, sta per entrare in maternità e ho bisogno di qualcuno per rimpiazzarla. Qualcuno che sieda dietro una scrivania per rispondere al telefono e accogliere con un sorriso i clienti. Ricorrere a te potrebbe essere meglio che cercare una persona in un'agenzia di collocamento temporaneo. Pensi di potercela fare, Josephine?"
Una centralinista. Non era proprio ciò che aveva in mente, quando studiava strategia aziendale e proiezioni economiche a lungo termine! Ma Blake Devlin era a capo di una compagnia di successo. Metterci dentro un piede, per quanto piccolo, non avrebbe potuto darle le credenziali che le mancavano?
"Ma il tuo ufficio è nel centro di Londra" obiettò riflettendo a voce alta. "Da qui il tragitto è troppo lungo!" Non che ambisse a restare in quella casa, dove il fantasma di Luke avrebbe continuato ad aleggiare nelle stanze semivuote, schernendola per l'ingenuità con cui si era lasciata prendere in giro. "Dove potrei abitare?"
"Perché non vieni a stare da me, allora?" Con apparente noncuranza, Blake si strinse nelle spalle, nonostante il battito accelerato del cuore sottolineasse la speranza segreta che la sua proposta celava. "Il mio appartamento è piuttosto ampio… c'è molto spazio."
Josephine sentì che lo stomaco le si serrava. Una volta avrebbe dato tutto ciò che possedeva per sentirgli pronunciare quelle parole. "Potrei sempre chiedere ospitalità a una delle mie amiche… " provò a ribattere. Ma subito si fermò. La maggior parte delle ragazze che conosceva avevano già delle coinquiline. Avrebbe davvero potuto presentarsi alla loro porta, come una povera Cenerentola? In fondo Blake abitava proprio nel cuore di Londra, molto vicino al suo ufficio… Senza contare che la prospettiva di abitare sotto il suo stesso tetto le faceva battere il cuore all'impazzata nel petto, quasi pregustando un piacere delizioso e proibito nello stesso tempo.
"Non lo so" mormorò, la voce incerta come la mente.
"Credi che ti stia offrendo l'altra metà del mio letto?" la prese in girò Blake indirizzandole un sorrisino sarcastico. "È questo che ti preoccupa?"
Josephine sentì le guance avvamparle, la memoria che lottava per ricacciare indietro il ricordo della loro infuocata notte di passione. "Certo che no!" protestò con veemenza. "E, comunque, che ne è di Kim?" aggiunse sforzandosi di pronunciare quel nome senza tradire alcuna emozione. "Non avrebbe niente da obiettare se un'altra donna abitasse in casa tua?"
"Quello che faccio non è un problema suo."
Josephine lo fissò. "Cosa vuoi dire?"
"Che non le deve importare più niente di come mi comporto." Nessuna traccia di emozione sul viso freddo come marmo. "Kim e io non siamo più fidanzati."

Ogni mercoledì un nuovo capitolo!
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